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Premio Sila, Maurizio Pagliassotti racconta la frontiera. “Andare lì, dove succedono le cose, non restare mai indifferenti davanti alle cose del mondo”

Un viaggio sul fronte dell’odio contro i migranti. Maurizio Pagliassotti, giornalista e scrittore, arriva a Cosenza per raccontare i chilometri percorsi, in parte a piedi, dalla rotta alpino Italo-francese al confine turco-iraniano con lo scopo di documentare il cuore oscuro dell’Europa. Storie, quelle raccolte da Pagliassotti, confluite nel libro “La guerra invisibile” (Einaudi), ieri, venerdì 23 giugno, presentato negli spazi della Villa Vecchia del centro storico bruzio.

L’opera, di fatti, si è aggiudicata un riconoscimento speciale nell’ambito dell’undicesima edizione del Premio Sila, che si avvia alla conclusione con la cerimonia finale di oggi, sabato 24 giugno, a Palazzo Arnone (tra i premiati anche Maria Grazia Calandrone per la sezione letteratura e Silvia Vegetti Finzi per la carriera).

 

«Questo libro parla di migranti, ma anche di noi. E della tenuta democratica dei nostri Paesi – dice Pagliassotti – Durante il mio viaggio, più mi spostavo a Est dei confini europei più mi rendevo conto che dire di essere giornalista, quindi testimone delle cose del mondo, fosse pericoloso. Perché parlo di guerra? Perché – continua l’autore – sempre nel corso del mio viaggio mi sono imbattuto non in un flusso di persone, ma, al contrario, in uomini e donne fermi dinnanzi alla frontiera. Stanno ancora lì, sperando di non venire uccisi. Così, più che migranti queste persone diventano nemici, nemici che invece di aiutare spariamo a bruciapelo».

 

In dialogo con Pagliassotti, il giornalista Valerio Giacoia, che sottolinea, anche in virtù dei suoi viaggi-reportage nelle periferie del mondo, quanto sia importante «raccontare, informare». «Il ruolo del giornalista è questo – afferma Giacoia – Consumare la suola delle scarpe, incontrare l’umanità, testimoniare quello che si ha il coraggio di guardare in faccia, non solo di vedere».  Ed è questo andare là dove succedono le cose, da parte di Maurizio Pagliassotti, a cui il Premio Sila dà merito.

 

«Il libro di Pagliassotti ci costringe a non distogliere lo sguardo. È il mestiere del giornalista, del reporter: e Pagliassotti lo fa davvero», recita non a caso la motivazione della Giuria al premio speciale oggi attribuito.

 

«Io racconto una storia – conclude Pagliassotti – che sembra non mostrare speranza: come possiamo avere speranza, d’altronde, davanti a circostanze in cui ad aiutare sono i singoli e non le istituzioni? Questo è profondamente ingiusto. È una storia ingiusta, ma è anche vero che non è ancora finita».

 

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