“Consideriamo positivamente l’apertura di un tavolo sull’agroindustria che punti a costruire una visione di sistema per la crescita delle nostre filiere e imprese, proprio per questo ai ministri Urso e Lollobrigida abbiamo sottolineato il bisogno di affrontare da subito alcuni dossier che riguardano il lavoro, a cominciare dal ricambio generazionale che dovremo affrontare da qui ai prossimi anni e dal contrasto a caporalato e dumping contrattuale”.
Lo afferma il Segretario Generale della Fai-Cisl Onofrio Rota a margine dell’incontro appena terminato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sul “Tavolo di confronto sulle politiche agroindustriali”, presieduto dal Ministro Adolfo Urso e dal Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida.
“Per il comparto agricolo – afferma Rota – abbiamo ribadito che da qui al 2030, secondo le nostre stime, i lavoratori stranieri cresceranno ulteriormente da 358mila a circa 500mila, ovvero il 50% del totale, per cui occorre una politica migratoria strutturale, che superi le logiche dei decreti flussi e dia possibilità di emersione e inclusione ai tanti immigrati già presenti sul territorio ma occupati più o meno illegalmente in agricoltura. Inoltre, nell’ottica di un vero ricambio generazionale, bisogna rendere più attrattivo il lavoro agricolo, con l’attuazione dei contratti e redditi più dignitosi. Mentre per l’industria alimentare – aggiunge il sindacalista – abbiamo segnalato la nostra forte preoccupazione per il fabbisogno di 20mila specializzati che al momento non trova adeguata risposta, perché oltre alla mancanza di politiche attive scontiamo un forte deficit formativo rispetto alle nuove tecnologie e all’industria 5.0. Per il settore della pesca abbiamo invece ricordato l’urgenza di sostenere in modo strutturale il comparto, sempre più indebolito dalla riduzione delle giornate di lavoro e dalla mancanza di sicurezza”.
“Infine – conclude Rota – abbiamo richiamato all’attenzione alcuni temi della transizione ecologica che devono necessariamente coinvolgere il mondo del lavoro, a partire dall’emergenza siccità, che dobbiamo affrontare in maniera partecipata consolidando tutto il settore dei consorzi di bonifica, e dall’abbandono delle nostre foreste: la politica non può lasciare sparire il lavoro forestale, perché rimane l’unico vero presidio delle aree interne e della montagna e ha dimostrato di essere strategico per la messa in sicurezza del territorio in chiave preventiva”.