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Ecco la proposta del PD Calabria per un Reddito di dignità regionale: “60 milioni di euro per aiutare le famiglie in difficoltà”

di Gaia Serena Ferrara- “Un sussidio di 500 euro al mese per 3 anni, con capitoli di finanziamento ben precisi”.

Questo il contenuto embrionale della proposta di legge, che il consigliere del Pd calabrese Raffaele Mammoliti ha presentato e illustrato oggi durante una conferenza indetta nel Capoluogo, finalizzata all’istituzione di un cosiddetto “Reddito di dignità regionale”. L’iniziativa prende le mosse dalla constatazione che se, di fronte alle fragilità, c’è chi è disposto a dare e chi invece solo a togliere, il nostro governo si annovera nella seconda categoria, scaricando la responsabilità di una piaga sociale come la povertà sui cittadini più bisognosi.

 

A fronte dell’abrogazione del reddito di cittadinanza, del rifiuto di istituire un salario minimo, dell’approvazione recente del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata che spacca il paese, è difficile credere che il criterio che spinge l’azione di governo sia quello dell’universalità dei diritti.

“Un concetto e una concezione culturale e politica – spiega Mammoliti – che intendiamo assolutamente contrastare e ribaltare, rimettendo al centro delle politiche sociali proprio le fasce più bisognose”.

“Questo è vero, e dev’essere prioritario, soprattutto in Calabria dove (come emerge dalla Relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio) – continua il consigliere – con le nuove misure improntate a criteri di esclusione sociale che legano lo stato di bisogno allo stato di famiglia, si stima intorno a 10.000 il numero di persone che resteranno prive di qualsivoglia tutela.” Inoltre, molti dei nuclei familiari calabresi versano sempre più in condizioni di disagio e povertà tali da rendere queste misure indispensabili. Basti pensare ai contratti di lavoro precari, in nero, allo spopolamento, al calo demografico, alla sanità territoriale e ai relativi disservizi, per comprendere l’entità della problematica che investe il Mezzogiorno e la Calabria in particolare.

 

Il reddito di dignità regionale si inserirebbe dunque in questo tipo di disegno, quello improntato a rendere e garantire questa misura di contrasto alla povertà, il più possibile universale secondo i dettami stessa della nostra Costituzione che stabilisce nei principi fondamentali come “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” e ancora “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Eppure, al netto di questo principio, le misure e le politiche che il Governo ha implementato finora sono riuscite soltanto ad aumentare le disparità e le disuguaglianze anziché appianarle.

“Il problema – come sostiene lo stesso Mammoliti – non è la mancanza di risorse, perché quelle ci sono, ma di volontà politica”. E di fatti, nella relazione illustrativa della proposta, è chiaramente indicata puntualmente la provenienza di queste risorse e la loro relativa suddivisione.

“Prevediamo che, già dal primo anno di applicazione, il Reddito di Dignità potrà raggiungere oltre 10.000 nuclei con l’utilizzo delle risorse del Programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori) e dal PR Calabria 2021-2027”. Grazie a questi fondi, si prevede quindi una copertura finanziaria complessiva di circa 60 milioni, di cui beneficeranno quei soggetti compresi fra i 19 e i 59 anni con un ISEE inferiore ai 9.360 euro, per una somma di 500euro al mese per 12 mesi eventualmente rinnovabili.

La novità di questa proposta risiede però nel legare a doppio filo la fruizione di questi bonus alle politiche sociali e lavorative più generali in modo da fare inclusione attiva. “Oltre al sostegno economico valuteremo contemporaneamente un programma di inserimento nel mondo del lavoro, in modo che l’approccio sia di tipo multidisciplinare – afferma Mammoliti – prima le risorse, poi la formazione perché il lavoro è la prima condizione della dignità della persona”.

Si tratta comunque di un testo aperto a suggerimenti, aggiustamenti, eventuali controproposte, ma che non intende tradire la sua missione primaria, quella di puntare un faro sugli invisibili non per fare del becero populismo ma per ridurre il più possibile il divario fra ricchi e poveri in una regione che, secondo i dati Eurostat, si annovera fra le prime 4 regioni con la quota più alta di persone a rischio povertà.

“Una proposta di sensibilità – ha affermato anche la Responsabili diritti e cittadinanza del Pd regionale, Marwa El Afia insieme al Segretario Federazione PD Catanzaro Domenico Giampà – che di fatti ha il pregio di provare a rendere sostanziale il contenuto della nostra Costituzione, che oggi sembra avere più un valore puramente formale”.

 

 

 

 

 

 

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