Riceviamo e pubblichiamo la nota di Antonino Carlo Fazio*
La “divisa”, a prescindere dalla foggia dell’uniforme che identifica ciascuna Forza Armata o di Polizia, evoca precipue catatteristiche valoriali e richiama subito nella mente di ciascuno l’essenza stessa dello Stato.
Proprio in virtù di questo semplice assioma, la “divisa” è diventata nel tempo sinonimo di professionalità, dovere, ma pure “garbo istituzionale” e perfino sensibilità, intesa quale capacità di preservare i valori stessi che incarna, sì da corrispondere alle aspettative di tutti coloro che proprio nella “divisa” vedono un riferimento etico e sociale, oltre che un caposaldo di tutela.
Si tratta, in definitiva, di una serie di qualità che oggigiorno sono imprescindibili nel bagaglio di qualunque rappresentante dello Stato, che ne attestano lo spessore qualitativo ma che al contempo, allorché assenti, risultano ahimè capaci di ledere irrimediabilmente il prestigio e la credibilità dello stesso apparato istituzionale.
Una siffatta e concreta evenienza mi risulta purtroppo evidente in occasione di una ricorrenza assai importante, al punto che la riscontrata carenza di quelle stesse qualità, intenzionale o fortuita che sia, mi ha suscitato profonda amarezza, sdegno e persino un senso di “abbandono”, così da mortificare il significato più autentico di certe manifestazioni.
Oggi è San Sebastiano, da tempo riconosciuto Patrono della Polizia Municipale e, proprio quest’anno, è stata indetta a Reggio Calabria una manifestazione celebrativa a carattere regionale per poter – tra l’altro – commemorare i Caduti in servizio della P.M., tra i quali è annoverato anche mio padre, il Colonnello dei Carabinieri Cosimo Giuseppe Fazio, prematuramente scomparso mentre ricopriva l’incarico di Comandante della Polizia Municipale di questa città.
Malgrado ciò, dispiace immensamente rilevare come nessuno dei vertici del Comando della Polizia Municipale di Reggio Calabria abbia avuto il buon senso né tantomeno quel richiamato ‘garbo istituzionale’ di invitare, ancorché informalmente, me o mia madre, in qualità di familiari “superstiti”, né tantomeno si è preoccupato di informarci dell’evento al quale, sia io che mia madre, avremmo partecipato con immensa gioia e commozione.
A questo punto mi domando:
che senso ha ricordare i Caduti con cerimonie pubbliche di questa portata quando poi, di fatto, non viene rivolta la benché minima considerazione a coloro che più di altri piangono tuttora la scomparsa di quelle vittime?
che senso hanno gli apprestamenti commemorativi o il saluto deferente alla nostra Bandiera quando, di fatto, non si rende compiuto onore a chi è caduto in servizio e riposa ammantato in quello stesso tricolore?
Ammetto tanta, troppa amarezza in seguito a questo atteggiamento privo delle più elementari nozioni di ‘educazione istituzionale’. Amarezza e incredulità che si appalesano ancor di più se considero che tutti i Comandanti che si sono succeduti dopo mio padre alla guida del glorioso Corpo della Polizia Municipale di Reggio Calabria hanno sempre avuto il ‘garbo’ di mantenere con noi superstiti periodiche relazioni e contatti telefonici, il più delle volte invitando me al Comando per un saluto informale, oltre a renderci partecipi di tutte le manifestazioni organizzate ed inerenti la P.M.
Purtroppo questa benevola e consolidata “vicinanza” morale è venuta a mancare proprio da quando si è insediato l’ultimo Comandante, lasciando posto ad una fin troppo palese indifferenza che ci fa sentire dimenticati e abbandonati, quasi come se mio padre non avesse mai comandato quel
Corpo, o come se non fosse prematuramente scomparso in costanza di servizio, ovvero ancora come se non fosse mai stato riconosciuto “Vittima del dovere” e non fosse stato insignito di una Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Tutto questo mi amareggia molto e mi fa credere che quella di oggi non abbia rappresentato realmente i valori che incarna la “divisa”, la stessa che indossano gli appartenenti alla Polizia Municipale e che io ho imparato a conoscere tramite mio padre e, soprattutto, a onorare dopo la sua scomparsa non meno dell’uniforme dei Carabinieri che ne ha accompagnato la vita professionale. Entrambe mi ricordano chi era mio padre, i suoi principi ed il suo valore.
Non serbo rancore ma solo tanta amarezza, che non m’impedisce però di rivolgere, come ho sempre fatto da 10 anni a questa parte, le mie più sincere ed affettuose attestazioni di stima a tutte le donne ed agli uomini della Polizia Municipale, a cui rinnovo gli auguri di buon lavoro!
*figlio di Cosimo Fazio, il comandante della Polizia Municipale di Reggio Calabria deceduto sul lavoro nel 2013, mentre coordinava le attività di soccorso per lo sbarco di 160 migranti giunti nel porto reggino.