«Non è confortante quanto emerge dall’esame della programmazione europea per gli anni 2021-2027 elaborata dalla giunta. E la lacunosità degli interventi previsti, uniti alla loro parcellizzazione, ci lascia preoccupati anche per quel che riguarda la messa a terra delle risorse inserite nel Pnrr».
I consiglieri regionali del Pd Nicola Irto, Ernesto Alecci, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Raffaele Mammoliti, esprimono forti critiche alla programmazione della spesa europea arrivata a palazzo Campanella.
«Dopo un’attenta analisi del contesto che ci troviamo a vivere, con le emergenze economiche determinate da due anni di pandemia da Covid 19 e lo scoppio della guerra in Ucraina, la programmazione europea che ci troviamo a discutere diventa fumosa. Si perde in un’analisi minuziosa del contesto calabrese in cui ci si trova operare e con difficoltà amplificate rispetto al resto dell’Europa proprio a causa della pregressa fragilità della sua economia e del suo tessuto sociale. Come è avvenuto già per altri documenti e normative sottoposte all’attenzione del Consiglio regionale in questa legislatura, però, ad un’analisi dei problemi non seguono le soluzioni. Né viene immaginata un’idea complessiva dello sviluppo futuro della nostra Regione in un arco temporale fondamentale che arriva fino al 2027».
«La spesa viene parcellizzata in centinaia di obiettivi e priorità. Non emergono chiaramente i collegamenti fra le singole azioni di spesa che, inoltre, con grande difficoltà possono essere inseriti in un quadro unitario. Se l’obiettivo di un documento di programmazione è quello di legare strategicamente gli interventi fra loro e renderli sinergici, questo sforzo risulta totalmente assente».
«Siamo davanti a una lista della spesa di interventi molto finemente dettagliata, ma di cui non si coglie una direzione strategica. Obiettivi, indicatori, risorse, analisi economiche sono sviluppate con sufficiente dettaglio, ma senza avere un’anima».
«Il programma, poi, si dimostra molto complesso da gestire con connessioni sia orizzontali, sia verticali degli innumerevoli obiettivi e priorità. Un programma del genere ha bisogno di un robusto sistema di governance e di controllo per produrre risultati unitari e potere funzionare in modo adeguato. Di questo non vi è traccia nella programmazione e tutto lascia pensare che lo schema di governance rispecchi quello dei precedenti programmi. E se già con programmi più semplici la gestione è stata molto precaria, con un programma di tale complessità si rischia l’ingorgo e lo stallo».
«Manca, infine, in modo totale un’idea di quale Calabria si vuole progettare e di quale modello di sviluppo si vuole dare a questa regione. Ed è l’aspetto più grave e, ribadiamo, desta preoccupazione anche per gli investimenti da realizzare con il Pnrr sui quali continua ad esserci enorme incertezza».