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‘Liberi di scegliere’, il giudice Di Bella: “Serve una legge per dare continuità giuridica, culturale e psicologica al progetto”

“Il protocollo è scaduto a dicembre e verrà rinnovato. Per dare continuità giuridica, culturale e psicologica al progetto ‘Liberi di scegliere’ serve una legge”.

Così il presidente del Tribunale dei minorenni di Catania, Roberto Di Bella, intervenuto al convegno “Giustizia e Umanità Liberi di scegliere” dedicato al progetto che aiuta ragazzi, ma anche donne, ad uscire dalle loro famiglie che vivono un contesto di tipo mafioso, soprattutto in Calabria. L’incontro è stato organizzato dall’associazione Biesse in collaborazione con la commissione parlamentare Antimafia e il patrocinio del Consiglio regionale della Regione Calabria.

“Sono 150 i minori entrati nel progetto, 30 le donne che hanno deciso di andare via e sette quelle che sono diventate collaboratrici di giustizia”, aggiunge il giudice. Si tratta di provvedimenti “che comportano l’allontanamento dei minori dal gruppo famigliare” e il loro inserimento “in strutture comunitarie, interveniamo solo quando il metodo educativo mafioso determina un concreto pregiudizio, caso per caso”.

“Liberi di scegliere” è stato proprio al centro del convegno. Progetto che è diventato anche un format nelle scuole per educare alla legalità e che prevede la lettura dell’omonimo libro e del film Rai. Un format questo, realizzato con l’associazione Biesse, che ha ispirato anche una legge regionale.

“Manca l’ultimo tassello che è quello legislativo”, aggiunge Di Bella.

L’associazione ha indetto anche un concorso nazionale per le scuole che prevede la donazione di borse di studio.

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