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Presentato a Cosenza il libro di Stefano Bisi ‘Palazzo Giustiniani. Un’ingiustizia nel silenzio contro i massoni italiani’: “Una ferita ancora aperta”

di Roberta Mazzuca – “Una ferita ancora aperta, e quando sarà chiusa resterà solo la battaglia combattuta per avere ciò che è nostro. In passato il Grande Oriente d’Italia non ha rivendicato ciò che avrebbe dovuto”. Così spiega Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, le motivazioni che hanno dato vita al libro “Palazzo Giustiniani. Un’ingiustizia nel silenzio contro i massoni italiani”, presentato questa mattina nello stessa Casa Massonica ubicata a Cosenza alla presenza dei giornalisti Pietro Comito e Claudio Cordova. “Era il 1988 quando l’allora presidente del Senato Giovanni Spadolini annunciò, nel corso di una conferenza stampa, l’acquisizione di Palazzo Giustiniani, requisito al Grande Oriente d’Italia dal fascismo e trasformato dalla Repubblica in uffici del Senato, e la realizzazione all’interno delle mura dell’ex sede del Goi di un museo per omaggiare l’importante ruolo che l’istituzione massonica ebbe durante il Risorgimento. Sono passati 35 anni ma la controparte non ha mai dato attuazione all’impegno preso. I nostri fratelli non si piegarono al regime fascista, e fummo tra i primi a pagare” – afferma Bisi.

“In realtà la si sta facendo, più si fa e più si trova una controreazione” – afferma poi in merito alla mancata trasparenza nella comunicazione sollevata dai due direttori. “Il problema è che non si vuole capire ciò che facciamo, ma avere l’elenco degli iscritti. E io l’elenco degli iscritti non lo do. Perché devo fare quello che non farebbe nessun legale rappresentante di qualsiasi partito, o associazione? Mi rifiuto di pensare che per essere ammessi al Grande Oriente d’Italia bisogna chiedere il permesso a qualche Procuratore di turno”.

“Esiste nella Costituzione italiana il diritto all’associazione. Quindi bisogna stare attenti, perché il diritto di associarsi è a tutti gli effetti un diritto. Chi si iscrive per le motivazioni che tu dici, uscirà presto, perché saranno di più gli ostacoli che troverà quando si saprà che è appartenente alla massoneria” – risponde interrogato dal direttore Cordova sul problema degli equilibri di potere che entrano in gioco nelle logge massoniche.

“A me questa parola, ‘trasparenza’, fa venire l’orticaria per un motivo semplice” – conclude. “Non ho mai nascosto la mia appartenenza, perché sono fatto così, ma capisco coloro che non lo vogliono dire, non vedo perché dobbiamo andare in giro con la fascia gialla, verde, o rossa al braccio. Credo ci sia questa sete di conoscenza che porta le persone a iscriversi, e tanta solitudine, e che la nostra sia una risposta anche a questa solitudine. Quando venni ammesso io, nella cerimonia d’iniziazione veniva chiesto ‘che cosa sai della massoneria?’, la risposta a quel tempo era ‘nulla’. Nel corso degli anni questo è cambiato, e oggi la risposta è ‘conosco la sua storia e le sue finalità'”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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