Sabato 7 Maggio alle ore 18, in Piazza del Popolo a Cutro (KR), si è tenuta una cerimonia pubblica con la posa in opera della scultura di Antonio Tropiano, donata in ricordo delle vittime del tragico naufragio del 26 febbraio ed in solidarietà e vicinanza alle loro famiglie ed al popolo cutrese. La cerimonia, organizzata dall’Amministrazione Comunale, ha visto la partecipazione di autorità istituzionali e militari ed una bella ed interessata presenza di cittadini.
La manifestazione è servita, inoltre, a formalizzare con una delibera e determina comunale l’atto di donazione, avvenuto a seguito dell’ormai nota tragedia di Steccato di Cutro con il naufragio e l’assurda morte di decine di migranti.
<< Ho deciso di donare questa mia opera d’arte al popolo di Cutro – ha dichiarato l’artista Tropiano durante la cerimonia – con l’obiettivo di esprimere solidarietà ai tanti migranti che sono costretti a scappare dai propri Paesi per la follia delle guerre o dei cambiamenti climatici, vicinanza alla comunità cutrese e per coltivare il ricordo e la memoria di tutte le vittime innocenti di queste politiche respingenti dell’immigrazione. Ma soprattutto per celebrare lo spirito solidaristico del popolo calabrese (di cui gli stessi cittadini di Cutro hanno dato esimia testimonianza in queste ultime settimane) che già fu al tempo del suo passato greco ricordato per la sua “filoxenia” (amore per il forestiero) >>.
La cerimonia è stata caratterizzata dagli interventi e dai saluti del Sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, e del Presidente del Consiglio Comunale, Piero Lorenzano. Entrambi hanno voluto ringraziare pubblicamente Antonio Tropiano spiegando ai cittadini presenti l’importanza ed il valore simbolico e politico della donazione.
Tropiano, infine, ha spiegato come e perché è nata la scultura “SYMBOLON”, dichiarando: <<La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”. FILOXENIA ossia l’amore per lo straniero: è con questo termine che si definiva il valore sacro dell’ospitalità, quel principio etico fondamentale della cultura greca che distingueva l’uomo giusto dall’iniquo. Il rito dell’antica accoglienza riservato allo sconosciuto prevedeva come passaggio essenziale uno scambio di simboli. Una tavoletta di pietra o legno veniva spezzata a metà, e una parte consegnata all’ospitante, l’altra allo straniero come segno di un diritto di ospitalità concluso: nel caso in cui un discendente dei due avesse avuto bisogno di un rifugio, le due metà sarebbero state ricongiunte per dimostrare l’antico legame di riconoscenza. SYMBOLON deriva dal verbo “Symballo” che significa “unire”, ma anche soccorrere, aiutare: come aveva capito Pavese è nella nostra natura più profonda offrire da sempre la mano, e con essa il pegno di un legame imperituro, che oggi avrebbe l’aspetto del frammento di una delle innumerevoli carrette del mare a cui abbiamo prestato soccorso e ridato speranza.>>