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Terzo Settore, cittadini ed istituzioni insieme per ribaltare il vecchio modello di welfare. Il 1° Forum Welfare generativo di prossimità della Calabria promosso dalla Res Omnia Cooperativa Sociale

Mentre gli ospedali sono in affanno, i reparti affollati, le liste d’attesa per le visite specialistiche si allungano e la fatica di curarsi pesa su un numero sempre maggiore di cittadini, quasi sottotraccia, o quantomeno sconosciuta a molti, è in atto una piccola rivoluzione che mira a mettere la persona al centro degli interventi sociosanitari. In prima linea, ci sono tante espressioni del Terzo settore – cooperative, consorzi, associazioni – impegnate ad interagire con le istituzioni ed a progettare ed erogare servizi che tengono conto non solo della salute, ma anche del benessere generale dell’individuo e della comunità in cui vive.

Un’interessante finestra su questo fermento è stata aperta dal Primo Forum Welfare generativo di prossimità della Calabria, organizzato nella Sala Federica Monteleone del Consiglio Regionale dalla Res Omnia Cooperativa sociale insieme a Comunità Competente Calabria e Consorzio Macramè e alle organizzazioni regionali di Forum del Terzo Settore, Legacoop e CNCA. Un confronto serrato e concreto tra addetti ai lavori, studiosi, sindaci, la Regione e l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, moderato dal giornalista Giuliano Quattrone, in cui è emerso il superamento del vecchio modello del welfare istituzionale, basato quasi esclusivamente su uno Stato che raccoglie e distribuisce risorse tramite il sistema fiscale e nel quale l’utente resta distante e passivo. Il welfare generativo di prossimità è, invece, in grado di rigenerare le risorse disponibili, responsabilizzando e avvicinando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività.

 

Una sperimentazione di questo modello ha interessato i territori di Santo Stefano d’Aspromonte, Villa San Giovanni, Fiumara ed il quartiere di Arghillà, dove la Cooperativa Res Omnia – ha spiegato la presidente Fortunata Denisi – è entrata, in punta di piedi, nella vita di questi piccoli centri con un’equipe composta da infermiera, operatrice socio-sanitaria, educatrice e psicoterapeuta. Una cooperativa di donne, nata dodici anni fa con uno sguardo attento sulle fragilità, sui bisogni dei migranti, dei bambini e delle famiglie nelle periferie più disagiate, degli anziani soli nelle vallate e nelle colline del reggino. Con la competenza professionale e la sensibilità di chi davvero vuole aiutare gli altri, le operatrici della Res Omnia portano l’assistenza infermieristica domiciliare, costruiscono percorsi di cura personalizzati ed intessono relazioni con tutta la comunità. Parlano col parroco, col medico di famiglia, col farmacista, con le associazioni del territorio, entrano nelle case, registrano i bisogni, animano laboratori per adulti e bambini, li portano a conoscere i dintorni con le passeggiate della salute, fanno il controllo della pressione, della glicemia, della saturazione, insegnano alle persone a prendersi cura di sé stessi ed a cambiare gli stili di vita scorretti.

Sono realmente riuscite a rendere la casa il primo luogo di cura e di benessere, come recita il titolo di questo Primo forum del welfare generativo di prossimità, evitando il ricovero ospedaliero di tanti anziani e persone con disabilità, che sono stati curati e seguiti nella propria abitazione, senza alcun turbamento dei fragili equilibri che caratterizzano la malattia e la terza età.

 

Giorgio Marcello, ricercatore del Dipartimento Scienze politiche e sociali dell’Unical, chiamato dalla Cooperativa a rendicontare il valore sociale di questi interventi, ha evidenziato come l’approccio olistico ha una ricaduta superiore al budget speso. Con risorse pubbliche utilizzate in maniera più flessibile, e con l’apporto di organizzazioni validate – ha affermato – è possibile progettare e replicare piani di cura innovativi personalizzati, che prevengono l’ospedalizzazione ed il trasferimento in strutture segreganti, così come succede nel campo della salute mentale in molti territori del Mezzogiorno, attuando il dispositivo del budget di salute. È necessario, però, che le istituzioni conoscano, valorizzino e diano gambe alle esperienze innovative.

