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Gal “Serre Calabresi”: musei d’impresa, strumenti per narrare il passato e costruire il futuro. Il tema dell’evento formativo rivolto agli studenti di Vibo Valentia

Il ruolo dei musei d’impresa, custodi di storia, emblemi di realtà economiche che hanno inciso sul territorio, la loro importanza sotto il profilo culturale e sociale, la loro attitudine ad essere strumento per costruire sviluppo, sono stati questi i temi portanti dell’evento formativo del Gal “Serre Calabresi”, rivolto a studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Enzo Ferrari” di Chiaravalle e a studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Luigi Einaudi” di Serra San Bruno (Vv). I giovani, coloro che, a breve o fra qualche anno, intraprenderanno un nuovo percorso di studi o entreranno nel mondo del lavoro, sono stati così i destinatari della manifestazione finale del Progetto di cooperazione interterritoriale “Rete dei Musei d’Impresa” (misura 19.3 del Psr Calabria).
Il valore dei musei d’impresa, della formazione, il ruolo del Gal
I musei d’impresa sono testimoni della lungimiranza degli imprenditori, capaci di immaginare un futuro dove ancora non c’era, della loro caparbietà, del loro coraggio di andare avanti tra tante difficoltà, su una strada che hanno tracciato seguendo il progetto che avevano in mente o il loro sogno. I musei d’impresa oltre che simbolo d’identità, rappresentano opportunità, ha osservato Marziale Battaglia, presidente del Gal “Serre Calabresi, il quale si è soffermato anche: sul lavoro dei Gruppi di Azione locale per trasformare le idee in progetti e i progetti in risultati, sul supporto a chi vuole fare impresa e sulla forza della rete.
Quando si parla di territorio e di futuro la platea migliore è quella dei ragazzi, ha così commentato Fabio Guarna, dirigente dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Enzo Ferrari”, evidenziando il valore della formazione e dell’orientamento per gli istituti tecnici. Angela Iennarella, docente incaricata di Funzione strumentale alle attività di Fsl (Formazione Scuola Lavoro), intervenuta in rappresentanza dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Luigi Einaudi”, ha condiviso l’importanza dell’evento in un territorio dove non ci sono molte occasioni di orientamento professionale e di sviluppare competenze.
Carolina Scicchitano, direttore del Gal “Serre Calabresi”, ha evidenziato la rilevanza di conoscere le istituzioni presenti sul territorio e che lavorano per la sua crescita, introducendo il ruolo del Gal “Serre Calabresi, società pubblico-privata operante da oltre 25 anni, che attraverso la propria strategia punta a creare opportunità per giovani, aziende e Comuni in un’ottica di sviluppo locale. Nella dimensione di crescita e valorizzazione del territorio s’inserisce anche il Progetto di cooperazione interterritoriale “Rete dei Musei d’Impresa”, condiviso da tutti i Gal della Regione con capofila il Gal “Kroton”.
Il progetto
Nel quadro di questa collaborazione, il Gal “Serre Calabresi” ha redatto un progetto pilota, finalizzato a ricostruire e a documentare la storia delle aziende che si sono distinte per continuità, radicamento sociale e valore storico.
Sono state mappate realtà museali già presenti e possibili, attraverso un lavoro di ricerca e analisi, attraverso la compilazione di una specifica scheda, come spiegato da Carmen Amelio, responsabile del progetto Dedalo Società Cooperativa – Impresa sociale. La classificazione è stata effettuata secondo i seguenti modelli: museo narrativo, museo tecnico-scientifico, museo esperienziale /immersivo, experience center e museo diffuso.
La mappatura è stata realizzata in modo partecipato, attraverso la raccolta di testimonianze, documenti, materiali e processi produttivi, per raccontare in maniera immediata e rigorosa l’evoluzione economica del territorio.
La narrazione ha inteso valorizzare persone, saperi, tecniche e processi che hanno contribuito, nel tempo, a modellare il tessuto economico e sociale delle comunità locali.
Con la divulgazione dei risultati del progetto, con la condivisione e la narrazione di alcune delle esperienze mappate, si è voluto diffondere una maggiore consapevolezza del patrimonio del museo d’impresa e delle sue potenzialità, per promuovere, anche attraverso le nuove generazioni, il coinvolgimento attivo della comunità locale.
I musei d’impresa: una chiave di lettura per scrivere una nuova storia
La manifestazione si è arricchita della presenza di esperti.
L’intervento di Giovanni Renda, presidente dell’Associazione Borghi da Ri..Vivere, impegnata a raccogliere in un manifesto, da presentare nei prossimi mesi a Roma alla politica nazionale: le istanze e le proposte per dare nuova forza ai borghi, per trasformarli attraverso progetti concreti in «laboratori di futuro», «radici vive e motori di speranza».
«I Borghi e i musei non sono temi astratti, riguardano le nostre comunità e il futuro dei nostri territori. I borghi italiani e, in particolare quelli calabresi, sono archivi viventi di memoria. Ogni pietra racconta una storia, ogni vicolo custodisce un segreto, ogni piazza è un luogo d’incontro. Nei borghi si respirano tradizioni, dialetti, mestieri antichi, architetture che ci parlano di chi siamo e di chi eravamo» ha dichiarato.
