di Francesca Gabriele – Carlo Guccione, l’ex assessore regionale alla Salute nell’esecutivo a guida Mario Oliverio, e poi Consigliere regionale che dagli scranni della maggioranza ha continuato a battersi per le negatività del settore, non a caso è stato estensore di un dossier che racconta in maniera assai obiettiva e scientifica luci e ombre di una Sanità che stenta ad uscire dal Commissariamento, ma che ha visto di recente solo lo spiraglio di contemplare in questa figura quella del capo dell’esecutivo regionale. A tal proposito, l’ex assessore, uomo di punta del Pd calabrese e amico personale del ministro al Welfare, Andrea Orlando, ci ha detto: “Mi auguro che Occhiuto sia in grado di uscire fuori dalla logica degli annunci per imprimere una reale svolta alla Sanità”. E’ stato sempre Carletto, come viene chiamato negli ambienti politici e giornalistici, ad individuare il sito ideale dove ubicare il nuovo ospedale di Cosenza. Anche di questo abbiamo parlato, ma soprattutto con Carlo Guccione abbiamo voluto analizzare la vittoria del Pd e del centrosinistra alle amministrative e la sonora sconfitta del centrodestra. “Tutto ciò conferma che una coalizione aperta, in grado di includere il civismo, è competitiva. Mi pare, dunque, sia un risultato positivo e confortante per il Centrosinistra, dove le alleanze – ha sottolineato l’ex assessore regionale – sono state costruire sui programmi, i contenuti e non basate su una semplice sommatoria di sigle. C’è però un punto interrogativo con cui bisogna fare i conti: la bassa affluenza alle urne”.
Non che abbia vinto il centrosinistra unito, ma gli esperti nazionali dicono che quella delle amministrative è stata la vittoria del Pd di Letta. Quel Pd a cui lei è sempre stato fedele. I sondaggi danno il centrodestra il più gradito agli elettori con in testa Fdi. Vi aspettavate questa vittoria?
In Calabria i risultati erano stati estremamente positivi già al primo turno elettorale e questo faceva ben sperare anche per i ballottaggi. Tutto ciò conferma che una coalizione aperta, in grado di includere il civismo, è competitiva. Mi pare, dunque, sia un risultato positivo e confortante per il Centrosinistra, dove le alleanze sono state costruire sui programmi, i contenuti e non basate su una semplice sommatoria di sigle. C’è però un punto interrogativo con cui bisogna fare i conti: la bassa affluenza alle urne. Chi non è andato a votare è la parte più colpita della società dalla crisi economica e sociale. La vera sfida in Calabria e nel Mezzogiorno sarà sulla lotta alle disuguaglianze.
Alle scorse regionali il centrosinistra calabrese avrebbe potuto vincere a mani basse. Lei era tra quelli più convinto di questo, ma non è riuscito ad unire intorno ad una sola candidatura. Nessuno ha voluto fare passi indietro. Quei passi indietro che lei, da uomo di partito, ha sempre saputo fare. Chi dovrebbe fare un mea culpa oltre alla Sinistra e a qualche sigla sindacale?
Le amministrative rappresentano un campanello d’allarme per il centrodestra che governa la Regione. Dopo il Comune di Cosenza, anche quello di Catanzaro e tante altre città hanno dato fiducia al centrosinistra e non a chi governa la regione. È il segnale che in Calabria il Partito democratico e il “campo largo” è tornato ad essere competitivo, nonostante da pochi mesi ci sia un governo di colore politico differente. Alle ultime elezioni regionali il Pd ha oscillato tra l’autosufficienza in tema di alleanze, e coalizioni di semplici sommatorie di sigle, addirittura populiste, che non ha convinto e non poteva convincere i calabresi. Decisioni che hanno portato a una sconfitta pesante e spianato la strada alla coalizione di Roberto Occhiuto.
Ritornando alle amministrative, dalla spiaggia di Scilla, mi hanno chiesto di porle questa domanda: pensa che il campo largo di Letta sia nelle condizioni di battere le Destre anche alle prossime politiche?
La strategia del campo largo basata su programmi, contenuti, progetti e visioni di società comuni, dimostra che si può essere competitivi recuperando anche quella fetta di astensionismo. Il lavoro fatto in questi mesi ha iniziato a dare i primi frutti, il risultato ottenuto alle amministrative ci carica di responsabilità ma c’è ancora tanto da lavorare: mettendo al centro delle questioni ad esempio il lavoro, il salario minimo, la transizione green si possono costruire le basi di un progetto politico che può essere vincente alle prossime elezioni.
Pare che sarà la zona di Vaglio Lise, punto strategico della città dei bruzi, ad accogliere il nuovo ospedale. Possiamo togliere quel “pare” e soprattutto quanta soddisfazione ci sta in tutto questo? Lei aveva indicato proprio questa zona…
È la scelta più giusta, non ci sono dubbi. Lo è non solo per le motivazioni dello Studio di fattibilità ma si colloca realmente in un’area strategica dell’area urbana, sia per i collegamenti che dal punto di vista urbanistico. Sono soddisfatto della scelta fatta del Consiglio comunale di Cosenza, anche perché è stata anche una mia battaglia politica.
Perché Vaglio Lise e non la zona di Rende?
