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“Bambola”, “caffè”, “formaggio”, “tagliare le unghie alle capre”: la chat di gestione di spaccio della droga costata l’arresto a 14 indagati [I NOMI]

“Bambola”, “caffe'”, “formaggio”, “tagliare le unghie alle capre”, “preventivo per un pavimento”, “fare benzina”: con queste frasi criptiche e all’apparenza senza senso scambiate in una chat gestivano un vorticoso spaccio di droga nell’hinterland di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. A porre fine all’attivita’ criminale sono stati i carabinieri, coordinati dalla Dda di Catanzaro, che hanno arrestato 14 persone con un blitz portato a termine nella notte.

In carcere sono finiti Concetto Trovato (57 anni); Giovanni Roberto (44); Bova Giuseppe Bova (30); Francesco Bova (53). Ai domiciliari sono finiti Antonio Michienzi (29); Alfredo Gigliotti (36); Manuel Saladino (27); Francesco De Fazio (23); Marco Ventura (37); Tommaso Boca (34); Ottavio Stranieri (31); Fabio Vescio (27); Antonio Pulitano (46); Antonio Cuiuli (53).

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L’inchiesta e’ nata dall’arresto di Francesco Bova, avvenuto a Curinga il 18 agosto 2019, eseguito dai carabinieri di Girifalco, che secondo gli investigatori gestiva una coltivazione di cannabis indiana e deteneva anche delle armi. In quell’occasione i militari hanno anche sequestrato il telefono cellulare di Bova, poi sottoposto ad analisi tecnica.

L’estrapolazione dei dati, in particolare quelli legati a un noto sito di messaggistica istantanea ha permesso di individuare una chat di gruppo denominata “Cannabinoidi”, creata il 23 luglio 2019 da uno degli indagati. I successivi accertamenti investigativi avrebbero quindi permesso di appurare – scrive il gip di Catanzaro nell’ordinanza cautelare – che i partecipanti “erano soggetti gli uni gli altri legati in una attivita’ comune di spaccio di sostanza stupefacente di tipo, in particolare, marijuana”.

Una comunione di intenti esplicitata dal tenore delle conversazioni, farcite di termini palesemente criptici ed artefatti, “con un uso finalizzato ad occultare gli effettivi interessi, chiaramente riportabili proprio alla sostanza illecita”.

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