Con la conversazione della Prof.ssa Lucietta Di Paola Lo Castro, già Professore Associato di Storia Romana e di Istituzioni e Società nell’antica Roma presso l’ Università di Messina nonché Direttore della rivista “Il Maurolico”, sul tema “Attributi e simboli di potere di alcune Augustae in epoca tardoantica. Influenza e ruoli esercitati nella e sulla politica imperiale” che si terrà giovedì 28 agosto sempre presso la Villetta De Nava alle ore 18,00 l’Associazione Culturale Anassilaos conclude gli incontri di agosto del ciclo la “Percezione del tempo tra Antico, Moderno e Contemporaneità, promossi con la stessa Biblioteca De Nava, e inseriti nella programmazione estiva del Comune di Reggio Calabria con il patrocinio del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina; del Liceo Classico “Tommaso Campanella di Reggio Calabria; della Sezione Ibico Reggio Calabria dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (AICC). Già da un certo numero di anni gli storici dell’impero romano hanno indirizzato le loro ricerche verso le donne della famiglia imperiale, oggetto già al loro tempo di una campagna denigratoria , oggi diremmo di gossip, che si proponeva di colpire tutte quelle imperatrici che dimostravano una certa indipendenza e/o una capacità di giudizio politico non inferiore a quella degli imperatori regnanti, fossero mariti, figli, fratelli, da Messalina, moglie di Claudio che Giovenale definisce “prostituta imperiale” e frequentatrice dei bordelli romani ad Agrippina, madre di Nerone accusata di incesto nei confronti dell’ancor giovane figlio fino a Teodora, moglie di Giustiniano, immortalata con il marito nei mosaici di San Vitale a Ravenna, che sarebbe stata addirittura una prostituta prima che l’augusto consorte la elevasse all’impero. In tutto questo prevale il pregiudizio maschilista, non nuovo e tuttora in parte presente, che la donna non possa governare lo stato e sia inadatta alla politica. Giova comunque ricordare che nell’impero romano l’Imperatore era soprattutto il capo dell’esercito e delle legioni e che i “milites”, i soldati mai avrebbero potuto obbedire a una donna la quale invece poteva essere onorata in quanto moglie, madre, figlia o sorella del comandante in capo. Ciò non toglie che nel corso della storia madri, mogli e sorelle dei regnanti, esercitassero di fatto un grande potere, giuridicamente non riconosciuto ma esercitato di fatto, in ambiti tradizionalmente riservati agli imperatori (successione dinastica, burocrazia, legislazione), ovvero intervenissero in spazi pubblici. La conversazione della studiosa, dopo aver analizzato l’appellativo ‘Augusta‘, conferito alla morte di Augusto alla sua vedova Livia e poi di seguito al altre imperatrici, si propone, attraverso un articolato confronto tra fonti letterarie, epigrafiche, giuridiche e numismatiche pertinenti, di delineare privilegi e ruolo a corte e quindi di analizzare gli attributi e i simboli di potere (manus dei e diadema) delle ‘imperatrici’ in epoca tardoantica come Elena, Licinia Eudoxia, Pulcheria, Galla Placidia, Teodora, Eufemia, Arianna, etc. ). L’attenzione quindi sarà focalizzata, tramite esemplificazioni mirate, sui loro poteri giuridicamente non riconosciuti ma esercitati di fatto in ambiti tradizionalmente riservati agli imperatori “maschi”. In particolare verrà esaminato il caso del restauro delle terme da parte di Elena, madre di Costantino, il cui intervento è stato effettuato prima di essere Augusta. Si tratta di una testimonianza epigrafica notevole che denota il suo potere e la sua influenza a corte come domina e mater dell’imperatore e avia (nonna) dei due Cesari Costantino e Costanzo.
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