Oggi non ha senso parlare di qualche chilometro in più o in meno rispetto ad un’area. Non dimentichiamo che il Pnrr stanzia enormi risorse per la digitalizzazione e per la telemedicina: è questa la vera sfida. Non sono le distanze a fare la differenza, ma l’utilizzo delle tecnologie e delle professionalità anche perché la scelta lungimirante della giunta di Franz Caruso è stata quella di prevedere, già nella fase progettuale, la presenza nel nuovo ospedale Hub di strutture da destinare all’Università della Calabria, in particolare al corso di laurea in Medicina e tecnologie digitali, e all’unico Centro di ricerca per l’invecchiamento presente in Calabria, l’INRCA.
Lei, lo ribadisco ogni volta che ne ho occasione, è tra i maggiori esperti dei problemi della Sanità calabrese. Abbiamo avuto il lockdown durissimo, abbiamo avuto anche tanto dolore, ma non si è risparmiato nel dare la sua fattiva collaborazione andando oltre gli steccati politici. Ora è tempo di bilanci. Da questo momento come ne esce fuori la Sanità calabrese?
La Calabria fatica a trasformare le importanti risorse che ha disposizione in opere. Parliamo di circa 2 miliardi di euro custoditi nelle casse della Regione.
Le faccio un solo esempio: il Piano per il riordino della rete ospedaliera in relazione all’emergenza Covid prevedeva per la Calabria la realizzazione di 134 posti letto aggiuntivi di terapia intensiva e 136 posti letto aggiuntivi di terapia semi-intensiva. Inoltre, attraverso apposite e dettagliate schede, viene autorizzata la riorganizzazione dei Pronto soccorso della rete Covid che avrebbero dovuto rispettare determinati requisiti: aree di pre-triage distinte, ambulatori per sospetti Covid o potenzialmente contagiosi in attesa di diagnosi e area dedicata per soggetti in attesa di tampone, percorso specificamente individuato per paziente Covid, accesso diretto a percorsi dedicati di mezzi di soccorso a spazi di attesa sospetti barellati, diagnostica radiologica dedicata. Solo nel 2022, a conclusione dello stato di emergenza, si scopre che in Calabria sono stati attivati venti posti letto di terapia intensiva su 134, undici posti letto di terapia semi intensiva su 136 previsti. Tra progetti di fattibilità ancora da approvare, progettazioni da avviare, interventi in fase di rimodulazione e lavori ancora fermi si resta in alto mare. Le risorse a disposizione sono oltre 51 milioni di euro. Nel frattempo, i Pronto soccorso sono rimasti così come sono senza percorsi dedicati a pazienti Covid, Tac e radiologie dedicate. Siamo ancora una volta in ritardo. Il tempo passa, continuiamo a fronteggiare continue ondate ma qui non è stato fatto praticamente nulla. Tutto è rimasto sulla carta.
Occhiuto ha vinto le regionali ed è diventato non solo governatore, ma anche Commissario alla Sanità calabrese. Come sta lavorando?
Io ho salutato positivamente la nomina del presidente Occhiuto anche a commissario della Sanità. Il commissariamento ha fallito: sono trascorsi dodici anni e il debito sanitario è aumentato, i Livelli essenziali di assistenza sono peggiorati arrivando nel 2019 a 125 punti, il risultato più basso in assoluto. In dieci anni i calabresi, rispetto agli altri italiani, hanno pagato un miliardo di più a causa delle addizionali regionali, Irpef e Irap, portate al massimo per contenere il disavanzo. Mi auguro che Occhiuto sia in grado di uscire fuori dalla logica degli annunci per imprimere una reale svolta alla Sanità.
Pare ci siano spiragli anche per l’ospedale di Cariati che diventerà presidio di Comunità. Usare il termine spiraglio lo vede esatto o improprio?
Mi auguro che Cariati venga compresa nella nuova proposta di riorganizzazione della Rete ospedaliera. L’ospedale di Comunità, così come è stato previsto, è una struttura a gestione prevalentemente infermieristica che prevede da un minimo di 20 a un massimo di 40 posti letto, e può essere utilizzata per i pazienti a bassa intensità di cura. Io credo che in quell’area, invece, serva un vero e proprio presidio ospedaliero.
Questo PD che tanto deve a Carletto Guccione che si è sacrificato in nome per conto del partito, ricordo la candidatura a sindaco di Cosenza, ad esempio, le darà mai il giusto riconoscimento?
Credo di aver dato a sufficienza alla mia parte politica, così come ho ricevuto tanto anche in termini di consenso elettorale. In politica sono abituato a fare scelte non guardando solo le mie convenienze e lo dimostra il fatto che quando nel 2016 mi fu chiesto, trentadue ore prima dalla scadenza della presentazione delle liste e della candidatura a sindaco, di scendere in campo al posto di chi all’improvviso aveva ritirato la sua candidatura, l’ho fatto senza pensarci due volte, consapevole dell’enorme difficoltà a cui andavo incontro.
Il sipario è caduto sul populismo?
Alle politiche del 2018 il consenso elettorale delle forze populiste del Mezzogiorno arrivò ad oltre il 44 per cento, il Pd si fermò al 14 per cento. Grazie allo splendido “isolamento” e a una gestione basata sull’autosufficienza si arrivò alla più grande sconfitta storica della sinistra italiana. Oggi il M5S ha avuto una mutazione politica ed è profondamente cambiato nei contenuti e nel consenso. Per sconfiggere il populismo, che si è in parte rifugiato nelle ultime elezioni con l’astensionismo, il Partito Democratico deve porsi il problema del posizionamento politico, della sua identità, deve emergere con proposte radicali che vadano nella direzione di dare risposte concrete sulla questione delle disuguaglianze, cresciute a dismisura prima con la pandemia, oggi con la crisi economica.