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Rende, il mondo delle associazioni sull’Assemblea pubblica del 19 maggio: “La cittadinanza faccia sentire la propria voce”

Il Comune di Rende è ormai nel caos.

In pochi mesi si sono alternati alla guida del Comune (si fa per dire!) ben quattro esponenti della maggioranza, che ha espresso all’epoca il Sindaco Manna; siamo di fronte ad una pervicace volontà a mantenere in vita, pure nelle peggiori condizioni, una inconcludente consiliatura.  Consiliatura che si sarebbe dovuta chiudere già nei primi giorni del mese di settembre 2022, come da noi, con accorati e responsabili appelli, più volte sollecitato. Ma a questi amministratori, duole constatare, manca del tutto il minimo amore verso la nostra città e verso il bene comune.

Il tragico momento che sta vivendo il Comune di Rende avrebbe richiesto, infatti, le dimissioni del Sindaco per senso di responsabilità verso i cittadini e non un comportamento che è l’esatto contrario. Uguale senso di responsabilità avrebbero dovuto avvertire gli esponenti della maggioranza consiliare nel presentare le dimissioni, unendosi ai dieci consiglieri di minoranza che le dimissioni le hanno sottoscritte dinanzi ad un notaio.

Arrivati a questo punto, non rimane che chiamare a raccolta i cittadini che amano Rende e che debbono far sentire la propria voce per spingere quanti rappresentano le istituzioni a compiere un gesto di responsabilità.

Gesto che, posto in essere nel mese di settembre scorso, avrebbe forse evitato lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose, evento negativo che, certamente, la comunità rendese non merita e che forse con l’immediata fine della consiliatura si potrebbe ancora evitare.

Venerdì 19 maggio alle ore 17:30 presso il Museo del Presente abbiamo promosso una assemblea pubblica per dare alla cittadinanza l’opportunità di far sentire responsabilmente la propria voce, e siamo certi che i rendesi indignati e preoccupati per l’attuale situazione vorranno poter dare il loro contributo.

Ovviamente, non abbiamo bisogno di ribadire ancora una volta la nostra fedeltà al dettato costituzionale che statuisce la presunzione di innocenza sino a sentenza passata in giudicato. Siamo sempre stati, dunque, e continuiamo ad essere garantisti, ma in questo delicato momento poniamo con forza una questione di sensibilità istituzionale che non scalfisce per nulla i principi di garanzia del cittadino di fronte alla legge.

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