Si è svolta a Camini (RC) la terza field visit (23-27 novembre) del progetto europeo H2020 “Welcoming Spaces” (https://www.welcomingspaces.eu) che vede coinvolti anche altri paesi europei, Olanda (che è capofila del progetto) Germania, Spagna e Polonia. Il progetto mira ad affrontare in chiave innovativa due sfide politiche attuali: la rinascita delle “aree interne” europee e la creazione di spazi di accoglienza e inclusione.
Un team di ricercatori dell’Università di Bologna (Alice Lomonaco, Elena Giacomelli e Chiara Davino) e dell’Università di Utrecht (Ricardo Martins e Jofelle Tesorio) ha ulteriormente indagato i fattori di successo e di criticità del caso studio di Camini e della cooperativa Eurocoop Jungi Mundu, perché possa diventare materiale di riflessione e analisi insieme agli altri casi studio europei del progetto. Attraverso interviste e osservazione diretta è stato possibile raccogliere le esperienze dei protagonisti, le parole e le informazioni condivise serviranno al progetto Welcoming spaces per delineare quali sono i principali fattori di successo di questo tipo di esperienze.
Nella giornata di sabato 26 novembre, inoltre, si è svolta la tavola rotonda dal titolo “Partire, restare, tornare? Il ruolo dell’immaginario nel rapporto tra migrazioni e territori”. Una tavola rotonda che fa convergere le tematiche di due progetti di ricerca portati avanti dal Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna: il progetto Horizon2020 “Welcoming Spaces” e il progetto finanziato dalla Regione Emilia-Romagna “Verso un turismo delle radici in Emilia-Romagna: memorie, immaginario, aspettative e desideri degli emigrati emiliano-romagnoli in Argentina e Brasile per un viaggio ospitale alla scoperta delle origini”, che ha come obiettivo principale quello di indagare sul sentimento di appartenenza degli emiliano-romagnoli e i loro discendenti residenti in Argentina e in Brasile all’Emilia-Romagna e sulle loro aspettative o abitudini di viaggio nei luoghi delle origini. Alla tavola rotonda hanno partecipato mettendosi in dialogo policy makers, studiosi, attori locali e rappresentanti delle istituzioni (Pierluigi Musarò – Coordinatore Welcoming Spaces Italia, Università di Bologna, Paola Barretta – Associazione Carta di Roma, Karen Urso – Università della Calabria, Giulia Galera – Miledù e Euricse, Melissa Moralli – Università di Bologna, Ruggero Marra – Assessore all’Ambiente, Transizione Ecologica e Politiche Giovanili di Villa San Giovanni, Giulia Sonzogno – Officina Giovani Aree Interne, Marina Gabrieli – Coordinatrice Nazionale del Progetto “Turismo dalle radici” del Ministero degli Affari Esteri, Rosario Zurzolo – Presidente Jungi Mundu, Elena Giacomelli – Università di Bologna, Chiara Davino – Università di Bologna, Ricardo Martins – Università di Utrecht, Keina Espineira – Università della Coruña, Jofelle Tesorio, Università di Utrecht, Alice Lomonaco – Università di Bologna) contribuendo a produrre nuove rappresentazioni su questi territori.
Infine, durante la giornata è stata anche presentato con il coinvolgimento del fotografo Oreste Montebello e di Rofaida Ayub, Mohamed Okla Alokla, Manal Mohamed Moftah, autrici e autori del laboratorio fotografico il progetto fotografico “Connections. Collaborative immaginaries of territories in change across Europe” (scaricabile gratuitamente al seguente link https://issuu.com/melmor23/docs/connections._the_itinerant_book).
La mostra presenta le storie, le fotografie e le mappe emozionali create direttamente da coloro che vivono la vita quotidiana nelle comunità in trasformazione in tutta Europa. Il risultato è la co-costruzione di un immaginario diverso e nuovo, ancorato al tempo e allo spazio di un’Europa diversa. Le immagini che seguono sono piene di speranze per il futuro, desiderio di cambiamento, incontri complessi e utopie collettive. Vi invitiamo a immergervi in questa esplorazione itinerante, per conoscere attraverso i loro occhi la vita in un’Europa meno conosciuta ma affascinante: l’Europa delle connessioni.
Un doveroso ringraziamento, inoltre, va alla comunità di Camini tutta per l’accoglienza e la disponibilità che anche in questa occasione hanno mostrato, uno straordinario esempio è il buffet multietnico preparato dalle famiglie residenti sul territorio, esempio efficace della della ricchezza e della coesione che questa esperienza ha saputo creare nel proprio territorio.