L’imminente entrata in vigore della riforma dello sport e terzo settore ha indotto diversi esperti professionisti a incontrarsi per fare il punto sulle tante novità normative e fiscali a cui tutte le associazioni e società sportive dilettantistiche ed enti no profit dovranno sottostare da domani, 1 luglio. Il convegno sul tema “Riforma dello sport – Riforma del terzo settore: facciamo il punto”, organizzato da FiscoCSEN (il portale di consulenza agli affiliati, messo a punto dal Centro Sportivo Educativo Nazionale – C.S.E.N.) e dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Catanzaro, con il patrocinio della F.P.I. (Federazione Pugilistica Italiana), dell’Assessorato allo Sport del Comune di Catanzaro, del CONI regionale Calabria e del C.S.E.N. Calabria, svoltosi, ieri pomeriggio, a Catanzaro, nel quartiere Lido, all’Hotel Best Western Plus Perla del Porto, è stato l’occasione per discutere di tutte le novelle legislative che destano preoccupazione al mondo dell’associazionismo sportivo. Un meeting dedicato ad un approfondimento attento e minuzioso, curato da esperti della materia, che si sono alternati affrontando le diverse novità, nonché criticità della riforma dello sport. Una riforma desiderata che, però, ha disatteso le aspettative e le esigenze delle società e associazioni sportive dilettantistiche, piccole realtà che rischiano di “morire” sotto l’ascia delle nuove norme, che impongono troppi adempimenti, soprattutto in virtù dell’eliminazione della figura del “collaboratore sportivo”, sostituita da quella del “lavoratore sportivo”.
A introdurre i lavori sono stati Rosamaria Petitto, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Catanzaro, e Francesco De Nardo, coordinatore nazionale di FiscoCSEN, membro della direzione nazionale CSEN e presidente del Comitato provinciale di Catanzaro, esperto di tematiche relative alle normative fiscali, sportive e giuslavoristiche legate al mondo sportivo e del terzo settore. Entrambi hanno rilevato l’importanza del convegno stante le molteplici criticità e i tanti aspetti della riforma che, come ha detto la presidente Petitto, possono essere ancora migliorati e su cui il Consiglio nazionale dei commercialisti ha posto l’attenzione.
De Nardo, che ha poi relazionato sul tema del registro CONI e del Registro Nazionale dell’Attività Sportiva Dilettantistiche, ha spiegato le problematiche della riforma dello sport: “La riforma, a detta anche del Ministro per lo Sport, Andrea Abodi, nasce con dei difetti originari che stanno cercando di eliminare tramite decreti di modifica, che, però, saranno successivi all’entrata in vigore delle nuove norme. Va anche detto che la riforma è stata disegnata secondo le esigenze delle leghe maggiori di calcio, pallavolo e pallacanestro e non delle piccole realtà a.s.d. e s.s.d. che gravitano sul territorio nazionale. Il concetto di lavoratore sportivo, che andrà a sostituire quello di collaboratore sportivo, non può andare bene per quelle piccole realtà che si occupano dello sport di base e vivono grazie all’apporto di volontari collaboratori, che molto spesso incassano piccoli gettoni di presenza e che, quindi, in virtù della novella, solo per tali piccoli gettoni di presenza dovranno essere contrattualizzati come veri e propri lavoratori sportivi, con tutti gli annessi. Vale a dire che, seppure la riforma prevede che fino al tetto dei 5mila euro non ci saranno tassazione e contribuzione pensionistica, anche al di sotto di questa cifra per le società e associazioni nasceranno due tipologie di incombenze. La prima sarà il pagamento dell’Inail, che è calcolata non su quanto viene dato al lavoratore, ma su un minimale che è di circa 1.400 euro annui. Il paradosso è che, in alcuni casi, come per l’atleta o il giudice di gara, dovrà versarsi l’8 per cento su una cifra di 1.400, cioè circa 120 euro al mese, indipendentemente dall’ammontare