“Invece del carcere è possibile fare un’esperienza di grande importanza. Per comprendere, ma ancora di più per comprendersi.
Per elaborare l’errore e, se possibile, per non ripeterlo e cambiare dentro. Per capire, a contatto con le vite degli altri, specialmente quelle più difficili, che un’altra vita oltre l’illegalità e la devianza è possibile.
Tecnicamente si chiama giustizia riparativa ed è un’occasione offerta ai soggetti autori di reato di riparare il danno che hanno recato alla comunità e che si vogliono riabilitare aiutando gli altri e svolgendo lavori di pubblica utilità. Una opportunità che la riforma Cartabia ha ulteriormente ampliato ma che nel nostro territorio da tempo la magistratura di Sorveglianza prevede per i soggetti che chiedono una misura alternativa alla detenzione.
In particolare, con l’affidamento in prova al servizio sociale, un beneficio che, quando concesso, richiede, oltre all’obbligo lavorativo e familiare, anche una qualche forma d’impegno verso le vittime del reato o comunque a favore della collettività. Un servizio di volontariato che mette gli affidati a contatto con i più deboli ed i sofferenti (anziani, disabili, poveri) e stimola forme di riflessione, non solo sull’errore commesso ma anche nella percezione di sé stessi per mettersi in discussione e recuperare i valori autentici della vita.
Se colui che ha sbagliato entra in contatto con le persone più deboli non imparerà qualcosa solo da loro, ma anche dall’esempio di chi li aiuta come volontario. Capirà che per cambiare e non solo espiare una pena, esistono altri modelli di riferimento, non solo quelli che un tempo si chiamavano “cattive compagnie”.
Se funziona sarà un elemento -assieme ad altri – per la magistratura e per il servizio sociale di verificare la reale volontà di ravvedimento dell’autore del reato e quindi decidere per l’estinzione della pena. La via della giustizia riparativa richiede un maggiore investimento in un campo nuovo in cui non sempre i vari attori istituzionali si sentono preparati.
Per funzionare ci deve essere un’adesione convinta dell’autore del reato e la sua motivazione al cambiamento. Per questo è importante prevedere una formazione specifica ed integrata di tutti gli attori, magistratura, avvocatura, operatori penitenziari e di tutti coloro che interagiscono con questa nuova modalità d’esecuzione penale come il volontariato ed il terzo settore.
Il forum su questo tema organizzato dal gruppo degli avvocati volontari della Marianella Garcia e dal Centro Comunitario Agape con il patrocinio del COA di Reggio Calabria vuole avviare un confronto su queste tematiche e raccogliere indicazioni su come cogliere al meglio le nuove opportunità offerte dalla riforma, attivando sinergie e collaborazioni tra le varie componenti interessate”.
Così in una nota congiunta il gruppo Marianella Garcia e il Centro comunitario Agape.
“L’evento si terrà VENERDI 10 FEBBRAIO alle ore 16,30 nella Sala della formazione degli avvocati presso il palazzo della Corte di appello di Reggio Calabria a piazza Castello e sarà coordinato da Lucia Lipari per gli Avvocati Marianella Garcia. Dopo i saluti del Presidente dell’ordine degli avvocati Rosario Infantino e del Tribunale di Sorveglianza Daniela Tortorella, del Sindaco Paolo Brunetti, della Garante dei diritti dei detenuti Giovanna Russo e della delegata del centro regionale della giustizia minorile Cinzia Santo, è prevista l’introduzione verso una nuova concezione della pena di Mario Nasone, Presidente Centro Comunitario Agape. A seguire, le relazioni di Massimo Canale e Carlo Morace OCF, rete avvocati Marianella Garcia, su nuove norme e prospettive applicative; Stefano Musolino, segretario nazionale di Magistratura Democratica, sul ruolo della magistratura; Rosa Maria Morbegno, Direttore USSM, su la giustizia riparativa nel settore minorile; Antonio Galati, Direttore UEPE, su il ruolo del UEPE ufficio esecuzione penale esterna; Giuseppe Marino, coordinatore regionale CM, su il ruolo delle Camere Minorili; Luciano Squillaci, portavoce regionale Forum Terzo settore su il ruolo del volontariato e della cooperazione sociale”.