“Da quant’è che il presidente della Commissione Antimafia aveva segnalato la singolare situazione vissuta dal senatore Mangialavori? Da quando le carte dell’inchiesta ‘Imponimento’ sono diventate pubbliche. Se da allora la politica romana ha deciso di fregarsene soltanto quando si paventava Mangialavori potesse divenire sottosegretario, beh, allora significa che la politica romana è ipocrita”. Così all’AdnKronos l’ex senatore Nicola Morra, già presidente della commissione parlamentare Antimafia, dopo che, stando a quanto riferito da fonti azzurre, il nome del deputato Giuseppe Mangialavori sarebbe stato depennato dalla corsa ai sottosegretari. Al suo posto dovrebbe subentrare l’ex parlamentare calabrese di Fi Maria Tripodi, non rieletta alle ultime elezioni politiche in Calabria.
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Morra, soffermandosi, dunque, sulla decisione di far fare un passo di lato al deputato di Fi, sottolinea: “Quando si costruiscono le fondamenta male, qualunque cosa venga fatta sopra è sempre a rischio”. Quanto alla tesi che vede contro Mangialavori in azione il solito giustizialismo, anche perché il deputato azzurro non risulta indagato, Morra osserva: “Se le ipotesi che potevano nascere da quelle carte inerivano fattispecie penali quali reati d’opinione, tutti quanti ci saremmo messi a ridere, ma siccome non è così, forse per ragioni di opportunità bisognava evitare. Ricordo, poi, che il ministro Lamorgese, quando l’1 luglio è stata a Catanzaro, aveva assicurato massima vigilanza sulla provincia di Vibo Valentia. Forse sono io distratto, ma a me sembra che tutta questa vigilanza, tutto questo monitoraggio non vi sia stato, ma certamente sbaglio io”.
In definitiva, valutando la decisione di depennare il nome di Mangialavori dalla lista dei sottosegretari, Morra chiosa: “Ci si ricorda della Calabria solo quando ci sono queste ipotesi vergognose pronte a concretizzarsi, poi per il resto ci si dimentica della Calabria. Forse noi dovremmo ragionare di Calabria non per i problemi di un singolo sottosegretario, ma per la necessità di portare i diritti dei cittadini calabresi a determinati livelli in termini di istruzione, lavoro, sanità. Però a Roma se ne fregano. Si può dire?”.