“A volte bisogna rischiar, fare altre cose. Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni” - Tiziano Terzani
HomeAgoràAgorà Reggio CalabriaIncontro in memoria di "Giuseppe Foti - Dall'Etruria alla Magna Grecia": domani...

Incontro in memoria di “Giuseppe Foti – Dall’Etruria alla Magna Grecia”: domani al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria

Un simposio di archeologia, con l’autorevole contributo degli Accademici dei Lincei Pietro Giovanni Guzzo e Paola Pelagatti, per ricordare e onorare la figura del soprintendente, studioso, ricercatore Giuseppe Foti, l’iniziativa è promossa dalla delegazione FAI di Reggio Calabria, insieme a Touring Club RC, Italia Nostra RC e Amici del Museo Archeologico Nazionale RC, per rendere il giusto omaggio a una indimenticabile figura che tanto si è prodigata per la cultura e per la Calabria.

L’incontro “Giuseppe Foti – Dall’Etruria alla Magna Grecia. Storia di un archeologo reggino” si terrà Venerdì 16 febbraio 2024 alle ore 9,30 presso la Sala conferenze del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Coordina i lavori Rocco Gangemi – direzione regionale FAI Calabria.
I saluti istituzionali saranno affidati al Sindaco della Città Metropolitana e della Città di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, al Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria Fabrizio Sudano e per la Soprintendenza ABAP della Città Metropolitana di Reggio Calabria e della Provincia di Vibo Valentia all’architetto Roberta Filocamo.
Seguiranno gli interventi delle associazioni: Fulvio Rizzo (Amici del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria), Domenica Porpiglia (FAI – Delegazione di Reggio Calabria), Rossella Agostino (Italia Nostra – sezione di Reggio Calabria) e Francesco Zuccarello Cimino (TCI – Club di territorio di Reggio Calabria).
Un incontro che conterà su figure di primissimo piano del mondo istituzionale e della ricerca: Pietro Giovanni Guzzo, Accademia Nazionale dei Lincei; Elena Lattanzi, già Soprintendente ai Beni archeologici della Calabria, e Paola Pelagatti (da remoto), Accademia Nazionale dei Lincei.
Per la famiglia Foti, interverrà il figlio Alessandro.
La straordinaria rilevanza degli studi condotti da Foti e le sue azioni costanti a beneficio del patrimonio culturale – anche grazie ai numerosi incarichi istituzionali ricoperti – costituiscono, insieme al lodevole impegno profuso nel valorizzare la Calabria e i suoi beni culturali, una eredità di cui conservare memoria.
Le testimonianze di Claudio Sabbione e Roberto Spadea, già Direttori archeologi della soprintendenza archeologica della Calabria, offriranno un contributo ricco di ricordi e aneddoti su una personalità eccelsa di cui è arduo sintetizzare l’opera: basti ricordare che nel 1961 Foti si trasferisce a Reggio Calabria come Soprintendente alle Antichità della Calabria e direttore del Museo archeologico nazionale, dove svolgerà l’incarico fino alla sua scomparsa il 30 giugno 1981.
Promuoverà scavi e ricerche in tutta la regione, con la collaborazione di studiosi di grande fama e professionalità. Da ricordare l’avanzamento della ricerca preistorica con il rinvenimento del Bos primigenius, risalente al Paleolitico superiore, nella Grotta del Romito, o lo scavo della Grotta della Madonna di Praia a Mare. Nel territorio di Sibari avvierà campagne di scavo a Francavilla Marittima, affidate alla direzione della mitica Paola Zancani con la collaborazione della Società Magna Grecia di Paolo Orsi e Umberto Zanotti Bianco.
Negli anni Sessanta promuoverà le ricerche di Amendolara e negli anni Settanta del secolo scorso scavi a Crotone, Gioia Tauro, Vibo Valentia e, successivamente, a Locri Epizephiri.
Istituirà i Musei di Locri, Vibo Valentia, Amendolara, la prima esposizione a Sibari e – non ultimo – allestirà il Museo Nazionale di Reggio Calabria.
Per l’archeologia subacquea affiderà lo scavo del relitto di Porticello alla direzione del prof. D. I. Owen del Museo dell’Università di Pennsylvania. Uno scavo che, con il rinvenimento della Testa del cosiddetto Filosofo, segna l’inizio della ricerca archeologica subacquea in Calabria.
Solo una sintesi sommaria, di quanto realizzato dal Soprintendente Giuseppe Foti, per arrivare alla scoperta più famosa: le statue di Riace.
Da qui la volontà di realizzare una iniziativa che ne mettesse in luce la vita e le opere, con rigore scientifico.

