“Devo constatare con grande amarezza che per provare a risolvere anche le questioni di normale amministrazione è sempre necessario esercitare ogni tipo di pressione, da quella mediatica attraverso il contributo dei mezzi d’informazione a quella di altri interventi come interrogazioni e mozioni”. Lo scrive in una nota Amalia Bruni, del gruppo del Partito democratico alla regione e vicepresidente della commissione Sanità.
“L’ultimo esempio – prosegue – è di pochi giorni fa e riguarda l’attivazione in via sperimentale del test di screening neonatale per le immunodeficienze geneticamente determinate, il cui parere del Comitato etico dell’area centrale della Calabria è arrivato a distanza di circa sei mesi dalla richiesta e soltanto dopo la presentazione di una mozione al presidente-commissario Roberto Occhiuto proposta da me e firmata da tutti i capigruppo presenti in Consiglio regionale.
E’ palese che il risalto che la stampa ha dato all’argomento ha favorito, in tempi davvero stretti, la conclusione positiva della vicenda. Eppure si parlava di un progetto di screening di grande importanza nato su impulso del professore di genetica Gianni Romeo, coordinato dal professor Nicola Perrotti (direttore Uoc di Genetica medica dell’Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini) e realizzato con la collaborazione gratuita del Centro di screening di San Paolo del Brasile diretto dal professor Antonio Condino Neto, calabrese di origine e docente di immunologia.
Prima di questa mozione avevo presentato un’interrogazione relativa ai Comitati etici in Calabria, il cui lavoro è fortemente rallentato, nonostante esistano importanti progetti legati alla sanità che non hanno ricevuto riscontri e ci sia un fortissimo ritardo nell’applicazione del decreto del ministero della Salute che ha previsto per la Calabria l’istituzione del Comitato etico unico regionale che deve cominciare a lavorare tra meno di un mese, il sette giugno, visto che da quella data cesseranno le attività dei Comitati etici esistenti”.
“Noi continueremo la nostra opera di monitoraggio e di pungolo per ottenere una risposta – conclude Amalia Bruni – ma non è questo il modo di lavorare correttamente per chi amministra la cosa pubblica e soprattutto la salute pubblica. D’altronde è un malcostume diffuso visto che ci sono ancora numerose interrogazioni presentate dalla minoranza a cui nessuno si è degnato di dare una risposta fino a ora. Sembra davvero che nessuno debba disturbare il manovratore ma certo è una mancanza assoluta di rispetto verso gli elettori che sono prima di tutto cittadini calabresi”.