“Il prossimo 12 giugno, in concomitanza con le elezioni amministrative, i cittadini italiani saranno chiamati al voto per il “Referendum sulla Giustizia Giusta”. Un momento assolutamente importante in quanto i cittadini potranno, finalmente, esprimersi per riformare il sistema giudiziario. Una Riforma che si attende da troppo tempo, atteso che andrà ad incidere, in particolar modo, su un ambito di estrema importanza, quello della Magistratura. Ciò è fondamentale al fine di restituire credibilità e fiducia verso la Costituzione e verso le Istituzioni democratiche in essa disciplinate, particolarmente appannate dopo il recente caso Palamara. Senza trascurare la casistica sugli errori giudiziari. Infatti, secondo i dati ministeriali, in Italia negli ultimi trentuno anni le persone innocenti, risarcite o indennizzate in quanto vittime di ingiuste detenzioni o di errori giudiziari, sono state 30.231, comportando ciò notevoli spese in termini di risarcimento. Facile evincere che il quadro è increscioso ed esige una rivisitazione dell’intero sistema a partire dal suo interno”. Così parla in una nota Lucio Chimento, Dipartimento Giustizia “L’Italia del Meridione”.
“Dei sei quesiti presentati, – continua nella nota – la Corte Costituzionale ne ha ammessi cinque, escludendo quello sulla responsabilità civile diretta dei magistrati.
L’Italia del Meridione, sostenendo la proposta di Lega e Forza Italia, si schiera a favore dei quesiti referendari per le seguenti ragioni.
1) Quesito sulle correnti in Magistratura: anche alla luce di quanto emerso recentemente dalla cronaca, è necessario un riordino nel sistema delle candidature dei magistrati per le elezioni al Consiglio Superiore della Magistratura al fine di arginare lo strapotere “correntizio” e consentendo, in tal modo, la possibilità a qualunque magistrato, non inquadrato nelle logiche “spartitorie”, di candidarsi, garantendo così una pluralità di pensiero.
2) Quesito sui Consigli Giudiziari: è auspicabile l’ammissione alla discussione e al voto nei Consigli Giudiziari della componente laica (avvocati e docenti universitari in materie giuridiche) per ciò che riguarda la valutazione sulla professionalità e competenze personali dei magistrati, ritenuto che, la pluralità di pensiero, scevra da qualsivoglia coinvolgimento di parte e, quindi, distante da potenziali logiche di appartenenza, non può che giovare alla stessa magistratura ed alla collettività.
3) Quesito sulla separazione delle carriere dei magistrati: difendere il principio di una corretta ed imparziale amministrazione della “cosa pubblica” significa evitare, visti gli evidenti possibili conflitti, che un magistrato possa cambiare più volte nel corso della sua carriera la funzione rivestita, ossia da requirente a giudicante e viceversa. Questo è un primo ma significativo passo verso un’auspicabile più ampia ed organica riforma della Magistratura.
4) Quesito sull’abrogazione della custodia cautelare in carcere in determinati casi: come da dettami costituzionali, occorre promuovere la tutela della persona, ancorché attinta da indagini penali e ovviamente non quelle con particolare allarme sociale (criminalità organizzata, eversione ecc.). Resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile “reiterazione del medesimo reato”. “È meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente” (Voltaire).
5) Quesito sulla sospensione, incandidabilità ed ineleggibilità di dai pubblici uffici in caso di condanna non in via definitiva: mai quanto oggi si avverte la necessità di abrogare il D.Lgs n. 235/2012 (meglio conosciuto come “Legge Severino”) e quanto in esso previsto in relazione all’automaticità della sospensione, incandidabilità e/o ineleggibilità di un politico ovvero di un amministratore locale colpito da una condanna penale non definitiva. Ciò, poiché, un siffatto automatismo stride innanzitutto con il basilare principio sotteso al sistema penale italiano, ossia la “presunzione di innocenza” fino a sentenza definitiva ma anche con il fatto che è necessariamente punitiva in caso di successiva assoluzione. La cronaca è piena di casi di politici ovvero amministratori sospesi dall’incarico e successivamente assolti”.
“Alla luce di quanto esposto, – conclude Chimento – il referendum popolare sulla riforma della giustizia sarà un’occasione storica per migliorare l’esistente, contrastando il corporativismo della magistratura e limitando le lentezze e le inefficienze del nostro sistema giudiziario. Il futuro di una giustizia più giusta, efficiente e responsabile passerà dalle nostre mani”.