«I borghi sono radici di identità», ma sono chiamati ad affrontare sfide difficili: spopolamento, invecchiamento della popolazione e perdita di servizi essenziali. «Ogni partenza – ha proseguito –lascia un vuoto, ogni assenza indebolisce la comunità, ogni distanza rischia di far dimenticare chi siamo. Allora, difendere i borghi significa difendere la possibilità di restare. In questo scenario i musei assumono un ruolo cruciale. Non sono più soltanto deposito di oggetti o testimoniante del passato, ma luoghi dinamici di racconto e di interpretazione, capaci di trasformarsi in strumenti di sviluppo. Il museo diventa un ponte tra memoria e futuro: raccoglie le storie dei territori, le restituisce ai cittadini e le offre ai visitatori come chiave di lettura per comprendere l’anima dei borghi».
Un intero borgo può diventare un museo a cielo aperto, pronto a raccontare la sua storia. «Il museo nei borghi – ha spiegato – è cultura che diventa conoscenza. È socialità che si rafforza, è economia. Può generare nuove professionalità, dare visibilità al borgo, stimolare attività collaterali, quali artigianato, ristorazione e ospitalità» Ma per rendere un borgo attrattivo non bastano eventi occasionali, occorrono percorsi strutturali e continui, occorre promuovere un turismo consapevole e sostenibile.
«La vera forza nasce quando i musei si mettono in rete», creando un mosaico di storie e di identità. Il progetto “Rete dei Musei d’impresa” rappresenta, per Renda, «un esempio concreto di come la cooperazione possa valorizzare la memoria e trasformarla in sviluppo».
Ettore Ruggiero, coordinatore di Make it Puglia – Rete del Turismo industriale e docente presso l’Università di Bari, si è soffermato sulle imprese del Made in Italy quali attrattori turistici, partendo dai seguenti presupposti: una domanda crescente di turismo e di turismo culturale di elevata qualità, la forza del “Made in Italy”, ricercato, apprezzato anche sotto il profilo turistico, il dato che il turismo industriale, in crescita nel mondo ed anche in Italia, può essere di grande attrattività, infine per crescere come destinazione turistica molte regioni italiane hanno bisogno di moltiplicare le attrazioni lungo l’arco dell’anno. Da qui la sfida di dare risalto, in questa dimensione, ai luoghi di produzione, del «saper fare», e la definizione di turismo industriale o turismo d’impresa: «un insieme di attività volte alla conoscenza e alla scoperta dei luoghi, dei manufatti, delle strutture, dei processi e delle persone che identificano lo stile di vita e di produzione di uno specifico territorio», al quale sono collegate le azioni finalizzate a promuovere la visita dei territori nei quali si trovano le imprese, agli impianti di produzione, ai musei e agli archivi aziendali.
«Molte imprese, piccole o grandi, custodiscono archivi storici, memorie dei lavoratori, tecnologie uniche, collezioni di prodotti iconici, spesso non valorizzati» ha osservato Ruggiero. Elementi, ha illustrato, che possono concorrere alla crescita del brand e del territorio, luoghi educativi per scuole, istituti tecnici e università, attrattori turistici integrabili in reti regionali, spazi di identità e comunità, luoghi che possono contribuire all’orientamento professionale e rafforzare la reputazione delle filiere industriali del Sud. Il turismo industriale, è stato ancora evidenziato, in Italia cresce del 12-15% annuo e nel Meridione potrebbe crescere con margini ancora più ampi.
«I musei d’impresa rappresentano un’occasione unica per trasformare il Sud Italia in una regione capace di raccontare il proprio lavoro, la propria storia produttiva e la propria identità industriale. Per realizzare questo potenziale servono politiche pubbliche, investimenti mirati, alleanze territoriali e una cultura dell’apertura che valorizzi imprese, comunità e territori» ha osservato.
L’esperienza di chi ha fatto impresa
Presenti anche imprenditori locali con le loro testimonianze dirette.
Miriam Pugliese, è intervenuta in rappresentanza della Cooperativa “Nido di Seta”, che a San Floro, circa dodici anni fa, ha ripreso l’antica filiera della gelsibachicoltura, curando tutto il processo dalla terra alla produzione del filato, alla tintura con coloranti naturali, alla tessitura della seta su antichi telai, spaziando dall’agricoltura all’artigianato, volgendo con diverse attività anche al al turismo nazionale e internazionale. Miriam Pugliese ha richiamato l’attenzione sull’importanza di conoscere le lingue, che consentono di andare oltre, quando non si hanno altri strumenti e sulla necessità di raccontare un sapere antico, ma in maniera moderna.

Pasquale Perronace, ha portato l’esempio dell’Agriturismo “Villa Vittoria”, sorto a Guardavalle, nel 1998, dal proposito di ridare vita ad antichi caseggiati e a terreni agricoli e con l’intenzione di valorizzare l’autenticità della Calabria. Un luogo che riflette l’identità e storia del territorio, anche attraverso la Masseria Torre Zuvinu, che accoglie il Museo del Trappeto, il Museo del Vino e le antiche strutture idrauliche con l’itinerario “Il Cammino dell’Acqua”. Perronace ha esortato a guardare alla «miniera che si trova sotto di noi».
Due storie queste anche di ritorni, di chi è stato fuori e ha saputo guardare la sua terra con nuovi occhi.

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