Il Circolo Culturale “L’Agorà” si interessa da tempo al tema dei Caduti civili durante i bombardamenti del 6 maggio 1943 per mano delle fortezze volanti statunitensi (B 17 G) o quelle inglesi (B 17), che sganciarono il loro carico di morte sui reggini, causando morte e devastazione.
Diversi momenti organizzativi da parte del sodalizio culturale reggino a far data dal 1999 ed una richiesta ufficiale datata 2019 indirizzata al Sindaco, al Segretario Generale ed al Presidente della Commissione Toponomastica, avente ad oggetto intitolazione di un luogo pubblico con la dicitura “VITTIME DEI BOMBARDAMENTI DEL 6 MAGGIO 1943” che a tutt’oggi non ha avuto esito.
Nell’androne di Palazzo San Giorgio, in Reggio Calabria, sede dell’Amministrazione Comunale, è posta una lapide commemorativa che recita: “con furore bellico indiscriminato recò lutto e rovina, stroncando giovini vite, sconvolgendo ridenti contrade fugando negli antri marini la sgomenta Fata Morgana“. Gli argomentati versi si riferiscono ai bombardamenti che interessarono la nostra Città nel corso della primavera e dell’estate del 1943. Queste brevi premesse per ricordare prima a noi stessi prima che agli altri, che il Circolo Culturale “L’Agorà” si interessa da tempo al tema dei Caduti civili durante i bombardamenti del 6 maggio 1943 per mano delle fortezze volanti statunitensi (B 17 G) o quelle inglesi (B 17), che sganciarono il loro carico di morte sui reggini, causando morte e devastazione. Prima di entrare nello specifico, si vuole ricordare alcuni momenti organizzativi a cura di questa Associazione:
6 maggio 1999: celebrazione di una funzione religiosa svoltasi presso la Chiesa di San Giorgio al Corso, officiata dal parroco don Nuccio Santoro, che nel corso della quale ricordò ai fedeli quel triste evento in cui persero la vita tanti innocenti;
6 maggio 2002: organizzazione di una giornata di studio relazionata dal Prof. Alberto Cafarelli e la testimonianza di diversi reggini che ricordarono quei tragici momenti. Dopo l’incontro, la celebrazione della funzione religiosa presso la Chiesa di San Giorgio al Corso, officiata dallo stesso parroco don Nuccio Santoro ;
6 maggio 2005: realizzazione di un dossier fotografico sui segni dei bombardamenti presenti sulle parte esterne degli edifici ubicati in diverse zone cittadine dove sulle facciate abitative si scorgono quelle ferite provocate dalle schegge delle bombe;
6 maggio 2008: realizzazione di un dossier statistico (periodo 1940-1945) dove si evince che i morti civili superano i morti militari:
27 aprile 2017: organizzazione di una giornata di studi avente come tema “La paura viene dal cielo: storie di donne e di uomini durante i bombardamenti del 1943” con gli interventi di Antonino Megali (Circolo Culturale “L’Agorà”) Gerardo Pontecorvo (scrittore) , Giovanni Crea (ricercatore) e la testimonianza di diversi reggini a riguardo quei tragici momenti.;
19 marzo 2018: realizzazione di un dossier sui i bombardamenti del 1943;
4 luglio 2019: inoltro a mezzo PEC di un’apposita istanza al Comune di Reggio Calabria, indirizzata al Sindaco, al Segretario Generale ed al Presidente della Commissione Toponomastica, avente ad oggetto intitolazione di un luogo pubblico con la dicitura “VITTIME DEI BOMBARDAMENTI DEL 6 MAGGIO 1943“. Quella richiesta traeva spunto da una sollecitazione culturale da parte dell’amministrazione Falcomatà relativa all’intitolazione della piazza ubicata nell’Isolato 87-88 di Tremulini. I vari raid aerei che colpirono Reggio Calabria ebbero il loro apice nella giornata del 6 maggio del 1943, quanto vennero scaricate sulla Città centinaia di tonnellate di ordigni che furono causa di lutti e devastazioni in diverse zone, tra le quali Tremulini. Il Circolo Culturale “L’Agorà” pur tenendo conto dell’encomiabile procedura del “processo partecipativo” che pur sempre rappresenta un passaggio di percorso che molto spesso fa da intralcio ad un immediato raggiungimento dell’obiettivo prefissato, inviò apposita richiesta ufficiale, tramite PEC, senza ricevere alcuna risposta in tal senso.
