di Paolo Ficara – Al momento in cui scriviamo, sono circa le 3 di notte. Ci giriamo e rigiriamo nel letto, senza prendere sonno. Colpa del caldo asfissiante? Macché. Sono trascorse oltre 30 ore dall’ultimo comunicato, ci stiamo preoccupando. Un lasso di tempo troppo vasto. Senza che nessuno da Londra, Milano, Lamezia o soprattutto Reggio Calabria, si sia manifestato come presidente in pectore della Reggina. Autoproclamato o a propria insaputa, poco cambia.
Il guaio è che, fossimo stati in Nuova Caledonia tra febbraio e giugno, potremmo pure pensare che il sito ufficiale sia sotto attacco hacker. E invece da mesi si approfitta della platea. Un periodo nel quale, se la Reggina avesse emesso un comunicato per affermare che lo stadio “Granillo” ha cinque anelli anziché tre, una fetta consistente di popolo che di anello ne ha uno solo – immaginatevi dove – si sarebbe congratulata sulla fiducia. Ricoprendo dei peggiori sfottò o insulti chiunque avesse osato contraddire.
La realtà dice che la Reggina continua ad essere stuprata, dal dicembre scorso. Una violenza diventata ormai di gruppo. Considerando l’attuale non iscrizione ad alcun campionato, si può configurare il vilipendio di corpo inerme.
Chi sta saltando da un carro all’altro, va facilmente in confusione. Delle due, l’una. Se Saladini viene accusato di aver speculato sulla Reggina, prendendola a zero per poi guadagnarci dalla cessione, significa che il potenziale subentrante Manuele Ilari è molto più abbiente rispetto a quel che lascerebbe intendere la sua attività di cinematografico. Altrimenti, il Bosman denoartri non avrà ricavato nulla. Anzi, avrà perso soldi e credibilità. Stavolta in misura elevata al metro cubo, rispetto ai danni già fatti nella propria città. E magari vuole solo lasciare la pistola in mano al primo (mal)capitato.
Tanto, il Tar consente di allungare il brodo fino all’udienza del 2 agosto. E dall’ultimo comunicato, si apprende il livello di generosità del sorridente imprenditore lametino. Dopo aver sfoggiato le bellezze artistiche del museo reggino ai dirigenti del SudTirol, ed offerto gli arancini a quelli del Palermo, con il potenziale subentrante Ilari si è spinto oltre. Arrivando a garantire lui, come si legge nell’ultima nota, gli avvocati – e supponiamo anche i soldi – per il ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio.
Sarebbe il caso che uno dei due o chi per loro, ci comunicasse chi si degnerà invece di onorare la scadenza federale del giorno prima. Quella del 1° agosto. Data ultima per pagare la mensilità di giugno a calciatori e staff. Oltre ai premi. Il totale ammonterebbe a poco meno di due milioni. Farete a tocco? E non stiamo mica malignando che non ce li avete. Altrimenti vi diremmo che le estrazioni del Superenalotto sono martedì, giovedì e sabato: tentando o ritentando la fortuna, il primo che azzecca i sei numeri vincenti, potrà ottemperare al versamento.
In caso contrario mi offro volontario per andare io davanti ai giudici del Tar del Lazio, come fantomatico dirigente o socio di minoranza, se il giorno prima verrà bucata anche questa scadenza federale. Sarebbe l’ennesima del 2023. Farei il sacrificio di mettermi elegante, nonostante l’afa. “Buongiorno, mi chiamo Paolo, sono insolvente e vorrei far riammettere la Reggina in Serie B”. Che ne dite? Se gli avvocati li garantisce Saladini ed il viaggio me lo rimborsa Ilari, il vestito posso rimediarlo io. Non vorrei dissanguarvi.
Soprattutto voglio provare l’ebbrezza di rappresentare un vessillo. Un vanto. La squadra che mi hanno mostrato allo stadio mio padre e mio nonno. L’orgoglio di una comunità. La poesia dei migliori anni miei, che senza la Reggina sarebbero stati solo prosa. Voglio prendermi lo sterco in faccia dai giudici romani, al vostro posto.
Ovviamente non abbiamo nulla verso Ilari, giova specificarlo. Non possiamo sapere se realmente crede in quello 0,01% di possibilità di riammissione, per la Reggina. Anzi, il suo solo ingresso in scena ha già prodotto un risultato positivo. Leggendo altrove, apprendiamo infatti della fuga di un soggetto cui va sicuramente rivolto un ringraziamento, dopo almeno due lustri trascorsi al Sant’Agata. In particolare per l’operato nell’ultima stagione.
Grazie per aver girato la comunicazione dicembrina della Covisoc tre settimane dopo alla proprietà; grazie per aver autorizzato trasferte di oltre 40 persone, anche quando la partenza era giovedì con la partita il sabato; grazie per non aver chiesto gli straordinari a chi doveva manutenere i campi del Sant’Agata, facendo il bis con l’estate scorsa, e costringendo Inzaghi a lavorare su un campo di patate. Lasciando invece – in questi giorni – che entrassero soggetti abusivi, di totale inutilità, il cui unico interesse è quello di uscire nelle foto nonostante il contratto scaduto.
Grazie soprattutto per non aver sottolineato tre volte con la penna rossa quella cifra di circa 750.000 euro, da pagare per l’iscrizione. Vero è che, in assenza fisica di un proprietario, qualcuno doveva pur comandare al Sant’Agata. Verissimo è che si è comandato come peggio non si poteva, facendo più danni della grandine ed ergendosi a Richelieu della situazione. E ora ci facesse il favore di portarsi Milady De Winter, ed a ruota qualsiasi altro soggetto che voglia abbandonare la nave mentre affonda. Ribadiamo la domanda di poche settimane addietro: anche in tale situazione di estrema unzione calcistica, un segretario come Franco Iacopino si sarebbe mai dimesso?
Mentre negli ultimi giorni qualcuno ha finalmente realizzato che paga Pantalone anche per i pasti presso la mensa del Sant’Agata, in cui da anni scrocca chiunque, non possiamo non rivolgere un pensiero ai calciatori. Stanno vivendo la situazione peggiore nella storia del calcio a Reggio, con pochi paragoni anche in ambito nazionale. Se verrà bucata anche la scadenza del 1° agosto, è probabile che subiscano pressioni dall’Aic per far calare il sipario su questo spettacolo tragicomico. E noi restiamo qui, in attesa del prossimo comunicato.