Dal Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), riferito al suolo consumato fino al 2022 emerge che la sottrazione di suolo agricolo non ha battute d’arresto. Complessivamente il suolo consumato in Calabria, dal momento della prima rilevazione, è di 76.451 ettari, molto spesso non funzionale allo sviluppo economico e sociale. Nel rapporto tra 2021-2022 nella nostra regione, il suolo “strappato” è stato di altri 78 ettari. La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Calabria (Dati Istat) nel 1982 era di 721.775 ettari, oggi siamo a 543.253 ettari con una diminuzione in quarant’anni di 178.522 ettari: 11,7% della superficie complessiva della Calabria.
I comuni calabresi con il maggior consumo netto di suolo tra il 2021 e il 2022 in ettari sono stati: Montalto Uffugo (15,65), Trebisacce (12,8) e Gioia Tauro (9,14), mentre in termini percentuali sulla superficie comunale sono Tropea (35,02%), Villa San Giovanni (27,9) e Soverato (27,3). Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che in Calabria tutti i comuni hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico e l’emorragia dei terreni agricoli è causa la perdita di una risorsa fondamentale, il suolo, con le sue funzioni e i relativi servizi eco sistemici. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio.
Per questo – continua la Coldiretti – dobbiamo difendere il nostro patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile con un adeguato e sempre maggiore riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. La perdita delle campagne pesa anche sull’approvvigionamento alimentare del Paese in un momento in cui peraltro l’incertezza e la guerra sta provocando difficoltà negli scambi commerciali favorendo le speculazioni. Occorre – annota Coldiretti – accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da dieci anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio. Basta quindi sottrarre terreno fertile all’agricoltura che lascia in eredità suolo incolto, asfalto, capannoni abbandonati con le relative conseguenze. La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Il consumo di suolo – conclude l’organizzazione agricola – ha effetti rilevanti dal punto di vista economico, occupazionale, ma anche ambientale.