“Per chi ha scelto di vivere in Calabria e fare del Teatro una professione, dedicandosi ai territori, per chi si sforza a impaginare eventi inediti, a mantenere in piedi compagnie teatrali, a tenere aperti spazi di confronto fisici e mentali, per chi cerca ogni giorno di riportare l’immagine di una regione, ultima d’Europa, a nuovi livelli, con la fierezza di una appartenenza scevra dai luoghi comuni che attanagliano, per tutti questi coraggiosi professionisti, per questi gruppi e associazioni, non c’è più possibilità alcuna se non quella di sparire”. Ad affermarlo in una nota il Coordinamento regionale UOT – Unione Operatori Teatrali.
“Si evince dalla quantità arida di finanziamenti investiti nel settore teatrale. La Regione Calabria si giustifica affermando che le risorse non ci sono. in Italia il 40% dei finanziamenti sono destinati al Sud: dove finiscono queste ingenti risorse in Calabria? Perché sicuramente avranno una destinazione”.
“È evidente – prosegue ancor a la nota – quanto all’Amministrazione Occhiuto non interessi la Cultura e nello specifico il comparto teatrale. È’ evidente che non interessano le nuove generazioni di artisti calabresi: ne è prova l’ingresso negato alle giovani compagnie come startup, previsto per il 2022, e atteso da quattro anni, attraverso la pubblicazione del relativo Bando, anche quest’anno negato. Ne è prova l’ultimo decreto che destina un cofinanziamento di 600.000 euro, da richiedere con domanda su carta semplice e riservato a chi sarà ammesso dal MIC (Ministero della Cultura) al prossimo triennio FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), purché già assegnatario di contributo nel triennio precedente 2018-2020. E le nuove istanze, le più vulnerabili? Il ricambio generazionale?”.
“E oltre alle giovani realtà, quale sarà il futuro di spazi, rassegne, festival, residenze, formazione: anche quest’anno i finanziamenti saranno assegnati attraverso un generico Bando “Eventi”?”.
“Eppure la Calabria beneficia di una legge specifica per il teatro, la Legge Regionale n. 19 approvata nel 2017, sostenuta da tutto il comparto teatrale calabrese e mai messa a pieno regime. Nell’insieme dei suoi articoli la Legge n. 19 delinea una visone di sistema organico, costituito da componenti la cui eterogeneità sancisce l’importanza della varietà per garantire la funzionalità di un sistema, codificato dal Registro Regionale del Teatro, strumento innovativo a livello nazionale, creato per riconoscere professionalmente un intero comparto, e poi colpevolmente aperto dalla uscente Amministrazione Spirlì a impresari, agenzie, Comuni, dilettanti, che proprio grazie a questa iscrizione potranno proliferare, togliendo spazi e risorse ai professionisti teatrali calabresi, specie alle giovani compagnie, oltre a generare un vizio di competenze all’interno del settore.
Con la precedente Amministrazione Spirlì e l’entrante Amministrazione Occhiuto, si cancella con un colpo secco non solo il faticoso percorso che ha portato alla Legge 19, si cancella tutto il successivo percorso svolto dalle Compagnie durante la pandemia, durissimo, si cancella la possibilità di un futuro. Il dipartimento della regione Calabria dichiara nel “piano programmatico della cultura” di essere in linea con il passato: ma noi non abbiamo bisogno di passato, abbiamo bisogno di futuro! Un futuro che preveda fondi di produzione regolati dall’atteso bando triennale (in linea col triennio ministeriale e previsto dalla L.R. n. 19), ingresso per le nuove realtà startup, fondi di programmazione, fondi per la formazione, fondi per il rinnovamento del pubblico che sta sparendo nell’etere del web, fondi per distribuire gli spettacoli fuori dalla regione e fare valere tutta la nostra storia e arte anche altrove, investimenti che riscattino la Calabria dal penultimo posto in Italia per finanziamenti FUS. Dal 2020 chiediamo un tavolo tecnico consultivo per costruire politiche culturali aderenti al territorio, abbiamo bisogno di un osservatorio teatrale di esperti che monitori la realizzazione dei progetti assegnati dai bandi pubblici, abbiamo bisogno di un registro regionale teatrale che davvero tuteli i professionisti calabresi, abbiamo bisogno di progetti che non guardino al turismo ma alle comunità locali non quando si riempiono di ritorni ma nella solitudine degli inverni, necessitiamo di bandi che oltre ai luoghi di attrazione storica archeologia naturale, valorizzino le periferie e i dispersi, reclamiamo, sopra ogni cosa, una visione programmatica chiara”.
“Se davvero la Regione Calabria tiene alla cultura ci dia segno concreto, non s’ispiri al passato dell’Amministrazione Spirlì, come si evince dai due bandi sugli eventi culturali 2022 appena pubblicati in preinformazione, non vada a raccogliere le briciole, ma investa i propri fondi, metta e regime la legge 19″.
“Cara Regione Calabria – conclude il Coordinamento – i braccianti della cultura questa volta sono sul piede della rivoluzione, basta superficialità, basta con i tappa buchi, basta con il guardare solo a chi sta già a galla che è sacrosanto che continui e che emerga, ma dall’altra sponda si affonda, e affonda un pezzo di straordinaria forza innovativa della cultura calabrese”.
“Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”. Bertold Brecht