La sessione parallela dei talk a Forte Siacci si è avviata, nella mattinata di ieri, con l’introduzione di Salatore Vermiglio in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria.
Il primo panel “Architettura come processo educante” ha accolto i risultati del Progetto “Osservo, Racconto, Partecipo. La città che vorrei” elaborato dall’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria nell’ambito del Progetto “Abitare il Paese. La cultura della domanda. Attivare comunità educanti: nuove generazioni per un progetto di futuro”, coordinato dal Consiglio Nazionale degli Architetti in collaborazione con la Fondazione Reggio Children di Reggio Emilia, centro pedagogico su scala internazionale. Il progetto, giunto alla sua IV edizione, ha coinvolto gli ordini provinciali e le scuole aderenti all’iniziativa, da Nord a Sud d’Italia.
I lavori sono stati presentati e moderati da Santina Dattola, referente del progetto per l’ordine di Reggio Calabria, la quale ne ha illustrato il processo di attuazione attraverso un excursus di tutte le fasi.
Prima di passare la parola ai relatori, la regia ha mandato un documentario attraverso il quale è stato possibile raccontare l’esperienza maturata con il coinvolgimento di 35 allievi di prima e terza media dell’Istituto Comprensivo “Falcomatà – Archi”.
Il dibattito si è avviato con l’intervento di Lilia Cannarella, responsabile Dipartimento Partecipazione, inclusione sociale, sussidiarietà del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, che attraverso la proiezione di immagini, ha narrato l’esperienza di “Abitare il Paese” avviata nel 2018.
Subito dopo ha preso la parola Antonella Postorino, tutor del progetto, la quale ha illustrato le fasi attraverso le quali è stato realizzato il percorso dentro la scuola, fasi che hanno posto i giovani allievi di fronte a una serie di quesiti necessari a stimolare l’osservazione dell’ambiente che li circonda, esternare la percezione del paesaggio ed esprimere i loro sogni e bisogni, fino al totale coinvolgimento nella scoperta del territorio e nella proposta progettuale di un’area interessata dall’attraversamento sotterraneo della fiumara dell’Annunziata.
Ha concluso Serafina Corrado, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Falcomatà – Archi”, la quale ha puntualizzato l’importanza di attivare relazioni tra scuola e professionisti del territorio, al fine di maturare e costruire assieme le “comunità educanti” necessarie per progettare il futuro delle generazioni che verranno.
Il secondo talk “Paesaggio, Cinema e Turismo”, moderato da Antonella Postorino, curatrice del progetto “Architettura & Cinema” promosso dall’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria, ha incentrato il dibattito sul tema del cineturismo; quindi, sulla valorizzazione dei territori attraverso la scelta di appropriate location. Per primo è intervenuto Lorenzo Pio Massimo Martino, architetto e scenografo, il quale ha illustrato i risultati del progetto “La Città Cineturistica”, con un approccio sperimentale basato sull’uso di un Sistema Informativo Territoriale, che mette in rete tutti i dati utili per supportare produttori e registi nella scelta delle ambientazioni. Il secondo intervento è stato quello di Maurizio Paparazzo, regista e scrittore, il quale ha sottolineato l’importanza dei luoghi ai fini dell’identificazione di un territorio. Al suo intervento si è allacciato quello di Giovanni Scarfò, regista e sceneggiatore, il quale ha introdotto il tema del paesaggio come identità che va oltre la bellezza scenografica, entrando nella cultura delle comunità.
Massimo Spano, architetto, scenografo e regista, conosciuto per le ambientazioni nel film “Mary per sempre” e in questi giorni impegnato nella produzione del film dedicato alla vita di Gianni Versace, ha invece presentato un approccio diverso, ossia quello di scegliere i luoghi anche attraverso il manifestarsi del loro degrado, perché autentici e a volte affascinanti proprio per ciò che rappresentano.
Il dibattito si è concluso con un ospite a sorpresa, Will Geiger, il regista e sceneggiatore americano del film “Free Willy”, il quale ha raccontato la sua esperienza nei territori dello Stretto. Il regista ha vissuto due anni a Messina e adesso si è traferito a Cannitello, per poter completare le ricerche utili al completamento della sua prossima sceneggiatura e iniziare le riprese per un film dedicato ai pescatori, nel quale il grande protagonista sarà lo Stretto.
L’ultimo panel della mattinata campese, “Territori in rete”, moderato da Elisa Zoccali e Manuel Pulella dell’Ordine di RC, ha visto il coinvolgimento di una rete di professionisti che a vario titolo operano sul territorio. Di particolare interesse la riflessione proposta da Giuseppina Attanasio, Dirigente della Città Metropolitana, che ha raccontato della trasformazione del paradigma operativo dell’Amministrazione che, acquisita la consapevolezza della necessità di costruire e partecipare a Reti, si propone come soggetto che programma e gestisce. Fortunato Cozzupoli, Direttore tecnico del Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino, ha parlato dei risultati positivi raggiunti con le attività per sviluppo locale che hanno consentito di far riacquisire la consapevolezza dei valori dell’appartenenza ai luoghi e della qualità delle produzioni, con occhio attento all’innovazione sociale.
Mentre l’architetto Pietro Currò ha illustrato il progetto per la candidatura della Locride a Capitale europea della cultura 2025 focalizzando l’attenzione sul passaggio che vede l’approccio culturale legato ai luoghi e alla loro identità momento fondante per una visione progettuale che si slega dalla fisicità dei luoghi per rappresentarli in accezione propositiva per lo sviluppo.
Antonio Aricò, architetto designer, ha approfondito, attraverso la presentazione dei suoi lavori, l’importanza dell’identità e delle tradizioni per favorire connessioni e delocalizzazioni.
L’architetto Silvia Giandoriggio, ha evidenziato il senso e l’importanza delle connessioni, reali, immateriali ed effimere nella costruzione di progetti. Anna Arbitrio, del collettivo 2A, ha approfondito il tema delle relazioni effimere ed ha raccontato del format “Open call” di cui si occupa insieme alla fotografa Antonia Labozzetta.
Gli argomenti discussi nel panel hanno trovato una loro sintesi nell’intervento del maestro di design Antonio Aricò che ha raccontato del valore aggiunto dato al suo lavoro dalla consapevolezza dell’appartenenza a luoghi e tradizioni, dalla competenza acquisita imparando da artigiani che hanno trasferito le loro conoscenze, dall’uso sapiente della tradizione come elemento che favorisce le connessioni tra culture e saperi, tra popoli e tra luoghi, chiudendo così il cerchio della circolarità della conoscenza.
La mattinata si è conclusa con un Laboratorio Creativo per i bambini che hanno costruito castelli di sabbia.