“Chi ha seguito il Consiglio comunale del 29 aprile, una commedia in cui l’ attore principale ha recitato per l’ennesima volta il solito copione, si è reso conto che al momento attuale l’ aria di Condofuri rende prigionieri, i cittadini respirano infatti a fatica e desiderano la bonifica dell’ atmosfera ammorbata nella quale sono precipitati. Il sindaco Iaria non solo criminalizza il dissenso, come fanno tutti coloro che non riconoscono il valore della dialettica democratica, ma criminalizza pure i sospiri, come succede a chi non è abituato a essere contraddetto neanche tra le mura domestiche. Se a qualcuno salta il ghiribizzo di lanciarsi in un’ osservazione o di prodursi in una sollecitazione – lasciamo perdere il caso di quell’ audace capace di concepire una critica – scatta l’automatismo della contumelia, dell’ attacco alla persona basato su affermazioni in libertà mai suffragate da prove”. Così in una nota il Gruppo Archeologico Valle dell’Amendolea a seguito delle dichiarazioni del sindaco di Condofuri nel consiglio del 29 scorso.
“Il sindaco non ha ancora deplorato gli aggressivi volantini verdi diffusi nelle settimane scorse a Condofuri, – prosegue la nota – anzi li ha costeggiati spargendo in varie occasioni frasi dello stesso tenore livoroso di quei testi sconfortanti, e già nella commedia del 29 ha inscenato un’ invettiva contro gli ” odiatori politici ” che lo contrastano, orditori di trame finalizzate a ledere la sua maestà. Insomma siamo di fronte al classico caso del bue che dice cornuto all’ asino e ci troviamo pure, ogni volta che il dottore Iaria si deresponsabilizza imputando tutti i suoi errori al predecessore avvocato Mafrici, dalle parti di Cetto Laqualunque all’attacco dell’ infame De Santis. Ma fuori dalla commedia resta il fatto che l’infame Mafrici De Santis aveva avviato un percorso amministrativo per la messa in sicurezza dei ruderi del castello di Amendolea, mentre il suscettibile Iaria Laqualunque ha deciso di non proseguirlo caricando sul groppone dei cittadini 32.000 euro (da sborsare alla società AthenArchitettura cui era stata affidata la progettazione) per i quali non c’è più copertura finanziaria”.
“E come si è regolato col castello il sindaco si è regolato col museo, – conclude la nota – mentre i soldi destinati dal Contratto di fiume alla realizzazione di obiettivi pertinenti alle problematiche del bacino fluviale li ha stornati per “ripezzare” strade. È tutto a ben guardare coerente con la visione già emersa del territorio e dei beni comuni connessi alla storia, alla cultura, al paesaggio e all’ ambiente. Signor sindaco noi la critichiamo perché lei, che ha giurato sulla Costituzione democratica e repubblicana , è suscettibile di critica come tutti noi, e ci muove la speranza di liberarla con una terapia d’ urto dalla sua psicosi complottista, e la sua liberazione segnerà il ritorno della vita civile a Condofuri. Auguri allora, a lei e a tutta la comunità”.