Alberto F. De Toni, Presidente del comitato ordinatore della Scuola superiore della Difesa e Rettore dell’Università di Udine dal 2013 al 2019, ha tenuto la lezione su “L’intelligence tra complessità e sostenibilità” al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Il docente ha esordito affermando: “L’intelligence si occupa di sicurezza. E oggi chi ha bisogno di sicurezza è proprio il pianeta nel suo insieme. Oggi il problema del pianeta è la sostenibilità, che fa rima con complessità”.
De Toni ha quindi citato l’opera del 1972 di Philip W. Anderson “More is different” in cui l’autore si confronta con l’approccio riduzionista di Cartesio che invita a dividere il problema in parti per trovare la soluzione. Anderson evidenzia come – nel caso di fenomeni in cui relazioni tra parti non siano trascurabili –questo sia un errore, così come Antonio Damasio, nel suo libro l’Errore di Cartesio, ha sottolineato come anche la separazione di mente e corpo operata dal filosofo francese fosse sbagliata da un punto di vista concettuale. “Anderson – ha ricordato il docente – rileva che la combinazione di elementi dà vita a ulteriori nuovi elementi dotati di proprietà diverse”. A tal proposito, il docente ha ricordato l’esempio del neurone che da solo non pensa, ma che interagendo con altri neuroni genera pensiero, il quale rappresenta una proprietà emergente, frutto delle interazioni tra gli stessi neuroni.
De Toni ha quindi sottolineato come sia auspicabile perseguire un approccio sistemico che consideri oltre alle parti le loro relazioni, come suggerito da Anderson, e non analitico.
Nel ricordare quando nel 1869 Mendeleev nella sua tavola periodica catalogò i 118 elementi, il docente ha evidenziato come sia stato posto il problema dei problemi, ossia da dove nasca la vita. Diverse teorie hanno provato a rispondere a tale quesito; ad esempio secondo alcuni la vita sarebbe nata in ambito liquido grazie all’eruzione dei vulcani sottomarini che hanno fatto scoccare la scintilla dell’esistenza. Secondo un’altra teoria la vita sarebbe nata altrove e giunta sulla Terra attraverso meteoriti.
Il professore ha ricordato come esistano tre mondi: fisico, biologico e sociale che poi si integrano nell’infosfera, teorizzata da Luciano Floridi. Ogni mondo ha una sua tipica emergenza. Quello fisico presenta l’emergenza della materia, quello biologico l’emergenza della vita e quello sociale l’emergenza della coscienza personale e collettiva.
Successivamente, il docente ha ricordato il testo “Synchronization” di Steven Stogratz, ripreso anche da Giorgio Parisi in “Un volo di stormi”, interrogandosi sul perché gli uccelli volino in gruppo. Questo avviene in quanto gli uccelli rispondono ad un istinto di sopravvivenza: difendersi meglio dagli uccelli predatori, mettendo in pratica un istinto darwiniano.
In seguito, il docente ha sottolineato che la complessità non è solo negativa, ma è anche positiva e deve essere intesa come un Giano bifronte: è amica per chi la crea e nemica per chi la subisce.
Nell’affrontare il principio dell’emergenza nel mondo sociale, De Toni ha citato il libro di Keith Sawyer “Social Emergence. Societies as complex systems”, illustrando l’esempio dei distretti industriali italiani, studiati in tutto il mondo e che non sono stati pianificati, essendo il risultato di processi sociali, cognitivi ed economici. Il docente ha evidenziato che nell’emergenza nel mondo sociale vi sono due fenomeni: la circolarità virtuosa o viziosa, fornendo l’esempio della municipalità di Londra che usò molto tardi l’elettricità a causa delle resistenze delle lobby del gas; e la coesistenza di competizione e cooperazione, le quali operano in maniera congiunta, ricordando la teoria dei giochi di John Nash nota attraverso “il dilemma del prigioniero”, secondo il quale la cooperazione paga di più della competizione.
Il professore ha ricordato come Adam Smith avesse torto nell’evidenziare che il comportamento individualistico delle persone avrebbe generato un esito collettivo positivo.
De Toni ha anche citato il testo “Super cooperatori” di Martin Novak in cui ricorda che quando tutti assumono comportamenti opportunistici avviene il dissolvimento della società.
Il docente si è poi soffermato sulla descrizione dei tipi di fenomeni classificati come semplici, complicati, complessi e caotici. Prima di addentrarsi nella descrizione dei fenomeni, il relatore ha effettuato una rilevante precisazione metodologica: ogni modello serve a semplificare la realtà.
Nel caso dei fenomeni semplici la relazione causa effetto è nota a tutti e prevede una risposta standard, richiedendo l’applicazione delle cosiddette “best practices”. Servono persone esecutive.
Nei fenomeni complicati è necessario invece individuare la causa prevalente tra le molte cause esistenti e serve pianificare e implementare la soluzione. In questo contesto servono persone esperte in grado analizzare le cause, pianificare le soluzioni migliori e implementarle.
De Toni ha anche spiegato che la maggior parte dei fenomeni che dobbiamo fronteggiare sono complessi, ovvero il modello secondo cui il fenomeno evolve è individuabile solo ex-post. Per cui lo schema necessario da applicare è: azione di perturbazione, apprendimento del comportamento e adattamento. Servono manager adattativi.
Nei fenomeni caotici le dinamiche evolutive sono del tutto imprevedibili. Non esiste nessun rapporto evidente tra causa e effetto. Manca la fase di apprendimento. Lo schema logico si riduce ad azione e adattamento. L’unica strategia da applicare è quella reattiva. In tale contesto, occorrono persone intuitive e tempestive.
Il relatore ha invitato quindi ad avere chiara la differenza delle strategie da applicare in base alla natura dei fenomeni. Semplice: individuazione della classe del fenomeno e applicazione delle best practices. Complicato: analisi, pianificazione e implementazione. Complesso: azione, apprendimento e adattamento. Caotico: azione e adattamento.
Il docente ha anche sottolineato che le persone, le organizzazioni, i linguaggi e le culture si evolvono, rappresentando dei sistemi complessi adattativi. È comunque un errore tentare di prevedere il futuro basandosi esclusivamente sui dati del passato. Bisogna considerare anche i trend dei fenomeni correlati nel presente.
Il docente ha anche esortato a non smettere mai di imparare in quanto “una persona impara finché vive e un’organizzazione vive finché impara”.
Successivamente, De Toni si è dedicato ad analizzare il ruolo dell’informazione cercando di rispondere al quesito irrisolto se questa appartenga alla materia o all’energia. Mentre entrambe hanno proprietà conservative, l’informazione, come la conoscenza, ha proprietà generative: se scambiata, si moltiplica.
Infine, il docente si è concentrato sul tema della sostenibilità che rappresenta il problema cardine del pianeta in questa fase della storia dell’umanità, precisando che la “sostenibilità non costa” in quanto i costi della non sostenibilità sono maggiori dei costi della sostenibilità. “In un momento in cui – ha affermato De Toni – vi è una forte interdipendenza tra economia ed ecologia, la sostenibilità deve essere la stella polare dello sviluppo del pianeta”.