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‘Reggionamenti’: “L’olio essenziale della rivolta è la ‘Regginità'”

“A voler essere anagraficamente impietosi, possiamo dire che quei ragazzi (o giovanotti) che nel luglio 1970 erigevano barricate, lanciavano sassi ed improperi e/o partecipavano a cortei e comizi, hanno oggi tra i 70 e gli oltre 80 anni; mentre i loro sodali di piazza più anziani stanno per terminare il pallottoliere”.

Lo afferma il Presidente dell’Associazione “Reggionamenti”, Augusto Borbotti, che aggiunge: “considerazione da non definire superflua – atteso che è trascorso oltre mezzo secolo da quegli eventi –  considerazione che vuole introdurre una riflessione finale e finalistica.

Dagli “anniversari” agli articoli di stampa, dalle testimonianze alle mostre, dai documentari ai libri, dai convegni agli “amarcord”, si è sempre utilizzato il metro (ed il metodo) della crono/cronaca per fissare momenti-eventi-scelte.

Soltanto in occasioni più importanti la crono/cronaca ha ricevuto l’imprimatur dell’approfondimento critico attraverso teorie e metodologie talvolta di parte, talvolta di commistione, in qualche occasione con una ermeneutica politica che appariva esagerata e/o ostentatamente buonista o cattivista.

Ci sembra sia giunto ormai il tempo di “archiviare per storicizzare”, cioè di abiurare la crono/cronaca e le celebrazioni per consegnare alla Città i connotati fondanti dell’evento e la peculiarità essenziale di una realtà accaduta; quella “quintessenza” di natura eterna quale patrimonio storico della Città e dei Reggini. E l’archiviazione – è bene sottolinearlo –  caratterizza il momento idiografico, dunque qualifica la storicità.

Parafrasando il “nostro” bergamotto – afferma Borbotti – da cui si estrae quell’olio essenziale (le cui proprietà benefiche sono assai note) sarebbe opportuno procedere parimenti; cioè con una visione concreta dei benefici di una storicizzazione acritica della “rivolta”. Estrarre, quindi, quell’olio essenziale dei principi fondanti della “rivolta reggina”, ovverosia quella “Regginità” che appartiene a tutti e che fu prodigioso alimento della protesta.

L’olio essenziale della “rivolta” è la Regginità che unisce ed emancipa in una visione di riscatto e di competizione della Città; unica condizione che potrà determinare ricadute benefiche che siano appannaggio di tutti e non di singoli o di gruppi. La Regginità è collante civico e volano futuristico; può diventare vantaggio ed opportunità per ogni fascia sociale e generazionale. Trarre quindi insegnamento da quei fatti tragici della seconda metà del novecento – quando le passioni “pulsavano” – può divenire non soltanto propizio ma anche roboante, nella consapevolezza che la Regginità quale scatto d’orgoglio e quale vincolo d’appartenenza possa essere esercitata anche “dagli spalti” dei rioni.

Oggi come allora – ha continuato il Presidente di “Reggionamenti” – vi sono istituzioni inabili ed insensibili, per cui soltanto “una rivolta delle coscienze”, che sia diffusa e inclusiva per ceto, per censo e per anagrafica può innescare quella “Città che non dorma” quale origine di prosperità e di preminenza regionale.

Agitare e promuovere “Regginità” – ha concluso Augusto Borbotti – sfrondandola da anacronistiche vanaglorie – è promozione e comunicazione di una integrazione civica che si colloca oltre il “governo degli inetti”; acquisendo il ruolo di società civile che vuole svolgere una funzione decisiva nei processi di modernizzazione della Città.”

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