di Roberta Mazzuca – “Ce la faremo”, ripetevano impauriti gli italiani dalle cinta murarie delle proprie case, stremati da un nemico inatteso e più forte contro il quale ogni arma pareva inutile. “Ce la faremo” ripetevano, speranzosi, certi che uniti sarebbero riusciti, in qualche modo, a superare quel dramma che, ormai da due anni, accompagna le vite di chiunque nel mondo. Proprio da quel “motto” di resilienza nasce il titolo e il racconto di Alessandro Massimilla, scrittore calabrese di Celico (CS) che, attualmente, studia alla facoltà DISCAG (Dipartimento scienze aziendali e giuridiche) dell’Università della Calabria.
“Ce la faremo – La pandemia giorno per giorno”, pubblicato nel 2021, opera prima di Alessandro Massimilla, è il racconto inedito, quotidiano e, a tratti, quasi ingenuo, della quarantena in cui ci si è ritrovati a vivere allo scoppio della pandemia da Covid-19, in uno sconvolgimento totale delle abitudini e in una nuova conformazione delle giornate che nessuno avrebbe mai pensato di dover ricostituire. “Invano tento di evitare le strette di mano ma è tutto inutile: fa parte delle nostre abitudini e devo stare al gioco” – scrive Massimilla. Con un linguaggio semplice e diretto, attraverso gli occhi di un normale ragazzo all’ultimo anno di liceo che proprio da quella “normalità” si ritrova a doversi proteggere, l’autore accompagna i lettori, passo dopo passo, in un pezzo di storia che appartiene a tutti, e che tutti ha accomunato nella sofferenza ma anche nel profondo desiderio di rinascita.
Un viaggio in un pezzo di storia dell’Italia e del mondo intero, in cui i media, i tg, i programmi d’informazione, l’hanno fatta da padroni. Unica finestra sul mondo esterno, così orrorifico e terrificante, tale da costringere l’umanità all’isolamento e alla desocializzazione. Un mondo in cui lo schermo diventa il migliore amico di giornate infinite e sempre uguali a se stesse, attraverso il quale “essere vicini pur essendo lontani”. “Un ping pong di notizie” lo definisce Massimilla, questo continuo connettersi al mondo, questo continuo bisogno di conoscere, di sapere, di scoprire, quando e come l’incubo si sta evolvendo, quando e come l’incubo potrà finire. Un mondo fatto di schermi, si diceva. Non solo quelli televisivi: Facebook, Instagram, piattaforme per studiare o videochiamarsi. Tutto è lì, davanti agli occhi, in una “scatola” che protegge dalle ansie e dalle paure, una scatola sicura e “calda”. Una scatola in cui si riscopre, però, il senso della famiglia e dell’amore, e perfino della fede. A un “sistema nonna” fa riferimento l’autore, ad esempio, quando parla del modo in cui sua nonna affronta la pandemia, “arrivata a recitare dodici rosari al giorno in compagnia di zia”.
Mascherine, igienizzanti, picchi di contagi, decessi, paura, solitudine. Speranza, resilienza, amore, forza. Due facce di una stessa medaglia sono raccontate in questa sorta di “diario di guerra”, con uno stile, però, pacato, tranquillo, capace di rasserenare l’animo nel mezzo della lettura, nonostante il racconto della devastazione non soltanto lì scritta, ma da tutti personalmente vissuta. Un libro che, certamente, non racconta al lettore nulla di nuovo, nulla di non già conosciuto, ma che lo ripropone attraverso uno dei tanti punti di vista in cui ognuno ha potuto viverlo. Questo è quello di un ragazzo calabrese catapultato di colpo fuori dal mondo a cui è abituato e costretto a rivederlo attraverso una diversa prospettiva, e che semplicemente la racconta mentre accade davanti ai propri occhi. Una sorta di promemoria di ciò che è stato e di ciò che ancora è, per non dimenticare, per imparare, per ricordare la voglia di volerne uscire, e il volerne uscire cambiati, migliori, rinati.
Un diario-racconto fatto, dunque, di avvenimenti reali, statistiche, e anche immagini. A decorare le pagine del libro, infatti, i disegni realizzati dai bambini dell’asilo “The future of Children” di Rosalba Serpieri, che restituiscono, in controluce e senza bisogno di ulteriori parole, un altro racconto, quello vissuto dai più piccoli. Un meta-racconto di cui si fruisce spontaneamente e che restituisce, anch’esso, quel duplice significato di cui è permeato l’intero lavoro: da un lato, le raffigurazioni del “mostro”, dall’altro la “speranza”, fatta di farfalle, arcobaleni, case colorate, “il mostro sconfitto”.
La prefazione è a cura di Francesca Alessia Cipparrone, giornalista e studentessa di lettere presso l’Università di Bologna.