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A Cosenza la presentazione del libro “Lobby e Logge”: Palamara, De Magistris e Morra discutono i potenti meccanismi del “Sistema”

di Roberta Mazzuca – Luca Palamara, Luigi De Magistris e Nicola Morra: tre voci, tre personalità, tre rappresentanze, riunite ieri a Cosenza per discutere di ciò che Palamara stesso definisce “Sistema”, del potere della magistratura, e di come abbia pesantemente influenzato la politica italiana. Un “Sistema” da cui egli stesso, come racconta proprio nel libro “Il sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana”, è rimasto schiacciato quando, nel momento del suo massimo trionfo, ovvero l’elezione dei suoi candidati alle due più alte cariche della Corte di Cassazione, comincia la sua caduta. Un “Sistema” che ha sperimentato sulla propria pelle anche Luigi De Magistris, già sindaco di Napoli e protagonista di una stagione giudiziaria calabrese che lo vide lottare strenuamente fino a giungere alle dimissioni da magistrato che, nel corso di questa presentazione del nuovo libro-confessione intitolato “Lobby e Logge: le cupole occulte che controllano il Sistema e divorano l’Italia” di Palamara e Sallusti, rivela le stesse trame oscure raccontate da colui che un tempo era uomo forte della potentissima lobby della magistratura, all’interno di una cornice in cui rientra anche la voce del presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Nicola Morra, eletto in Calabria nelle politiche del 2018 e da sempre attento alle tematiche della giustizia. Un incontro che si trasforma, quindi, in opportunità di dibattito e riflessione sul rapporto tra politica e magistratura, nonché sulla recente riforma Cartabia, moderato e condotto dal giornalista Arcangelo Badolati, che lo definisce “un libro accessibile a tutti, per farsi un’idea di come siano andate le cose in Italia”.

Un libro che affronta la ragnatela oscura di logge e lobby che avviluppa imprenditori, faccendieri, politici, alti funzionari statali, uomini delle forze dell’ordine e dei servizi segreti, giornalisti e, naturalmente, magistrati. Logge e lobby che decidono se avviare o affossare indagini e processi e che, come scrive Sallusti, “usano la magistratura e l’informazione per regolare conti, consumare vendette, puntare su obiettivi altrimenti irraggiungibili, fare affari e stabilire nomine propedeutiche ad altre e ancora maggiori utilità per cambiare, di fatto, il corso naturale e democratico delle cose”.

L’OPERAZIONE VERITÀ DI LUCA PALAMARA: “ANCORA OGGI CHI SIEDE AL CSM FU ELETTO CON I MECCANISMI DI QUELLA CENA”

“Penso che i fatti che sono accaduti nel 2019 imponessero da parte mia un dovere di chiarezza e di trasparenza, e imponessero di schiacciare il velo di ipocrisia che ha caratterizzato il racconto su come funzionano i meccanismi interni della magistratura” – afferma l’ex membro del Csm nell’illustrare il secondo atto della sua operazione verità sul potere interno alla magistratura. Racconta, riguardo alle motivazioni che lo spinsero a parlare, della famosa cena all’Hotel Champagne in cui si discusse l’importante nomina del procuratore di Roma: “La cosa che ritengo inaccettabile ancora oggi è che chi siede al Consiglio Superiore della Magistratura, è stato eletto con i meccanismi di quella cena”. Un racconto che nasce dall’esigenza di capire come abbiano funzionato alcuni meccanismi, perché alcuni magistrati hanno fatto carriera e altri no, perché per alcuni c’è stata la scure del sistema disciplinare e per altri no, perché in alcuni casi le carte vengono tirate fuori dai cassetti e per altri no. Un contributo, lo definisce Palamara, “per fare in modo che il problema venga spostato dalla magistratura alla collettività e che queste discussioni possano portare a una magistratura realmente autonoma e indipendente”.

DA MONTANTE, A PETRINI, A MANNA, A FALCONE E BORSELLINO: IL POTERE PERVERSO DEL CSM NELLE PAROLE DI NICOLA MORRA

Si parla, nel libro, di Antonello Calogero Montante, “un grandissimo bluff capace di indurre in errore un certo Camilleri e poi anche altri personaggi della vita politica e istituzionale di assoluto rilievo, come l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma siamo sicuri sia stato un errore in buona fede oppure è stata tutta una messa in scena per creare un falso mito da accreditare al fine di controllare sempre più un mondo che dava fastidio?” – afferma Morra, che calabresizza il dibattito e non risparmia parole per nessuno, dall’affaire Petrini al sindaco di Rende Marcello Manna: “E quando scopro che il sindaco di Rende viene interdetto dall’esercizio della professione forense, e però viene eletto dai sindaci calabresi presidente dell’Anci, mi devo domandare se questa sia una comunità che sa cosa sia la giustizia oppure no. Perché delle due l’una: o è stato interdetto dall’esercizio della professione ingiustamente, oppure c’è stato un errore politico nello scegliere il sindaco Manna come presidente dell’Anci. Mi aspettavo una risposta diversa dalla città e dalla magistratura, invece la città ama prendere il tappeto, alzarlo, metterci la polvere sotto”.