 

Per Pasquale Neri, referente del Consorzio Macramè e Portavoce del Forum del Terzo Settore della Città Metropolitana, è sicuramente un percorso culturale e politico quello che, a ben 23 anni dall’approvazione della Legge quadro 328 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, deve portare all’agognata co-programmazione tra enti pubblici e Terzo settore.

 

Il cambio di passo ormai improcrastinabile è stato motivato da Rubens Curia, della Comunità Competente Calabria, la rete di 90 associazioni, fondazioni, ordini che, dal basso, opera per un cambiamento strutturale della Sanità. Curia ha ricordato come il 70 per cento del Fondo sanitario nazionale sia destinato alle malattie croniche, non certamente curabili in ospedale. Nella nostra regione crescono le cronicità – il 48 per cento dei pazienti ne presenta una, il 25,3 due – e l’aspettativa di vita in buona salute è di 53 anni, 14 in meno di quella registrata dalla provincia di Bolzano. Degli oltre 34 mila pazienti da seguire con l’assistenza domiciliare integrata, finanziata con 191 milioni di euro fino al giugno 2026, al momento solo 5 mila usufruiscono del servizio. In Calabria non si riesce a fare sistema, è il pensiero di Curia, ed è urgente attuare una sanità in uscita, come direbbe Papa Francesco, che si prenda cura delle persone nei diversi gradi di intensità creando una rete di cure primarie e valorizzando le strutture territoriali intermedie come i consultori, i centri diurni, le case e gli ospedali di comunità.

 

“Siamo tutti responsabili nell’avere lasciato indietro il territorio, finora sono state soltanto messe delle pezze, senza uno sguardo unitario. Adesso bisogna compiere lo sforzo dell’organizzazione.”, ha ammesso con grande spirito collaborativo  Lucia Di Furia, Direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria, che si è confrontata con il sindaco di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, l’assessore al Welfare del Comune di Reggio Calabria, Lucia Nucera, la delegata del Comune di Melito Porto Salvo, Daniela Campolo, il Consigliere regionale Giacomo Crinò, in rappresentanza della Vicepresidente Giusy Princi, ed il portavoce del Forum del Terzo Settore Calabria, Luciano Squillaci. Alla Regione Calabria sono state chieste maggiori risorse per i caregivers, mentre è arrivata da Squillaci la decisa presa di posizione contro i bandi ed i progetti, che non garantiscono la continuità dei servizi richiesti. “Diciamo no all’assistenza domiciliare a singhiozzo, ai servizi della durata di pochi mesi”, le parole di Squillaci che lasciavano immaginare la delusione di tanti anziani soli, disabili e famiglie abbandonati, loro malgrado, dagli operatori diventati amici, sollievo e fonte di conforto. Concorde la presidente nazionale Legacoop Sociali, Eleonora Vanni, per la quale lo scenario, che vede la conclusione dell’erogazione di enormi risorse finanziarie per il sociale nel 2026, richiede nuove strategie e impegno per costruire un ventaglio di proposte che vadano anche oltre l’assistenza domiciliare, le Case di comunità ed i servizi attualmente in discussione.

 

“Ma da qui non si può tornare indietro – ha concluso Cristina Ciccone, referente della Rete sociale Elpida – Il cittadino che ha sperimentato il welfare generativo di prossimità è cambiato, è diventato attivo ed ha stretto un’alleanza con il Terzo settore e le istituzioni per aiutarci a raggiungere obiettivi comuni”. “E allora – ha continuato Ciccone – tutti insieme saremo sentinelle sui nostri territori per portare ai tavoli istituzionali i reali bisogni ed operare insieme per una buona co-programmazione. Il Terzo settore non si arrende e continuerà a lavorare per la transizione culturale che deve affermare il nuovo modello di welfare generativo di prossimità”. La linea è tracciata, e questo Primo forum non rappresenta altro che la prima tappa di un percorso che ha già in programma una seconda edizione.

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