Un bilancio assolutamente positivo ha accompagnato la prima edizione di “Aperinchiostro” la rassegna libraria estiva, promossa dal Comune di Cosenza, che ha movimentato le sere di luglio all’interno di un vero e proprio fiore all’occhiello della Cosenza storica, il Museo dei Brettii e degli Enotri. Un’iniziativa fortemente voluta dal Sindaco Franz Caruso che ha avallato sin dall’inizio l’idea e la felice intuizione della consigliera delegata alla Cultura Antonietta Cozza che al chiostro del Museo dei Brettii ha trasferito, grazie alla preziosa collaborazione della direttrice Marilena Cerzoso, il format sperimentato con successo con “Librincomune”, con in più la possibilità di godere della bellezza del luogo abbinandovi la possibilità di gustare anche un aperitivo. Gli apprezzamenti che l’iniziativa ha raccolto, sia in termini di presenza che di partecipazione, fanno presagire che ci sarà una seconda edizione. Le presentazioni di libri riprenderanno in ogni caso a settembre. A suggellare la rassegna, prima della pausa estiva, è stato lo scrittore calabrese Domenico Dara, che vive a Como , ma che appena può, in una sorta di nostos, fa ritorno nella sua Girifalco dalla quale partì all’età di 18 anni, alla volta di Pisa per frequentare l’Università. Oggi Dara è un autore affermato e la sua ultima fatica letteraria, “Malinverno”, è stata pubblicata da Feltrinelli con grande seguito e cori unanimi di apprezzamento.
Anche la presentazione di Cosenza è stata seguita da un pubblico attento e numeroso.
La storia è nota: Timpamara è un paese della Calabria (potrebbe essere Girifalco, ma anche uno dei tanti borghi calabresi dove il tempo sembra essersi fermato) dove i libri sono nell’aria e le parole dei romanzi e delle poesie appartengono a tutti. Qui vive Astolfo Malinverno, il protagonista del romanzo, che di Timpamara è il bibliotecario: oltre ai normali impegni del suo ruolo, di tanto in tanto passa dal macero, al ritmo della sua zoppìa, per recuperare i libri che possono tornare in circolazione. Finché un giorno il messo comunale gli annuncia che gli è stato affidato un nuovo, ulteriore impiego: alla mattina sarà guardiano del cimitero e al pomeriggio starà alla biblioteca. Due mondi conciliabili? Il libro dimostra di sì. Nel corso della presentazione, Domenico Dara è stato stimolato dalle domande di Antonietta Cozza e di Marta Monteleone, della libreria “Raccontami”, partner della serata.
Riprendendo una recensione molto ben scritta di Antonella Falco, Domenico Dara ha confermato che “Malinverno” è una sorta di Spoon River dei vivi “una storia – ha sottolineato -in cui il confine tra la vita e la morte è molto labile ed è raccontata dal punto di vista di chi sta salutando la vita. L’Antologia di Spoon River è un testo che ho tenuto molto in considerazione nella scrittura di Malinverno”.
Anche sulla caratterizzazione del personaggio centrale, Astolfo Malinverno, che sembra uscito dal Don Chisciotte di Cervantes o dal Poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, Dara si è detto d’accordo: “sono due esempi importanti. Io ho amato il libro di Cavazzoni. Anche questo rapporto con la luna è un elemento che entra sempre nelle mie storie e che esercita sempre un fascino straordinario sugli scrittori e sugli uomini. Come in queste opere, anche in Malinverno c’è questa dimensione sospesa tra la realtà e l’immaginazione, non si sa quando inizia una e quando finisce l’altra”. E sulla missione salvifica intrapresa da Astolfo quando decide di sottrarre al macero i libri, Dara conferma che “questa funzione salvifica è presente nel libro. E’ come se i libri non potessero morire e i libri non possono morire. Astolfo li salva dal macero e dal loro destino dimostrando che le parole non hanno, per costituzione, il destino della fine, della morte. Mi piace questa idea dei libri, come oggetti imperituri ed eterni salvati dagli uomini”. Se gli si chiede come gli sia venuto in mente di far convivere nella stessa persona (Astolfo) due figure quasi antitetiche come quella del bibliotecario e del custode del cimitero nega ogni antitesi. “In realtà – dice Dara – l’antitesi è solo iniziale e apparente perché ciò che dimostrerà Malinverno, attraverso la sua attività, è che in realtà questi due mondi, queste due dimensioni coincidono in nome della storia. Sia i libri che le persone vive e quelle morte sono portatori di storia. Ogni uomo è come un libro che ha una storia da raccontare. C’è solo bisogno di qualcuno che ne sia testimone e la raccolga. In questo senso non c’è ovviamente confine tra la Biblioteca e il cimitero”.
Nel corso della presentazione Dara ha candidamente ammesso di non riuscire ad affrancarsi, nelle storie che racconta, dal suo paese d’origine, Girifalco.
“Quando ci sono storie che fanno parte del tuo vissuto, risulta difficile poi staccarle dal contesto geografico per cui sono nate. Per qualunque editore io possa pubblicare i miei libri, difficilmente potrò sganciare le mie storie, i miei personaggi e le loro vicende dalla mia terra perché lì sono nato”. E ora si prenderà un po’ di pausa, “perché – ha detto – i libri per me equivalgono ad un corpo a corpo con me stesso. Quando mi riprenderò da questo round scriverò un’altra storia che, come le altre, sarà ambientata nella mia terra”. Per chi non lo conoscesse ancora, è stato Daniel Cundari la vera sorpresa della serata al Museo dei Brettii e degli Enotri. Poeta e performer di particolare presa sul pubblico, Cundari è inventore di un linguaggio, il “repentismo cutise”, che si colloca geograficamente nel Savuto e nella sua Rogliano e del quale ha dato un bel saggio durante la presentazione di “Malinverno”. In una performance preparata per l’occasione, il poeta, molto apprezzato e conosciuto all’estero, soprattutto in Spagna, ha omaggiato l’autore di “Malinverno” (che ha acquistato ben tre volte per regalarlo altrettante) con un tributo a Don Domingo Dara (così lo ha ribattezzato) dando fondo alla sua profonda immaginazione che risente molto del fatto di essere un giovane di buone letture. Forte di questo background, ha mescolato Garcia Lorca e Don Chisciotte lasciandosi guidare da “tre elementi fondamentali” come la musa, l’angelo e il duende (sorta di Puck shakespeariano) che sono diventati lo strumento in mano al poeta per sviluppare una vera e propria sua esegesi della morte, in quanto rito di festa e rinascita. Significativo l’apporto che alla serata ha conferito l’accompagnamento musicale dell’Aura String Trio, formato dalle violiniste Ludovica Del Bagno e Rossella Calabrò e da Federica Del Bagno al violoncello, tutte provenienti dal Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza con il quale il Comune, anche per “Aperinchiostro” ha creato una importante e proficua sinergia, così come con i giovani artisti che hanno esposto durante tutti e quattro gli appuntamenti.