“Pochi possono dirsi: “Sono qui”. La gente si cerca nel passato e si vede nel futuro” - Georges Braque
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Salone del libro di Torino: nello stand della Regione Calabria sarà presente la casa editrice “Progetto 2000” di Cosenza con i suoi libri e due proposte

“Ogni anno il titolo del Salone del libro di Torino, ci interroga su quali testi portare all’attenzione dei lettori che visitano lo stand della Regione Calabria. E annualmente cerchiamo di essere in linea con quanto gli organizzatori torinesi propongono. Per i 35 anni del Salone, è stato scelto Attraverso lo specchio, per capire l’appena ieri e trovare nuove modalità per incamminarsi verso il futuro.

La scelta operata dalla casa editrice Progetto 2000 di Cosenza, è stata quasi obbligata, ricordare quello che 80 anni fa i nostri padri hanno vissuto sulla loro pelle: la guerra, l’odio, l’internamento e i bombardamenti.

Editoriale Progetto 2000 – comunica in una nota – sarà a Torino con due proposte davvero significative: l’anteprima nazionale dello spettacolo teatrale Nina. Guten Morgen Ferramonti, liberamente tratto dal libro di Nina Weskler, Con la gente di Ferramonti. Mille giorni di una giovane ebrea in un campo di concentramento e poi il saggio reportage di Roberta Fortino, 1943 Cosenza bombardata …e la morte attivò dal cielo, sui bombardamenti che hanno interessato la città di Cosenza nella primavera-estate del 1943. Non dimenticare il nostro appena ieri è un imperativo”.

Nina. Guten Morgen Ferramonti
Spettacolo teatrale con l’attrice Lara Chiellino e la regia di Dora Ricca
Sabato 20 maggio 2023 – ore 20,00 – in anteprima nazionale

L’adattamento teatrale, come il racconto da cui è tratto, si sviluppa su un lungo periodo. Nina Weksler scrive durante la prigionia e dopo la liberazione testimoniando con generosità di questo periodo della propria vita. Nina nel 1941 a Milano, fu arrestata dalla polizia fascista e destinata al campo di concentramento più grande d’Italia: Ferramonti di Tarsia. Nel passaggio dal racconto scritto alla scena, i molti dettagli della storia si trasformano in emozioni, sguardi, parole, gesti e azioni dell’unica attrice in scena che ci lascia vedere e intravedere, una moltitudine umana dei tanti internati, portatori di costumi, lingue, culture e professioni diverse. Questo mondo ebraico disperso da secoli di storia europea, per un progetto infame della storia recente, si è visto ricongiungersi in questo sperduto lembo di terra di Calabria. Accanto a questi ritratti si descrivono con poesia e malinconia il rapporto con il territorio, sia paesaggistico che culturale, in un’esperienza unica, e indimenticabile per gli oltre 2.000 internati, che si sono salvati grazie a questo internamento così geograficamente lontano dai campi nazisti di sterminio, come: Dachau, Auschwitz, Berghen-Belsen, Buchenwald.

«…nessuno ci maltrattava, al contrario. Gli italiani nemici o non, sono sempre umani. Si chiamava sì, campo di concentramento, era circondato da filo spinato, ma solo dopo molti anni dovevo sapere, capire esattamente che cosa fosse questo Ferramonti, è vero eravamo prigionieri, privati della nostra libertà e la prigionia non è facile, e nemmeno la vita collettiva forzata. Ma non soltanto nessuno veniva ucciso, qui, come succedeva nei campi di concentramento dei nazisti, …nessun sadismo, nessun odio, nessuna crudeltà imperavano qui».

1943 COSENZA BOMBARDATA
…e la morte arrivò dal cielo
saggio-reportage di Roberta Fortino
Domenica 21 maggio 2023 – ore 15,45

Nella storia recente di Cosenza, non c’è data come quella di lunedì 12 aprile 1943 che possa raccontare un episodio più drammatico; nessun cosentino avrebbe mai pensato che in un giorno di primavera dal cielo piovessero bombe e morte. Nessuno fu risparmiato, dai più piccoli agli anziani, ai negozianti, agli artigiani a quelli che lavorando alle ferrovie, erano tutti intenti a trasportare le persone dalla città capoluogo ai vari paesi che fanno da corona a Cosenza. Per i cosentini in quell’estate 1943 allontanarsi dalla città fu l’unica via di scampo, cercando un rifugio nei paesi circostanti, tra parenti e amici. Le bombe e la morte fecero scappare tutti; anche gli oggetti più sacri e venerati presero la via di un rifugio sicuro: la venerata icona della Madonna del Pilerio fu portata a Pietrafitta dai frati minori e il miracoloso Crocifisso della Riforma fu messo in salvo dall’incendio che distrusse quasi tutto della chiesa e del convento dei cappuccini, portato a piedi e in spalla da padre Daniele Gil, nel santuario della Madonna della catena a Laurignano. Anche la preziosa Stauroteca fu messa in salvo e, per paura delle distruzioni e delle ruberie, di nascosto fu portata a Roma e custodita nei Musei Vaticani.

L’autrice di questo volume, da bambina, trovò nei pressi della sua abitazione a Donnici, un proiettile inesploso con cui si mise a giocherellare e solo l’intervento di uno zio che le tolse di mano l’ordigno e la pietra con cui stava cercando di aprirlo, ha evitato il peggio. Le bombe lanciate e non esplose, degradano molto lentamente, rimanendo attive per decenni; purtroppo continuiamo a convivere con un passato, a volte tragicamente presente, una vera discarica bellica sotto i nostri piedi: vengono rinvenuti ogni anno 50 mila ordigni inesplosi. Dovremmo far nostro il preambolo dello Statuto dell’Onu che recita: «Salvare le future generazioni dal flagello della guerra».

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