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Li Gotti (difensore pentiti Cosa Nostra): “Falcone era un grande conoscitore del fenomeno mafioso, la magistratura gli voltò le spalle”

“Giovanni Falcone era un grande conoscitore del fenomeno mafioso perché, sia pure da un’angolazione opposta, era anche lui impregnato di quella capacità per capire la loro mentalità. Falcone era il vero nemico della mafia, non era soltanto un giudice, era colui che capiva i silenzi, le pause, gli sguardi”. Così all’AdnKronos, a 30 anni dalla strage di Capaci, l’avvocato Luigi Li Gotti, storico difensore dei pentiti di Cosa nostra, da Tommaso Buscetta a Gaspare Mutolo fino a Giovanni Brusca. “Falcone – rammenta Li Gotti – ha avuto moltissimi nemici e moltissimi avversari, tanto è vero che, quando si trattò di nominarlo capo dell’Ufficio istruzione a Palermo, fu bocciato dal Csm, che mandò un magistrato che non aveva nessuna esperienza. La nomina di Falcone era naturale, e invece il Csm lo tradì. Il principale nemico di Falcone è stata la magistratura, almeno una parte della magistratura fu sua nemica, fu quella che gli voltò le spalle. E poi ci furono dei nemici anche nelle istituzioni, pure nelle istituzioni di polizia, ma queste erano inimicizie che nascevano dal temere Falcone per le sue indagini”.

Ma “tutto il ‘sistema’ oggi dovrebbe chiedere scusa a Falcone – sottolinea l’avvocato Li Gotti -, la lotta alla mafia, infatti, è una scoperta di pochi decenni fa. Prima la lotta alla mafia era assolutamente ignorata. E con il Maxiprocesso voluto da Falcone che c’è stato un cambiamento. Vennero arrestati e condannati i capi della mafia. Ma fino al 1984, quando iniziò la grande inchiesta fatta da Falcone e Borsellino, la lotta alla mafia era ridotta a poco, perché c’erano dei patti che per primo ruppe Rocco Chinnici. Il patto era quello che bisognava perseguire i singoli reati ma non contestare mai il reato associativo, e Chinnici ruppe questo patto, ecco perché fu ucciso. Caponnetto poi ebbe la grande intuizione del pool e Falcone proseguì questo lavoro sapendo però di vivere in un ambiente ostile. In questo senso il ‘sistema’ dovrebbe chiedere scusa a Falcone per aver convissuto con la mafia, nel senso che la parola ‘mafia’ era quasi non pronunciata, anche dagli alti vertici”.

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