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Naufragio Cutro, i parenti delle vittime all’invito della Meloni: “Non andremo mai a Palazzo Chigi”

“L’invito della presidente Meloni a Palazzo Chigi? Mi viene da ridere, se non da piangere”.

Così uno dei parenti dei migranti morti il 26 febbraio nel naufragio del barcone davanti alla spiaggia di “Steccato” di Cutro risponde a chi gli chiede davanti al Palamilone di Crotone, dove sono esposte le bare delle vittime, se avesse intenzione di accettare l’invito della ad andare a palazzo Chigi per incontrare la premier Giorgia Meloni. Un rifiuto che è lo stesso espresso dalla maggior parte di chi ha perso qualcuno nel naufragio di domenica notte.

“Non ci andremo”, ribadisce un altro familiare, che si è detto anche “scettico” sulla solidarietà espressa dalla premier.

“Se avesse voluto dimostrarci effettivamente la sua vicinanza – aggiunge il parente di un’altra vittima – avrebbe potuto trovare un ritaglio di tempo per incontrarci ieri in occasione della sua visita in Calabria. In fin dei conti, la distanza tra Cutro e Crotone è minima. Non le sarebbe costato tanto. L’invito a vederci a Palazzo Chigi mi sembra sinceramente un po’ tardivo”.

Un altro familiare, che nel naufragio ha perso una sorella ed il marito di lei, è ancora più categorico. “Non sapevo di questo invito – dice – ma in ogni caso la cosa non mi interessa. Quello che mi preme, in questo momento, è portare le salme dei miei cari in Afghanistan e poi tornarmene in Germania”.

Tra i parenti, comunque, c’è anche chi appare più possibilista in merito all’annuncio della Presidente del Consiglio.

“Se ci arriva un invito ufficiale da parte della Meloni – dice uno di loro – potremmo pensarci. Ma non possiamo apprendere queste cose attraverso un comunicato stampa. In ogni caso, adesso stiamo pensando a fare trasferire le bare in Afghanistan e stiamo preparando i documenti necessari. Non ci interessa nient’altro”.

La priorità dei sopravvissuti è quella di riportare a casa i propri cari e di trovare chi è ancora disperso. E il mare oggi ha restituito la 73esima vittima: l’hanno trovata nella tarda mattinata i vigili del fuoco e ancora una volta si tratta di un minore. Dovrebbe essere un bambino di circa sei anni che giaceva sulla battigia, dove era stato trascinato dal mare. Da domenica sono 29 i corpi dei minorenni recuperati, venti quelli che hanno un’età compresa tra 0 e 12 anni a conferma che quella di Steccato di Cutro è sempre più una strage di bambini.

Prosegue, intanto, l’inchiesta della Procura della Repubblica di Crotone per accertare le responsabilità relative al naufragio, sia per quel che riguarda gli organizzatori del “viaggio” sia in relazione agli eventuali ritardi od omissioni che potrebbero essersi determinate nell’attuazione di quegli interventi di soccorso che avrebbero potuto consentire, con un’azione preventiva e coordinata tra Guardia costiera e Guardia di finanza, di evitare la tragedia. Su quest’ultimo fronte c’è un elemento nuovo che va registrato: la sera del 25 febbraio l’aereo “Eagle 1” di Frontex, oltre ad inviare la segnalazione di un’imbarcazione che viaggiava in buono stato di galleggiabilità nello Ionio, ha girato anche un video dal quale non emergevano elementi che potessero fare pensare ad una situazione di pericolo. Il video dura diversi minuti, con l’aereo che compie più sorvoli.

Nelle immagini si vede il barcone navigare senza alcuna criticità e non si nota alcuna presenza di migranti a bordo. Elementi che, quella notte, sono stati condivisi con tutti i soggetti coinvolti e che, in quei momenti attorno alla mezzanotte, non davano alcuna evidenza che l’imbarcazione fosse carica di migranti o fosse in una situazione di distress. Un altro passaggio importante sarà il 17 marzo quando si terrà la prima udienza dell’incidente probatorio del procedimento a carico del minorenne che sarebbe stato uno dei quattro scafisti del barcone. L’incidente si svolgerà davanti al gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro. Al giovane vengono contestati i reati di omicidio e lesioni colpose e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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