Nota biografica integrale Giuseppe Foti
Giuseppe Foti nasce il 10 luglio 1922 a Reggio Calabria e si laurea all’Università di Palermo nel 1944. Viene assunto alla Soprintendenza calabrese con funzioni di ispettore nel 1945 e insegna come assistente alla cattedra di Storia antica presso l’università di Messina.
Nel 1946 si trasferisce alla Soprintendenza di Bologna e quindi a Roma alla Soprintendenza per l’Etruria meridionale di Roma II, con sede a Villa Giulia dove opererà fino al 1955. Qui curerà l’archeologia del territorio della provincia di Viterbo e l’allestimento di alcune sezioni del Museo Nazionale di Villa Giulia.
Nel 1961 si trasferisce a Reggio Calabria come Soprintendente alle Antichità della Calabria e direttore del Museo archeologico nazionale, dove svolgerà l’incarico fino alla sua scomparsa il 30 giugno 1981.
Promuove scavi e ricerche in tutta la regione con la collaborazione di studiosi di grande fama e professionalità. Basta ricordare l’avanzamento della ricerca preistorica con il rinvenimento del Bos primigenius, risalente al Paleolitico superiore, nella Grotta del Romito, affidata a Paolo Graziosi, massimo esperto del settore, e al suo team dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze; o lo scavo della Grotta della Madonna di Praia a Mare affidato all’Istituto di paletnologia di Roma, diretto da Luigi Cardini.

Nel territorio di Sibari avvia campagne di scavo a Francavilla Marittima, che affida alla direzione della mitica Paola Zancani con la collaborazione della Società Magna Grecia di Paolo Orsi e Umberto Zanotti Bianco; vengono così alla luce sia la necropoli enotria di Macchiabate sia il santuario di frontiera sibarita del Timpone della Motta. Ed ancora negli anni Sessanta promuove le ricerche di Amendolara centro indigeno sottoposto al dominio politico e culturale di Sibari, affidate a Juliette de la Genière. Negli anni Settanta del secolo scorso effettua scavi a Crotone, a Gioia Tauro a Vibo Valentia, centri presi d’assalto dalla speculazione edilizia. A partire dagli anni Settanta assicura scavi continui e regolari a Locri Epizephiri nella zona di Centocamere con la collaborazione dell’Università di Torino del prof. Gullini che dà un fondamentale contributo alla conoscenza dell’urbanistica e dell’edilizia privata della colonia. Istituisce i Musei di Locri, Vibo Valentia, Amendolara, la prima esposizione a Sibari, e non ultimo allestisce il Museo Nazionale di Reggio Calabria.
La sua attività si distingue per la particolare attenzione all’archeologia subacquea tanto che affida alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, lo scavo del relitto di Porticello alla direzione del prof. D. I. Owen del Museo dell’Università di Pennsylvania (una delle istituzioni all’avanguardia per quel tempo); scavo che con il rinvenimento della Testa del cosiddetto filosofo, segna l’inizio della ricerca archeologica subacquea in Calabria.
La scoperta più famosa, quella delle due statue di Riace, risale all’agosto del 1972, quando Foti, dopo avere incontrato lo scopritore Stefano Mariottini, ne organizza il recupero chiedendo la collaborazione del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Messina ed in procinto di partire per un breve viaggio in sua assenza, incarica delle attività di recupero, il funzionario più alto in grado Piero Giovanni Guzzo.
Al ritorno si mette subito al lavoro con la consapevolezza che il restauro dei due “eroi venuti dal mare” sarebbe stato un impegno notevole e delicato. Riconosce le due statue come creazioni della bronzistica greca da ascriversi alla grande tradizione artistica del V sec. a.C. e dopo il primo intervento per la desalinizzazione presso la Soprintendenza calabrese, per il loro restauro che allora immaginò essere quello definitivo, sceglie il laboratorio della Soprintendenza archeologica della Toscana guidata da Francesco Nicosia, all’epoca il più attrezzato in campo nazionale per la conservazione dei reperti metallici.
Come ha previsto, le attività di restauro sono complesse, durano otto anni e si concludono con una prima esposizione dei due eroi a Firenze (dicembre 1980-gennaio 1981) e poi a Roma al Quirinale (giugno-luglio 1981). Per l’esposizione delle due statue al Museo nazionale di Reggio Calabria, Foti concepisce l’allestimento di un ampio salone che avrebbe ospitato tutti i reperti subacquei rinvenuti fino ad allora nella regione, contestualizzando il rinvenimento degli eroi di Riace che sarebbero stati esposti insieme alla testa del Filosofo rinvenuta nelle acque calabresi dello Stretto di Messina. Tanto impegno e determinazione portano all’ inaugurazione della nuova esposizione del Museo Nazionale di Reggio Calabria che purtroppo non riesce a vedere completata perché viene a mancare circa un anno prima.

Articoli Correlati