erogato al lavoratore, che può incassare anche solo 100 euro al mese. Inoltre, vi saranno le incombenze in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro. E’ chiaro che – ha continuato De Nardo – si aprono degli scenari nefasti per queste piccole società e associazioni, che non sono in grado di reggere all’urto di tale riforma, perché, se è vero che alcune semplificazioni vengono inserite all’interno del nuovo Registro delle attività sportive dilettantistiche, è pur vero che ad oggi non esistono i protocolli per potere utilizzare questa piattaforma per queste finalità. Cosicché le a.s.d. e s.s.d. dovranno per forza rivolgersi a commercialisti e consulenti del lavoro. Come CSEN siamo stati ascoltati alla settima Commissione dell’Ufficio di Presidenza del Senato, abbiamo anche rilevato, venerdì scorso, presso il salone del Coni, nell’ambito di un incontro con il presidente Giovanni Malago’ e il Ministro Abodi, a cui hanno preso parte tutte le federazioni ed enti di promozione sportiva, i problemi che la riforma causerebbe alle piccole e piccolissime associazioni e società sportive. Quindi, abbiamo proposto al Ministro delle soluzioni, quali la reintroduzione dei compensi sportivi, ex art 67 del Testo unico imposte redditi, per quanti ricevono compensi al di sotto delle 5mila euro. Ma, a quanto pare, non c’è la volontà politica di riportare il compenso sportivo. Allo stato, quindi, al di là qualche agevolazione contributiva e fiscale, la riforma avrà un impatto negativo sulle piccole realtà associative e sarà una panacea per le grandi federazioni”.
Prima dei relatori, è intervenuto Antonio Cosentino, assessore allo sport del Comune di Catanzaro, contento di potere partecipare ad un convegno di alto profilo ruotante attorno a una riforma importante sia per il mondo professionistico, ma anche per quello dilettantistico.
Di seguito, Maurizio Condipodero, presidente regionale CONI Calabria, ha evidenziato come le esigenze del mondo sportivo dilettantistico non siano state ascoltate dalla politica: “Questa riforma dello sport ha unificato, anziché dividere, il mondo amatoriale e agonistico. Si chiede alle federazioni di investire, per avere soldi in più, sulle attività agonistiche, di fare progetti che sono fuori dalla loro portata, dalla loro missione, snaturando il loro lavoro. E’ giusto che il mondo dello sport debba rifarsi il look, ma non con delle leggi che non riguardano effettivamente lo sport. E’ giusto anche regolare il lavoro sportivo, ma ciò non deve avvenire a discapito delle società e associazioni sportive dilettantistiche. Lo sport in Calabria si regge molto sul volontariato, molte associazioni sono formate da marito, moglie e figli, e mettere una serie di paletti, soprattutto dal punto di vista economico – fiscale, significa distruggere quel substrato che è poi quello fondamentale per la crescita dell’agonismo vero e proprio”.
Anche Fausto Sero, Presidente Comitato Regionale FPI Calabria, che, a sua volta, ha portato pure il messaggio di Flavio D’Ambrosi, presidente nazionale della FPI, ha espresso disappunto per la riforma dello sport che porterà tante piccole associazioni pugilistiche, che fanno sport solo per passione, a gettare la spugna. Altrettanta preoccupazione è stata espressa da Antonio Caira, presidente Comitato Regionale CSEN Calabria, che ha esordito dicendo: “Lo sport per tutti e di tutti che da sempre noi di CSEN portiamo avanti rischia di non esistere più”. Poi, ha spiegato: “E’ una riforma dello sport che presenta molteplici criticità soprattutto per quanto riguarda l’aggravante dei costi per le piccole associazioni che sono il fulcro dello sport in Calabria. Ci aspettavamo questa riforma, ma nessuno si aspettava che potesse avere questo forte impatto. Speriamo che la riforma sarà un po’ rivista. Noi sportivi siamo abituati al sacrificio, di certo ne usciremo, ma ci sarà un prezzo da pagare”.
Antonella Mancuso, presidente imprenditoria femminile Camera di Commercio CZ, VV, KR, ha dichiarato che la partecipazione a questi convegni migliorano e danno un valore aggiunto al ruolo della Camera di Commercio, che vuole essere un connettore tra i vari enti, e, con la sinergia con le istituzioni, vuole creare un circolo virtuoso per la promozione culturale, economica e sociale della città. Uno sguardo particolare va poi allo sport, che negli ultimi anni sta dando un contributo allo sviluppo del turismo; rappresenta un fiore all’occhiello per il nostro Paese per i risultati ottenuti e anche un attrattore turistico, visto che parte del turismo si base sugli eventi sportivi”.
Presente, fra gli altri, è stato il consigliere regionale Pietro Santo Molinaro, che ha evidenziato quanto la riforma miri a garantire la trasparenza e introduca un trattamento più proficuo per il lavoratore sportivo e del terzo settore. Il convegno è, secondo Molinaro, occasione per approfondire temi importanti che danno vigore al terzo settore e allo sport dilettantistico, soprattutto in una Calabria che ha voglia di cimentarsi con trasparenza in questo nuovo percorso.
Conclusi gli interventi istituzionali, si è dato il via alle relazioni.
Via web, Gabriele Sepio, avvocato e già docente universitario, che partecipa stabilmente in qualità di esperto ai tavoli tecnici Ministeriali, con particolare riferimento alla fiscalità degli enti non commerciali della cooperazione e del terzo settore, membro della commissione fiscale del CONI e autore di monografie ed articoli in tema di fiscalità, ha parlato della Riforma del Terzo Settore e dell’implementazione del RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore).
Di seguito, Andrea Mancino, coordinatore della commissione fiscale del CONI, ha relazionato sullo stato dell’arte della riforma dello sport. Ha spiegato tutti gli incombenti che riguarderanno i lavoratori sportivi, vale a dire utti coloro che in questo momento collaborano con le associazioni sportive a vario titolo. “Questa riforma – ha detto – ha voluto inquadrare correttamente l’applicazione di un regime di agevolazioni solamente per coloro che possono essere definiti lavoratori dello sport, escludendo tutte le altre figure che pure girano intorno al mondo sportivo, ma non svolgono mansioni strettamente connesse all’attività sportiva, come ad esempio il giardiniere o il gestore dell’impianto. E’ stato ristretto il novero di coloro che possono essere definiti lavoratori sportivi; sono state riviste le aliquote agevolate. La criticità di questa riforma è legata a quello che sono i rimborsi forfettari, per cui sarà considerato lavoratore sportivo sia colui che percepisce 3mila euro al mese e sia il soggetto che prende un rimborso di 200 euro al mese, e da ciò ne derivano una serie di adempimenti. C’è la distinzione tra volontari puri e lavoratori, ma in mezzo ci sono i volontari che percepiscono dei piccoli rimborsi e questi sarebbe stato il caso di mantenerli nell’inquadramento dei redditi diversi, in modo da non caricare di adempimenti le associazioni sportive. Come tutte le novità, la riforma preoccupa, perché nessuno è in grado di capire l’impatto reale che avrà sul mondo sportivo”.
Di seguito, via web, ha preso la parola Alessandro D’Aprile, responsabile dell’Ufficio RUNTS – Terzo Settore, che ha relazionato sul come e il perché effettuare l’iscrizione al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), aspetti formali e pratici.
Successivamente, è stata la volta di Ugo Spicocchi, consulente tributario e formatore autorizzato in materia di salute e sicurezza sul lavoro, specialmente in ambiti sportivi, coordinatore Nazionale FiscoCSEN, consigliere regionale CONI Marche e membro della Direzione Nazionale CSEN, che ha parlato di privacy e sicurezza in ambito sportivo e del terzo settore.