“Vivere la disabilità con dignità fa parte di quella forza interiore che le persone con disabilità provano a tutti i costi ad acquisire ma che la società non agevola. Se la si riesce a gestire con l’aiuto dei propri familiari, o con ciò che viene “concesso dalle istituzioni”, è di certo un aiuto ma non è e non può essere sufficiente. Ci sono tante lacune da colmare partendo dall’ascolto di chi con la disabilità fa i conti tutti i giorni, perché la vive sulla propria pelle, e su quella dei familiari che non dovrebbero diventare esperti in materia da autodidatti ma aver il diritto di essere accompagnati in un percorso di agevolazioni e sorretti da un punto di vista psicologico, morale, economico e sociale”. Così in una nota l’On. Massimo Misiti (M5S).
“Si è letteralmente perso il conto dei fiumi di parole spesi sui percorsi inclusivi per le persone con disabilità, congenita o acquisita che sia, ma davvero poco è stato fatto in concreto per garantire quella dignità di cui ogni cittadino ha diritto e che la nostra Costituzione sancisce. Lo sconforto poi monta quando ci si ritrova davanti a fatti di cronaca che fanno orrore e per cui nessuno reagisce realmente, oltre ovviamente alle forze dell’ordine e la magistratura. Le ultime vicende venute alla ribalta per i maltrattamenti all’interno di un centro diurno dedicato a ragazzi affetti da disabilità non sono le prime, purtroppo e non saranno neanche le ultime se non si avvia un percorso di controlli serrati sul comparto. Di certo non si vuole stigmatizzare una categoria fatta da professionisti ma è indubbio come, alcune tipologie di lavoratori, abbiano a loro volta necessità di supporto psicologico costante per verificare il loro stato di stress e capacità di gestione delle situazioni difficili”.
“Non è pensabile – prosegue – che debba essere promossa una legge per inserire esclusivamente delle telecamere nelle strutture dedicate a soggetti fragili e illudersi che questo possa essere un deterrente per tali inqualificabili comportamenti. Prendersi cura di persone affette da disabilità, degli anziani nelle RSA, di giovani a rischio nelle comunità comporta delle capacità empatiche, di tolleranza, di gestione che non devono e non possono essere trascurate o lasciate al caso. La necessità di rivolgersi a delle strutture nasce anche e soprattutto dal mancato completamento della regolamentazione della figura del Caregiver familiare. Sancire con norme precise i diritti delle persone che si prendono cura di chi vive difficoltà è imprescindibile per fornire quel supporto necessario a troppi che si accollano responsabilità gravose. Non deve mancare poi una revisione dal punto di vista del welfare rispetto ai riconoscimenti dei diritti di chi vive situazioni invalidanti. Adeguare quindi i provvedimenti e gli interventi affidati ad INPS in materia di pensioni di invalidità, agevolazioni e reinserimento nel lavoro appare quanto mai urgente alla luce di una società in continua evoluzione che detta sempre nuovi ritmi”.
“Ma a proposito della società c’è la necessità di recuperare quel senso di umanità, di rispetto, di civiltà – conclude Misiti – che sta andando sempre più alla deriva laddove ad una ragazza viene sottratta la propria sedia a rotelle per provare l’ebrezza dell’uso e poi vandalizzarla. Questi gesti vili sono purtroppo lo specchio di una deriva su cui bisogna intervenire perché è facile parlare di inclusione mentre è evidente che occorre ripartire dalle basi per recuperare un senso di vivere civile e garantire a tutti quei diritti che non devono essere richiesti a gran voce ma rappresentare la normalità”.