“La cultura del sospetto è l’anticamera del khomeinismo. Il caso dell’onorevole Giuseppe Mangialavori, che non è stato né condannato, né imputato, né indagato, né raggiunto da alcun avviso di garanzia, e non viene nominato sottosegretario alle infrastrutture perchè dalle carte di alcuni procedimenti giudiziari calabresi emerge una vicinanza del parlamentare (mai indagato) a un clan ‘ndranghetista, ci induce ad alcune riflessioni.
Ci sono secoli di civiltà giuridica che cozzano contro la convinzione di Davigo, più altri, e contro una cultura che seppellisce l’approccio del Beccaria e i principi costituzionali ispirati a un rigoroso garantismo. Non si potrà accettare mai l’assunto per cui non esistono cittadini innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. Perché questa è barbarie, non giustizia. «La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità: la cultura del sospetto è l’anticamera del khomeinismo», diceva Giovanni Falcone. Per me sono parole che andrebbero scolpite in ogni tribunale accanto all’espressione ‘La legge è uguale per tutti’.
Si ha il dovere di reagire a quello che è capitato all’On. Giuseppe Mangialavori. Se non lo si fa, direi che è questo l’aspetto più preoccupante di un sistema indecoroso ed insopportabile che non ha a che fare con la democrazia”.
Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica, Maximiliano Granata.