Nostalgia della Democrazia Cristiana e della vecchia politica della prima Repubblica? Stando a recenti sondaggi la maggioranza degli elettori italiani rimpiange non solo la DC ma anche quel tempo andato di quando nei partiti c’erano giganti, non solo democristiani.
De Gasperi, Fanfani, Moro, leader Dc ma anche il socialista Nenni, il repubblicano La Malfa, il socialdemocratico Saragat, il liberale Malagodi. Erano i tempi della cultura politica collettiva, della coscienza comune, della coesione sociale .
I confronti e gli scontri avvenivano su questioni vitali , di principio, di visioni di futuro. Quegli anni di grande fervore sociale e quel clima politico irripetibile li ricostruisce il giornalista e scrittore Mimmo Nunnari in un libro appena arrivato nelle librerie: “Democristiani” (Luigi Pellegrini editore, prefazione di Pierluigi Castagnetti, pagine 287, euro 18).
E’ un saggio dedicato alla Dc a trent’anni dalla sua fine e a ottant’anni dalla sua fondazione ma che attraversa insieme alla storia dei cattolici in politica le tappe della rinascita dell’Italia dopo la parentesi infausta del fascismo e le rovine provocate dalla guerra. Dagli incontri clandestini di Milano nel 1942 nell’abitazione dell’industriale Enrico Falck dove si riunivano con De Gasperi ex esponenti del Partito Popolare di Sturzo agli appuntamenti in casa dell’avvocato antifascista cattolico Giuseppe Spataro a Roma, con i democristiani dell’area centro meridionale, alle consultazioni dall’economista Sergio Paronetto, con studiosi ed esperti di ispirazione cristiana, per studiare le linee programmatiche per il futuro scenario democratico, fino al primo congresso nazionale, tenuto nell’aula magna della “Sapienza” nell’aprile 1946, la storia della Democrazia Cristiana, conclusasi con lo scioglimento del partito, e’ parte rilevante della vita politica italiana, inspiegabilmente rimossa dal dibattito politico e culturale del paese scrive Nunnari che ripercorre dall’inizio le tappe della vicenda di questo partito seguendo il filo dell’azione dei suoi maggiori leader: da De Gasperi a Fanfani, Moro, Andreotti, De Mita, fino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, formatosi come i fondatori nell’ambito dell’associazionismo cattolico democratico.
Senza nascondere i gravi errori che ne hanno provocato il declino e la fine l’autore rilegge la vita del partito scudocrociato rivelando episodi e vicende rimaste sconosciute e di fronte al dilettantismo oggi dominante s’interroga sul perche’ la storia DC e’ finita in un cono d’ombra. Nella prefazione, Pier Luigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare, con riferimento alla fine per taluni aspetti drammatica della Dc, rammenta le parole dell’ultimo segretario, Mino Martinazzoli: “Continuo a essere convinto che anche se io non lo vedro’, tornera’ un tempo meno inclemente per questo seme della nostra storia”.
Nunnari, chiude il libro con due domande che molti oggi si pongono: la Dc si poteva salvare? Ed e’ morta per sempre? E affida il compito della risposta a un leader che non c’e’ piu’, Ciriaco De Mita, che nel 1997 rispondendo ad un giornalista che lo intervistava disse: “Non so se la Dc e’ morta. Certo come partito, con riferimento a molte cose negative, e’ finito e, si potrebbe dire, meno male che e’ finito. Pero’, io so che la Dc non e’ stata solo una storia di errori ma anche un’esperienza culturale straordinaria; so anche che essa rimane”.