Presentazione del libro
I canti del Canonico
di Francesco Procopio (1779-1841)
Laruffa editore
con:
Paola Radici Colace – Già Professore Ordinario di Filologia Classica Università di Messina
Francesco Giordano – Già docente di Lettere Liceo Classico di Locri
Marianna La Cava – Curatrice del volume
La raccolta poetica del canonico Francesco Procopio è un piccolo scrigno di raffinata bellezza, composto da tre canti ispirati alle parti del giorno, quattro canti ispirati alle stagioni e un sonetto conclusivo.
All’interno di questa struttura scorrono versi eleganti che rimandano a mondi ideali popolati da personaggi mitologici e a luoghi realistici in cui si svolge la vita quotidiana. L’Autore dei Canti affida alla penna la sua passione amorosa e dalle sue mani come per magia il lettore, con l’ausilio delle note a piè di pagina, può percepire una realtà multisensoriale fatta di luce e di colori, di canti e di suoni, di profumi e di altri odori, di terra, di cielo e di mare, con i tempi cadenzati in un’alternanza di contrasti che fanno volare in alto l’immaginazione.
I Canti sono un inno alla laboriosità del mondo rurale che attende alla coltivazione dei campi, alle attività di pastorizia, mietitura, vendemmia, apicultura, in armonia con una Natura idealizzata che dispensa prodotti di stagione a volontà ed inebria l’olfatto con le sue fragranze floreali.
Nell’esplosione di energia e vitalità emanata dagli dei dell’Olimpo e dalle divinità del Parnaso il protagonista incontra la sua musa ispiratrice, la divina Dori, e la invita nell’umile capanna protetta dai Lari, al riparo dall’afa del giorno e dal chiasso di deliranti feste dionisiache. Alle ombre della sera e alle tenebre della notte si associano sensazioni di paura e visioni angosciose. Nel ciclo delle stagioni è simboleggiata la parabola della vita umana con il malinconico ricordo di un tempo felice.
FRANCESCO PROCOPIO
(Bovalino, 1779-1841) figlio del giureconsulto Pasquale Procopio e di Elisabetta D’Agostino, fu maestro di Grammatica presso il Seminario di Oppido, in Calabria, dove già suo padre era stato maestro di umanità superiore ed eloquenza. Il canonico, discendente da una illustre famiglia distintasi negli studi umanistici, teologici, giuridici e scientifici, è vissuto in un ambiente privilegiato che gli ha aperto le porte della conoscenza. In sua memoria furono scritte le seguenti parole di lode: «Spezzò finché visse il pane della sapienza».
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Sabato 29 luglio 2023
ore 21,30
Parco delle Rimembranze
(di fronte stazione FS)
Bovalino (RC)