“Stamattina mi sono trovato al Pronto Soccorso dell’ospedale civile dell’Annunziata qui a Cosenza” – continua. “Sono stato chiamato per una situazione che definire vergognosa è poco, ma voi che per larga parte siete cosentini queste cose le sapete come me e meglio di me. Dopo mi sono incontrato con un avvocato, che mi ha raccontato di essere rappresentante della famiglia di un soggetto morto nel 2012 presso lo stesso ospedale senza avere sentenza. Molto spesso si può evitare di fare giustizia semplicemente usando il tempo, arrivando ad esempio in prescrizione”. Qui Morra pone l’accento sul tempo come strumento che trasforma la giustizia in vendetta, in una logica tutta calabrese: “Quando sono arrivato qui, la Calabria era la regione delle faide. Però, si ha anche la percezione che le faide venissero consumate dai magistrati”.

Un mondo, quello della magistratura potente, un potere che “vive in funzione di rapporti strani, perversi, patologici, con la politica, con i servizi, con il giornalismo e l’informazione, e anche con gruppi economici”. Un sistema ingessato in cui oltre un certo limite non si può andare e in cui difendersi dagli attacchi della magistratura significa pagarne a caro prezzo le conseguenze. Loggia Ungheria, loggia di San Marino, massoneria deviata e grumi di potere: questi solo alcuni dei concetti e delle tematiche citati nel corso della serata di ieri, a cui Morra aggiunge il ricordo di Falcone e Borsellino, anch’essi nel mirino dei loro colleghi: “Le loro carriere e inchieste furono ostacolate proprio dal Csm”.

L’ESPERIENZA DI LUIGI DE MAGISTRIS: “SI PAGA A NON AVERE UN PREZZO, MA NON C’È PREZZO A NON AVERE PREZZO”

“Ho scelto convintamente di essere oggi qui, perché innanzitutto non presto rancore, poi devo dare atto che nel suo primo libro “Il Sistema” Luca Palamara, che non era e non è un mio amico, in estrema sintesi spiega che vengo fatto fuori dal sistema perché non ne facevo parte”.
“Ho pagato un prezzo che non è più risarcibile, mi hanno strappato la toga da pubblico ministero, hanno infranto il mio sogno da ragazzo, e il fatto che sto qui lo avverto come un dovere perché non accada ad altri magistrati ciò che è accaduto a me con la violenza della legalità formale. È un’evoluzione del sistema criminale che passa dai proiettili istituzionali” – afferma animatamente De Magistris, parlando di un sistema in cui persone che ricoprono incarichi istituzionali prendono decisioni in luoghi segreti, un salotto di un albergo, di una casa, decidono leggi, decidono sentenze, e poi nelle sedi costituzionali le ratificano.

“In questo paese ti devono fermare, e ogni volta che fai nomi e cognomi, questi non lo ammettono, perché stanno ancora là. Il sistema sta ancora là, ed è un sistema fatto di lobby, di logge, di politica, ma soprattutto di apparati dello Stato. Quando il sistema criminale arriva a entrare negli apparati di controllo, diventa complicato” – prosegue l’ex magistrato. E tira in ballo la riforma Cartabia: “Pensiamo che avremo una magistratura più indipendente, più autonoma, un Csm che funziona meglio, una politica che finalmente può far funzionare i magistrati autonomi. Stiamo attenti, perché con il pensiero unico dell’informazione, con una magistratura sempre più burocratizzata, gerarchizzata, cloroformizzata, impaurita, messa sotto controllo, che deve stare attenta al formalismo, alla quantità e alla statistica, se viene meno la magistratura, viene meno la stampa, in Parlamento non c’è più opposizione, non si discutono più leggi, non puoi parlare, io comincerei a preoccuparmi”.
“Sono un uomo libero, il sistema non mi ha messo il guinzaglio, posso parlare di Napolitano, di Mancino, di Palamara”.
Una riforma che non ha convinto nessuno, definita ancora da Palamara “foglia di fico, che fa sì che tutto rimanga come è sempre stato”, e che secondo Morra “conserva degli aspetti secondo i quali non solo è inutile, ma anche dannosa”.

“Sapete perché vengo fatto fuori?” – tuona poi De Magistris. “Perché inscrissi in maniera segreta due nominativi, tra cui quello di Giancarlo Pittelli, recentemente arrestato. Avevo scoperto quello che 12 anni dopo ha portato a “Rinascita Scott”. Il sistema non si rigenera da solo, e lo abbiamo visto con la riforma Cartabia, in cui non c’è nulla che vale l’interesse del cittadino”.

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“Si paga a non avere un prezzo, ma non c’è prezzo a non avere prezzo” – conclude De Magistris, rivolgendo un appello ai presenti e a tutti i cittadini, quello di non rimanere indifferenti di fronte a nessun tema, dalla guerra alla giustizia, e di non piegarsi dinanzi al potere.

Così termina l’incontro di presentazione che, ci tiene a precisare Morra, “si sarebbe dovuto svolgere altrove. NON IO avevo chiesto, ma QUALCUN’ALTRO aveva offerto, la sala consiliare del Comune, poi ci sono stati problemi…”

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