Il commissario per la Zes Calabria, Federico D’Andrea, ha rassegnato le dimissioni. La notizia, riportata stamane dal quotidiano “Gazzetta del Sud”, non ha ancora trovato una conferma ufficiale, ma è un dato di fatto che alla riunione svoltasi ieri a Roma fra il ministro per il Sud, Mara Carfagna, nella sede dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, con i commissari straordinari ZES, i presidenti regionali di Confindustria del Mezzogiorno, e la tecnostruttura di Confindustria, sul tema “Le Zes per le imprese”, D’Andrea non sia intervenuto.
Sarebbero state motivazioni personali a indurre l’ormai ex commissario a rassegnare il mandato conferitogli 5 mesi fa dalla ministra Carfagna chiamata ora a trovare in tempi rapidi un sostituto. La notizia ha destato preoccupazione negli ambienti imprenditoriali calabresi che si aspettano una risposta immediata dal ministero. Alle 14 aree Zes della Calabria sono destinati 111,7 milioni di euro indirizzati, in gran parte, all’infrastrutturazione di alcuni porti, primo fra tutti quello di Gioia Tauro, il più grande del Mediterraneo.
“Il confronto di ieri con il ministro e con i commissari e’ stato positivo – ha dichiarato all’AGI il presidente di Confindustria Calabria, Aldo Ferrara – ma e’ chiaro che se le dimissioni di d’Andrea trovassero conferma si dovrebbe procedere alla sua immediata sostituzione. Serve un commissario che si occupi a tempo pieno della Zes Calabria, ma bisogna soprattutto costiure una struttura della Zes Calabria che abbia al centro della sua attivita’ la riperimetrazione delle aree, svolga la funzione di stazione appaltante e di sportello unico per le imprese”.
Le risorse della Zes Calabria, considerata strategica da Regione, Confindustria e sindacati, oltre che dal Governo, sono destinate, oltre che al porto di Gioia Tauro, all’adeguamento degli impianti ferroviari di Sibari, S. Pietro a Maida, Nocera Terinese e Rosarno per 57,7 milioni di euro, e al raccordo stradale sud alla rete TEN-T per 11 milioni di euro. Per Gioia Tauro, in particolare, sono previsti il collegamento allo svincolo dell’autostrada A2, con un investimento di 6 milioni, il completamento della banchina di ponente lato nord per 16,5 milioni e l’urbanizzazione dell’area industriale per altri 10 milioni di euro. Altre risorse andranno al Porto di Reggio Calabria, con l’adeguamento e il risanamento della banchina Margottini per 6,5 milioni di euro, e al Porto di Villa San Giovanni, con l’adeguamento e il risanamento strutturale della banchina per 4 milioni di euro. Gioia Tauro, fra l’altro, e’ tra gli scali candidati a ospitare uno dei rigassificatori previsti per l’approvvigionamento di gas naturale dopo la crisi ucraina che ha determinato il crollo del flusso di gas dalla Russia come conseguenza delle sanzioni. Quella calabrese e’, dopo la Campania, la Zes cui sono destinate, tra le otto del Mezzogiorno, maggiori risorse. Ma, secondo i sindacati, nonostante il dibattito sviluppatosi su più fronti, le Zes, soprattutto nel Mezzogiorno, non decollano.
“D’Andrea – dice il segretario della Uil Calabria, Santo Biondo – non lo abbiamo mai incontrato nonostante diverse sollecitazioni al Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, con il quale c’e’ una buona interlocuzione. Io sospetto che dalle aree industriali del centro-Nord si tenda a frenare lo sviluppo delle Zes, nel timore che il baricentro delle politiche governative si sposti al Sud e in particolare su Gioia Tauro, la cui attivita’ fa concorrenza a scali del Nord come Genova, la Spezia o Trieste. Le dimissioni del commissario potrebbero essere una spia in tal senso”. Nei primi tre mesi del 2022 lo scalo calabrese ha fatto registrare un aumento dei traffici del 28,1% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, mentre sono 120 i porti nel mondo e 60 quelli nel circuito del Mediterraneo con cui e’ collegati.
“La Zes – aggiunge Biondo – può essere il primo vero strumento di politica industriale che il Governo potrebbe mettere in campo per il Mezzogiorno, ma non deve aggiungere burocrazia a quella già esistente. Servono politche di decontribuzione del lavoro da parte del Governo, mentre la Regione deve incentivare i settori identitari dell’economia calabrese. La Calabria e Gioia Tauro possono attrarre investimenti da parte delle aziende che tendono a rientrare in Italia dall’estero”.