Con la testimonianza delle mamme, il carico di dolore che segue alla perdita di un figlio durante la gravidanza o al momento della nascita (il cosiddetto “lutto perinatale”) si è avvertito tutto nella Sala Concerti di Palazzo De Nobili. Ciò che è stato detto domenica pomeriggio in occasione della Giornata mondiale dedicata a questo evento, davanti ad una platea assai numerosa che ha ascoltato in silenzio, è servito innanzitutto a far cadere il tabù che riguarda l’atrocità della morte di un bambino, che è un evento imprevedibile e per nulla raro, di cui bisogna acquisire consapevolezza per essere d’aiuto a chi lo vive.
La perdita di un figlio, di poche settimane o al nono mese di gravidanza, non si cancella, e quanto più i genitori – le mamme in primis, ma anche i papà- si chiudono nel dolore, tanto più sarà difficile trovare una via d’uscita. Condividerlo, invece, può fare la differenza: è quello che ha spinto le volontarie dell’associazione “Acquamarina” ad occuparsene, perché investite dalle esigenze delle mamme che hanno incontrato negli anni (l’associazione dà sostegno alle mamme ed ai bambini per tutto il percorso nascita, sin dal 2008); ed è il presupposto che ha dato l’impulso alle mamme stesse di fondare un gruppo di auto-mutuo-aiuto chiamato, non a caso, “Meteore”.
La proposta di sottoporre all’Azienda “Dulbecco” di Catanzaro un protocollo d’intesa è stato il fulcro del commovente incontro, moderato dalla giornalista Benedetta Garofalo, al quale ha preso parte l’assessora alle Politiche Sociali, Giusy Pino, in rappresentanza dell’amministrazione comunale. Ciò che è riassunto nella proposta di protocollo, infatti, come ha ben spiegato la presidente di “Acquamarina”, Licia Aquino, è frutto dell’esperienza di tante mamme devastate dalla notizia della scoperta che il battito del cuore del loro bambino non si sente più. “E’ dall’accoglienza e dalle cure adeguate in ospedale che inizia l’elaborazione del lutto – ha poi dichiarato commossa Daniela De Giorgio, per conto delle mamme di “Meteore”, molte delle quali presenti all’incontro con le lacrime agli occhi – Una mamma che ha appena ricevuto la notizia della morte di suo figlio vorrebbe solo avere accanto qualcuno che sappia partecipare al suo dolore, anche solo abbracciandola. Tutto si consuma in fretta, e a volte le mamme neanche sanno di poter vedere il loro bambino”.
Nella proposta di un protocollo con l’ospedale è contenuto tutto questo, ed anche Maria Assunta Caligiuri, presidente dell’Ordine delle Ostetriche di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, ha convenuto sull’importanza di una formazione degli operatori sanitari non più “a macchia di leopardo”. Una formazione che preveda l’utilizzo di un linguaggio rispettoso del dolore e dei tempi di cui la mamma ha bisogno nelle prime concitate fasi dall’apprendimento della notizia, anche nel renderla edotta della possibilità di dare un volto e un nome a suo figlio, di farlo battezzare e di dargli una degna sepoltura, a prescindere dal numero di settimane in cui è stato portato in grembo. Ma il protocollo è incentrato anche sulla necessità di spazi adeguati in cui la madre possa, con la sua famiglia, esercitare il pieno diritto a vivere il proprio momento di dolore. Non è più concepibile, infatti, che in una stessa stanza debbano convivere il sentimento di gioia per una nascita e di tristezza infinita per una perdita improvvisa.
“Vedere il volto del proprio bambino aiuta nella “ristrutturazione” di sé e del proprio lutto – ha avuto modo di chiarire la psicologa e psicoterapeuta Alessia Battista – La gravidanza, ricordiamocelo, nasce prima nella testa, e quando per vari motivi si interrompe, si tramuta in un trauma che compare anche dopo anni, se non lo si affronta sin da subito. “Preparare” le mamme e i papà, e le famiglie tutte, a questo tragico evento, è compito degli operatori sanitari che lo vivono insieme a loro, senza trascurare il sostegno psicologico che può intervenire subito dopo”.
E sulla scorta degli intermezzi musicali che il soprano Fernanda Iiritano, accompagnata al pianoforte da Nicola Gangale, ha pensato appositamente per l’incontro, gli intervenuti si sono trasferiti nell’androne del Palazzo Comunale per far sprigionare anche da Catanzaro l’onda di luce che lega le mamme di tutte il mondo ai loro “bambini di cielo”. C’è chi ha voluto dedicargli l’Angelo di Dio e chi ha invitato a pronunciare a voce alta i loro nomi, mentre venivano riposte le piccole candele accese in modo da creare la forma di un cuore. Intanto la statua del Cavatore, simbolo della città, si accendeva di rosa e di azzurro in ricordo dei bambini morti in silenzio ma mai dimenticati.