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Emergenza migranti, torna il sereno tra Governo e Regioni dopo l’incontro del 27 aprile: “Stop ai grandi centri e tavolo permanente”

Clima più sereno tra governo e Regioni dopo l’incontro in cui si sono definite nuove linee d’azione dopo le polemiche dei territori amministrati dall’opposizione a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per i migranti. Favorire l’accoglienza diffusa, escludendo la nascita di grandi strutture, e allo stesso momento potenziare i quattro hotspot di primo arrivo che si trovano in Calabria e Sicilia.

Il ministero dell’Interno italiano ha svelato la sua linea ai presidenti regionali per far fronte all’aumento dei flussi di migranti, aprendo la strada a una maggiore collaborazione con i territori, sancita dalla nascita di un tavolo di confronto sul tema per un coordinamento permanente con le Regioni. Confronto definito ‘costruttivo’ dalle parti.

Le modalità operative della gestione dell’emergenza potrebbero ricalcare l’organizzazione adottata per i profughi ucraini con la partecipazione del commissario all’emergenza migranti Valerio Valenti, che per la prima volta ha incontrato i presidenti assieme al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e al ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci. Il confronto è stato “costruttivo”, hanno detto sia Piantedosi, sia le stesse Regioni.

Un clima positivo, dunque, che stavolta potrebbe portare a una maggiore distensione anche nei confronti dei territori amministrati dall’opposizione (Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia, più la Valle d’Aosta), che si erano rifiutati di sottoscrivere l’intesa sul dichiarato stato d’emergenza, di fatto negando il commissariamento e autoescludendosi dall’ordinanza disposta dalla Protezione civile. Il ministro Musumeci si è detto “fiducioso sul fatto che i presidenti di queste cinque Regioni possano rivedere la loro posizione”.

‘I 40 mila sbarcati in quattro mesi sono solo un antipasto’ Il sottosegretario alla presidenza dell’Emilia Romagna, Davide Baruffi, ha commentato che “se l’obiettivo è potenziare l’accoglienza diffusa e concordare le quote sulla distribuzione dei migranti nei territori, credo si possa trovare un’intesa”. Tramonta dunque il modello delle grandi strutture di accoglienza come quella – già chiusa nel 2018 – che fu realizzata a Cona, in Veneto, mentre alcuni presidenti, come Bonaccini, hanno anche posto l’accento sul rischio di una nuova crisi umanitaria con un nuovo esodo verso l’Italia dopo il conflitto scoppiato in Sudan: si tratterebbe dell’ennesima situazione di instabilità in Africa, che si aggiunge alla già difficile gestione dei profughi provenienti dalla Tunisia.

Riguardo ai numeri, anche le previsioni di Musumeci sono al rialzo: “Abbiamo buoni motivi per ritenere che le 40 mila persone sbarcate in appena quattro mesi siano solo un antipasto rispetto ai flussi che potremmo registrare fra qualche mese”, ha dichiarato.

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