Ricostruiti approvvigionamenti e cessioni per quantitativi che sfiorano i 1.200 kg di cocaina, i 450 kg di hashish e i 95 kg di marijuana: ingenti quantitativi di stupefacente hanno fruttato all’associazione decine di milioni di euro, parzialmente reimpiegati in 14 società intestate a prestanome e utilizzate anche per ”mascherare”, in pieno periodo di lockdown pandemico, i trasporti di droga attraverso false bolle di accompagnamento. E’ quanto emerso dalle indagini del Comando provinciale della guardia di finanza di Bologna, con il supporto del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata e di altri Reparti, che hanno portato a 41 misure cautelari a carico di appartenenti alla ‘ndrangheta reggina e crotonese, dediti al traffico internazionale di droga.
Le misure cautelari, disposte dal gip del Tribunale di Bologna Alberto Gamberini sono l’epilogo di complesse indagini di polizia giudiziaria, dirette da Roberto Ceroni, della locale Direzione distrettuale antimafia, coordinate dalla procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, alla luce di convergenze emerse con altri filoni investigativi delle procure della Repubblica di Firenze, Potenza e Trento e condotte, per quasi due anni, dagli specialisti del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna. Grazie all’acquisizione delle chat criptate intrattenute tramite la piattaforma Sky Ecc, smantellata nel 2021 a seguito di un’operazione di un joint investigation team sotto l’egida di Europol, i finanzieri hanno ricostruito la struttura del sodalizio criminale e l’intera filiera dell’approvvigionamento dello stupefacente.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il leader dell’associazione è stato identificato in un soggetto, già noto alle cronache, ai vertici della ‘ndrina ”Staccu” di San Luca (Reggio Calabria), latitante in Spagna dal 2018 e arrestato a marzo 2021.