Un momento di riflessione sulla strada già percorsa e quella ancora da percorrere verso la piena parità di genere. In occasione della Giornata internazionale della Donna, l’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicola Pizi” di Palmi ha offerto questa mattina alla sua comunità studentesca una bella occasione di confronto con esperienze e storie al femminile che parlano di impegno, coraggio e sacrificio. A dialogare con le ragazze e i ragazzi del “Pizi” – in parte convenuti presso i locali della Casa della Cultura, in parte collegati in diretta streaming dalle loro aule – sono state il procuratore aggiunto di Catanzaro, dott.ssa Giulia Pantano, i marescialli dei Carabinieri, Bianca Marino e Martina Piconeri e l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Palmi, Denise Iacovo. Ad introdurre e coordinare l’incontro, invece, la Dirigente scolastica dell’IIS di Palmi, prof.ssa Maria Domenica Mallamaci, che, nel ringraziare le relatrici per la presenza, ha chiarito le finalità dell’incontro: “Non siamo qui per festeggiare le donne ma per riflettere, tutti insieme, ragazze e ragazzi, perché la scuola ha il dovere di farsi promotrice di trasformazione sociale, sensibilizzazione, educazione al rispetto di sé e degli altri”.
Una strada faticosa – “Di certo – ha proseguito la prof.ssa Mallamaci – nonostante gli enormi passi in avanti compiuti sul piano giuridico e sociale, la donna fa ancora fatica ad assumere il ruolo che le spetta e la strada mi sembra ancora lunga. Le donne devono combattere quotidianamente per rivendicare diritti, per guadagnare il proprio spazio, senza dimenticare quelle cancellate da un velo, mercificate, uccise dalla violenza di uomini bruti”.
Il coraggio delle ribelli – E sono proprio storie di violenza e sopraffazione, ma anche di coraggio ed autoaffermazione, quelle che il procuratore Pantano ha scelto di ricostruire di fronte ad una platea attentissima. Con una lunga esperienza tra Como, Palmi, Reggio Calabria e Catanzaro, la magistrata calabrese ha seguito direttamente le vicende drammatiche di AnnaMaria Scarfò e Simona Napoli, entrambe testimoni di giustizia per ribellarsi alla violenza maschile e maschilista. E poi, dall’interno delle cosche, ci sono gli esempi della collaboratrice di giustizia di Rosarno, Giusy Pesce e della giovane Annina Lo Bianco, di San Ferdinando. “Quando inizia la sua collaborazione – ha raccontato la dott.ssa Pantano – Annina Lo Bianco dice chiaramente che lo fa per salvare i figli, liberarli da una sorte già scritta e aveva ragione. Abbiamo intercettato conversazioni in cui il padre addestrava già il figlio di 6 anni a sparare ”. “Queste storie dimostrano come le donne possano scardinare la violenza e il potere mafioso”, ha sostenuto la magistrata ricordando, sul fronte della parità di genere, come “il cammino verso l’uguaglianza dei diritti è stato lento e tortuoso”. “Nella nostra società – ha aggiunto – sono ancora radicati pregiudizi e stereotipi che non permettono la piena realizzazione della parità”.
L’impegno per il cambiamento – Un invito ad usare l’istruzione come strumento di riscatto e rivalsa sociale è arrivato dalle rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, mentre l’assessore Iacopo ha scandito a chiare lettere che “parità di genere significa soprattutto il rispetto della libertà personale”. Tantissimi i temi sollevati dagli studenti nel fuoco di fila delle domande: i diritti delle donne in Iran, il sessismo sui luoghi di lavoro, l’utilità delle quote rosa, le politiche di sostegno delle madri lavoratrici, sono solo alcuni degli spunti emersi nel denso dialogo finale suggellato, in chiusura, dalle note della canzone “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia.