La Procura Generale di Bologna prende atto della pronuncia della Corte di Cassazione, che ieri ha “sostanzialmente riconosciuto la bontà dell’impianto accusatorio”, che “ha comportato il passaggio in giudicato della prima tranche (con rito abbreviato) del processo di ‘ndrangheta Grimilde”, conclusosi in appello con sentenza del 16 giugno 2022.
Per la procuratrice generale reggente di Bologna, Lucia Musti, “giova evidenziare che, ancora una volta, con sentenza definitiva, è stata ribadita, con la conferma del delitto di associazione di stampo mafioso, l’esistenza e l’operatività nel Distretto del Emilia-Romagna di una struttura autonoma di ‘ndrangheta, facente capo alla famiglia Grande Aracri di Brescello, e questo anche per un periodo successivo a quello ricompreso nel giudicato nel noto maxi processo Aemilia”.
Musti sottolinea che “tra gli esponenti del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano è stato riconosciuto Giuseppe Caruso, ex funzionario dell’Agenzia delle Dogane di Piacenza ed ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza. È stato riconosciuto un complesso reato di truffa con ingente danno nei confronti dello Stato – spiega ancora Musti -, il cosiddetto affare ‘Oppido’, corale espressione della consorteria mafiosa, nonché condotte di caporalato, poste in essere in Italia e all’estero”.
Infine, la procuratrice evidenzia “l’accoglimento di buona parte – e comunque di quella più rilevante – dei ricorsi presentati da questa Procura generale, per effetto dei quali Salvatore Grande Aracri ed i fratelli Muto di Gualtieri (Reggio Emilia) saranno nuovamente processati dalla Corte d’Appello di Bologna”.