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Scuola, Pollidori (Presidi Calabria): “Contraria a compiti vacanze, ma apriamola tutto l’anno”

“Direi che ultimante sulla questione ‘compiti sì, compiti no’ si fa un gran parlare guardando il dito anziché la luna. Fuor di metafora, premetto che sono una docente e che sono sempre stata contraria ai compiti: quello che si fa, lo si fa nel tempo scuola, specificatamente in quello dedicato all’apprendimento. Lo voglio sottolineare perché la scuola non si basa solo sul tempo dedicato all’apprendimento, tutt’altro”. Così all’AdnKronos la Prof.ssa Mafalda Pollidori, Vicepresidente nazionale Anp (Associazione dirigenti scolastici ed alte professionalità) e Referente regionale Alte Professionalità Calabria, sul sì o no ai compiti per le vacanze. “Ecco – osserva -, è la nostra visione del tempo scuola che deve cambiare: il sistema italiano prevede scuole che aprono a settembre e chiudono a giugno. Una scuola ancorata al nozionismo, alla lezione frontale, alla didattica in modalità cinema, ai progetti pomeridiani. Invece, auspicabile introdurre più pause durante l’anno scolastico, accorciando quella estiva. Certo, questo prevede interventi a monte: locali adeguati, reti col territorio, i condizionatori, per esempio, in ogni spazio scolastico”.

“Garantiamo scuole aperte tutto l’anno – sottolinea Pollidori – in cui il tempo scuola si intersechi con il tempo dello sport, della musica, del teatro, della convivialità, dei vari tornei. Facciamo entrare nel nostro sistema scolastico anche il principio dell’edutainment. Non si tratta di assegnare compiti, ma di vivere la scuola a 360 gradi per tutto l’anno”. Quanto al ruolo dei genitori durante le vacanze estive, la Vicepresidente nazionale Anp evidenzia: “I genitori hanno sempre un ruolo educativo e di responsabilità, mica affidano i figli alla scuola al suono della prima campanella, per poi durante l’anno lavarsene le mani come fossero pacchi. Non è così e il patto di corresponsabilità ne è un chiaro segno. Poi direi che la vulgata dei tre mesi di vacanza scolastica non esiste, almeno non esiste più: chi va in ferie per tre mesi? Non certamente chi lavora nella scuola. Sa qual è il vero problema? Non compiti sì compiti no, ma ‘a chi lascio il minore se devo lavorare?’ Da qui la necessità di garantire scuole aperte”.

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