L’utilizzo dell’intelligenza artificiale si sta estendendo: il mercato in Italia è cresciuto del 52% nel 2024, il 60% delle grandi aziende sta investendo su questo strumento ed entro il 2030 potrebbe incidere su circa 2 milioni di posti di lavoro. L’intelligenza artificiale, quindi, si sta qualificando sempre più come una tecnologia suscettibile di influenzare un intero sistema economico.
Il rischio, tuttavia, è quello di affidarsi a questo strumento senza alcun senso critico, ritenendo indiscutibile ciò che ci propone.
Di questi temi si è discusso nel corso dell’evento “Per un’equità digitale: contrasto ai bias di genere nel trattamento dei dati personali”. Una due giorni organizzata dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali presso la Cittadella regionale di Catanzaro alla presenza dei massimi vertici dell’Autorità stessa e di importanti rappresentanti di tutti i partners coinvolti.
L’evento è stato infatti organizzato con il contributo di Università della Calabria, Regione Calabria, Unindustria Calabria, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Digital Angels, Federmanager, Federmanager Minerva, Fondazione Magna Grecia, GPI, Politecnico di Bari, e Università degli Studi Roma Tre.
La due giorni è stata incentrata sui risultati della ricerca relativa al ruolo dell’IA nei processi di reclutamento del personale, realizzata presso il GIUDAlab del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Unical, in collaborazione con il Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management del Politecnico di Bari, e presentata dal prof. Salvatore Ammirato, responsabile scientifico del GIUDAlab. Bilanciare la digitalizzazione e la trasformazione digitale con un approccio “umano- centrico” lasciando le persone, con la propria unicità, al centro. È questa, prosegue la nota, “la principale necessità emersa dallo studio che ha indagato il livello di consapevolezza dei recruiter rispetto ai bias di genere (ovvero forme di pregiudizio) e la fiducia riposta nei sistemi di IA come strumenti per garantire imparzialità e inclusione”.
Al termine dell’evento i soggetti promotori hanno firmato i 10 punti del ‘Manifesto per l’Equità Digitale’: Impegno per l’equità digitale, trasparenza e responsabilità, standard e linee guida, equità by design & by default, promozione e condivisione, supporto scientifico, verifica e correzione, formazione, inclusione e dialogo, monitoraggio e trasparenza, feedback e miglioramento continuo.
Con il Manifesto, si legge in una nota, tutti i soggetti firmatari si impegnano a garantire e a promuovere l’equità digitale in tutte le fasi di progettazione, sviluppo, implementazione e utilizzo di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale e a creare e mantenere al loro interno processi e ambienti di lavoro inclusivi.
Tappa in Calabria del Privacy Tour: firmato il manifesto dell’equità digitale
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