A riguardo le dolorose vicende relative ai bombardamenti di Reggio Calabria, essi si verificarono a più riprese nel corso della primavera e dell’estate 1943, nel quadro delle operazioni aeree alleate contro l’Italia fascista. La città , che contava circa 130.000 abitanti, aveva un aeroporto, un importante nodo ferroviario, due porti e una piccola zona industriale; era inoltre sede di varie caserme, batterie antiaeree e soprattutto antinave e presso il porto aveva base la Squadriglia Navale “Freccia” e anche un paio di idrovolanti CANT Z.506 per il soccorso naufraghi. A nord del porto c’era una “stazione di buncheraggio” con enormi cisterne di carburante per navi, collegate alle banchine con apposite condotte sotterranee. Reggio era infatti un’importante via di transito per i rifornimenti delle truppe dell’Asse (Trattato tripartito – detto anche Asse Roma-Berlino-Tokyo- sottoscritto a Berlino il 27 settembre 1940) schierate prima in Tunisia e poi in Sicilia. Il numero e la frequenza delle incursioni aeree testimoniano che la provincia pi colpita della Calabria, anche per ovvie ragioni geografiche, stata quella di Reggio Calabria (non solo il capoluogo martoriato da 24 bombardamenti ma anche centri minori quali Villa San Giovanni, Bagnara Calabra, Gioia Tauro, Palmi, Locri, Roccella Jonica). I bombardamenti della città iniziarono il 27 gennaio 1943 con attacchi americani di giorno e inglese di notte e si protrassero con una certa regolarità fino ad agosto del 1943. Nel maggio 1943 con i B17, sia statunitensi che britannici, fu bombardata la periferia nord, a metà giugno venne bombardato l’aeroporto e il centro storico. Ma i bombardamenti peggiori avvennero fra luglio e agosto, quando furono effettuati otto raid. La popolazione era allo stremo, in 35.000 abbandonarono la città . In settembre tutti i punti strategici erano stati distrutti eppure vennero effettuati altri due raids contro la popolazione. Il 4 settembre i britannici entrano nella città gravemente provata. I morti, a seguito dei bombardamenti, furono 3.986, i feriti 12.043 e il 70% degli edifici distrutto o danneggiato. A riguardo la consistenza di tali cifre è riconducibile all’idea di “guerra psicologica” voluta dal generale inglese Arthur Harris, comandante del “Bomber Command” (comando bombardieri) della Royal Air Force (RAF), aeronautica militare britannica) . Quella concezione fa dei bombardamenti l’elemento decisivo della vittoria. Il progetto del generale inglese, definito dai suoi aviatori “The butcher” (il macellaio) è definito “Area Bombing”, e consiste nella pianificazione del bombardamento aereo massiccio sulle città o zone di esse come atto determinante della guerra psicologica e terroristica. In pratica si individua un’area (o più aree) della città e si bombarda in modo massiccio, indipendentemente dalla presenza o meno di obiettivi militari o industriali. Dati questi analizzati in occasione della citata conferenza del 27 aprile 2017 a cura del ricercatore Giovanni Crea.
OGGI nell’ottantesimo di quelle tragiche vicende si assiste, così come avviene in ogni altro anniversario, al ripetersi dei soliti slogans vuoti e di facciata come “memoria storica“, “radici“, “recupero della memoria di persone“, “un popolo senza storia e memoria è come un albero senza radici“, o altri leitmotiv che non trovano applicazione in certe realtà geografiche. Quanto sopra precisato, solo per amore per la verità.