“La chiusura dell’inchiesta Keu è un fatto molto importante che servirà a fare chiarezza su una complessa e grave vicenda. Tre gli elementi che caratterizzano l’inchiesta: di natura politica, ambientale e giudiziaria”. Lo afferma, in una nota, Elena Meini, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Toscana, già presidente della Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e la criminalità organizzata istituita proprio in seguito all’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia della Toscana.
”Ci sono almeno tre elementi che qualificano questa inchiesta: il primo di natura politica; il secondo di natura ambientale; il terzo è l’aspetto giudiziario. Su quest’ultimo, è opportuno rinnovare la piena fiducia verso l’operato della Magistratura e, nel rispetto dei principi costituzionali di garanzia, confidare che, a tempo debito, vengano condannati i soggetti che hanno compiuto illeciti”, spiega Mdini.
“Dal punto di vista della tutela ambientale, siamo consapevoli che ci siano stati, fino al recente passato, gravi problemi per quanto concerne il sistema di trattamento, recupero e smaltimento dei reflui industriali conciari. Un sistema che ha goduto di finanziamenti pubblici e di deroghe strutturate su di un accordo di programma datato 2003. Nella relazione di minoranza, e lo dico in qualità di chi ha presieduto la Commissione di inchiesta sul Keu, abbiamo evidenziato tutte le criticità di un sistema che ha agito in modo non trasparente, ma soprattutto senza una chiara rendicontazione delle spese finanziate attraverso risorse regionali. Abbiamo anche evidenziato come il sistema di deroghe sia stato strutturato su un progetto ancora fumoso e non certo, in termini di efficacia, che di fatto si è concretizzato nel non rispetto dei parametri di legge”, prosegue la consigliere regionale della Lega.
“Rimane, poi, ancora aperta la questione politica ed istituzionale, che ha riguardato il famoso ‘emendamento’ ed il ruolo dell’allora presidente del Consiglio regionale Giani – osserva Meini – Ma, c’è anche la questione della nomina del Capo di gabinetto, Ledo Gori, che fu fatta, dal neo presidente della Giunta, all’indomani della sua proclamazione. Ma ciò che credo opportuno, altresì, evidenziare è che, a fronte di finanziamenti che potrebbero essere stati indebitamente erogati per spese estranee all’accordo di programma, in quanto non pertinenti o non previste, si potrebbero aprire scenari preoccupanti per tutto il distretto tali da avere gravi ripercussioni anche verso moltissime società, imprenditori e lavoratori che hanno da sempre rispettato le leggi. Infine, sempre dal punto di vista politico-istituzionale, sarebbe stato almeno opportuno, almeno un ridimensionamento del ruolo dell’attuale dirigente del settore ambiente(Edo Bernini), che, invece, nonostante le gravi ipotesi di reato, ha continuato – e continua ad oggi – a ricoprire un ruolo delicato quanto strategico, cioè quello dei controlli e autorizzazioni ambientali, e che ha oltretutto firmato il parere della Regione sulla nave gasiera di Piombino”.