In riva allo Stretto, un interessante seminario che ha visto un confronto aperto tra docenti ed esperti di Pedagogia Clinica, scienza nata da un processo di osservazioni, di ricerca e sperimentazione per far fronte a fenomeni e condotte socioeducative e culturali. Durante l’incontro, svoltosi sabato pomeriggio nell’aula Socrates del Liceo Scientifico Statale “A. Volta”, si è parlato di “Storia della Pedagogia Clinica”, titolo anche del volume della professoressa Marta Mani ed è proprio la stessa pedagogista clinico a spiegare il fine del libro che “celebra il cinquantennale della Pedagogia Clinica, della professione di pedagogista clinico e di tutti coloro che, in questo lungo periodo, si sono impegnati nel mantenere e sostenere l’obbligo di soddisfare con aiuti educativi il vasto ambito dei bisogni della persona, cellula sociale dalla cui funzione ha origine il cambiamento culturale e socio-politico”.
Domande e risposte che hanno visto protagonisti la dirigente scolastica Maria Rosa Monterosso, la pedagogista clinico direttore Anpec e Sinpe Calabria Francesca Cartellà, il presidente nazionale Anpec e Sinpe Guido Pesci e il Corpo docente dell’istituto reggino.
“Abbiamo voluto parlare di Pedagogia Clinica perché se ne parla troppo poco – esordisce la dirigente Monterosso -. La scuola deve formare l’uomo, il cittadino e come esponenti del mondo scolastico ci siamo resi conto che sta diventando sempre più importante favorire l’ascolto. Diverse sono le problematiche che gli adolescenti vivono ma, a fronte di tutte queste, c’è sempre meno gente pronta ad ascoltare e supportare chi ha bisogno. Con questo evento, possiamo conoscere l’evoluzione della Pedagogia Clinica e quale sia l’aiuto che il pedagogista può offrire alla scuola nel campo dell’educazione. La finalità primaria di ogni istituto è l’educazione e, nel corso degli ultimi decenni, ce ne siamo un po’ dimenticati tanto che la crisi educativa si è trasformata secondo Papa Francesco, in catastrofe educativa. Oggi, – conclude la dirigente – ne viviamo tutti gli effetti nefasti ed è importante che la scuola si riappropri del proprio ruolo di principale agenzia educativa”.
La professoressa Mani non può che partire dalle origini, gli anni ’60-1974 sino ad arrivare ai giorni nostri, soffermandosi su quel “gruppo di illustri uomini di scienza e di cultura che hanno scovato un terreno fertile facendo germogliare un seme prezioso”.
“Il professor Pesci insieme a tanti altri docenti fiorentini, si ritrovava in strada per confrontarsi, tutti erano mossi dall’esigenza di dare risposte sociali e un aiuto educativo – ricorda la pedagogista clinica -. Le situazioni di emarginazione erano tantissime e queste professionalità hanno sentito forte la necessità di non escludere gli altri. In quel periodo, erano molto impegnati nella ricerca e l’impegno, il fervore, la voglia di dare dei riscontri, era il motore di questo team di professionisti che ha portato contributi vari e validissimi alla ricerca nell’ambito educativo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Direttore Scientifico della “Scuola Internazionale di Pedagogia Clinica”, Pesci che postilla: “Per noi, l’aggettivo clinica sta ad indicare l’aiuto alla persona quindi, non ha niente di sanitario ma, è un aiuto fattivo attraverso modalità utili, indispensabili alle persone che vivono situazioni di difficoltà e di disagio. La Pedagogia Clinica si avvale oggi, di strumenti, metodi, tecnologie diverse tali da offrire opportunità di risveglio e riequilibrio in ogni situazione di vita”.
Il padre fondatore della Pedagogia Clinica non può anche che rimarcare “il lungo percorso evolutivo di questa scienza, 50 anni fatti di ricerca, studio, sperimentazione dove ognuno ha dato contributi propri allo sviluppo e alla conoscenza della disciplina”.
Sulle problematiche riscontrate nei ragazzi e come aiutare questi ad affrontare le criticità, si sofferma la pedagogista Cartellà che conclude: “C’è tanto lavoro da fare con i giovani perché una volta usciti da scuola, devono saper affrontare la vita. Noi affrontiamo le situazioni di bisogni educativi speciali, di disagio, mettiamo insieme la famiglia con la scuola. Il liceo scientifico Volta è cresciuto tanto, la sua dirigente apre le porte a progetti importanti ma, soprattutto, rimarca sempre la sua finalità che è il benessere dell’alunno. Questa è una scuola che ascolta e grazie al lavoro sinergico dei docenti, ho la speranza che le cose possano cambiare anche in un territorio come il nostro, provato da tante difficoltà”.