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Sanità, Amalia Bruni: “Caso psicologhe in Terza Commissione. Vengano riconosciuti i loro diritti a lungo negati”

Con l’audizione in Terza Commissione, avvenuta ieri, di una rappresentanza delle psicologhe/psicologi speriamo di aver avviato verso una conclusione positiva una vicenda che si trascina oramai da tantissimo tempo. La questione riguarda larga parte di questo personale dellASP a tutti gli effetti, strumentalmente definito ex equipe‘, una terminologia antica degli anni 80 che un tempo indicava una struttura operativa non più esistente formata da psicologi, pedagogisti, sociologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione. Incredibile la storia lavorativa di queste figure professionali che da oltre 30 anni hanno seguito tutta levoluzione legislativa-organizzativa avvenuta in Italia nei servizi socio-sanitari pubblici. Assunti negli anni 80 dai Comuni DPR n. 616/77 con selezione pubblica specifica per disciplina e poi mantenuti in attività a tempo indeterminato con Legge Regionale 57/90 per un servizio uniforme in tutto il territorio regionale. Successivamente hanno lavorato in USL, USSL, ASL, ASP. In seguito, concorsi banditi e mai realizzati, accordi presi a metà, lungaggini burocratiche, trasferimenti lasciati in corsa dopera e la promessa di un trasferimento compartimentale con stesse qualifiche e mansioni ma poi, come spesso accade in questa terra martoriata, tutto è rimasto appeso in attesa di qualcosa che non è più arrivata. È giusto sottolineare che si tratta di professionisti seri, personale dipendente a tutti gli effetti dalle ASP che, per inerzia burocratica, non sono stati tutti reinquadrati allo stesso modo per come obbligatoriamente dovuto nel profilo professionale più vicino. La conseguenza di ciò è che oggi, molti di loro sono considerati impiegati amministrativi.  Dopo il trasferimento intercompartimentale del 2008, infatti, la maggior parte di questi profili non sono stati immessi nella dotazione   organica, quindi non hanno avuto alcun avanzamento professionale o scatti di anzianità, con evidenti discriminazioni professionali rispetto ad altri colleghi che fanno lo stesso lavoro. Avevamo presentato una interrogazione a marzo dello scorso anno per sanare questa situazione a dir poco irrituale e dalla risposta ottenuta sembrava che si potesse trovare una soluzione equilibrata e soddisfacente. Ma da allora la questione è rimasta praticamente ferma. Da qui la decisione di portare la vicenda in Terza Commissione con l’audizione delle colleghe. Ora per sbloccare definitivamente questa vicenda speriamo si attivi in tempi rapidi un tavolo di lavoro tra il Dipartimento Gestione Risorse Umane e quello della Salute dal quale possa finalmente venire fuori la soluzione definitiva che rimetta a posto le cose nei confronti di tante professioniste, (alcune sono state già inquadrate con le giuste mansioni), che pur svolgendo un eccellente e prezioso lavoro, soprattutto nelle neuropsichiatrie infantili, sono collocate come se svolgessero compiti amministrativi”.

Lo scrive in una nota Amalia Bruni, Gruppo Partito Democratico, Vicepresidente della Terza Commissione in seno al Consiglio Regionale.

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